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La ricetta di Confcommercio: «La locomotiva non può fermarsi. Risorse Ue contro l’alluvione»

Il presidente Sangalli: abbiamo attivato una task force per aiutare le imprese danneggiate: «Moratorie fiscali e ristori anche per chi non è stato colpito direttamente. Affrontare il dissesto»

«Solo nei comparti del commercio, alloggio e ristorazione, sistema moda, elettricità ed elettronica, logistica e servizi alle imprese, sono oltre 68mila le imprese e più di 220mila gli addetti colpiti nei comuni alluvionati». Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, è stato a Bologna per incontrare i vertici della categoria della regione. E i numeri che ha raccolto sono disastrosi: «Secondo le prime stime – avvisa – si parla di una cifra compresa tra i 7 e i 10 miliardi. Una stima dei danni molto pesante – e con ogni probabilità destinata a crescere – che già oggi ha un’incidenza sul valore aggiunto del territorio tra il 18 e il 26%».

Imprese e lavoratori si sono rialzati da subito, ma serve la mano dello Stato e delle istituzioni.
«Di fronte a una calamità che ha messo in ginocchio famiglie e imprese, va innanzitutto evidenziata la straordinaria prova di coraggio, tenacia e speranza offerta da tutta la popolazione dell’Emilia-Romagna e dei Comuni della Toscana e delle Marche colpiti. E proprio la speranza deve essere alimentata, con rapidità e concretezza, dalle iniziative del governo e di tutte le istituzioni. Come Confcommercio, abbiamo attivato una task force confederale dedicata all’emergenza e operiamo, anche grazie alla Fondazione Orlando, per dare un aiuto tempestivo e concreto alle imprese associate danneggiate dall’alluvione attraverso contributi e la richiesta di sostegni anche per le attività indirettamente colpite».

Che cosa serve, nel concreto, per ripartire? Quali richieste avete raccolto? 
«Tutto il sistema imprenditoriale va messo in condizione di ripartire al più presto. Bene, dunque, le prime risposte del governo, ma sottolineiamo la necessità che ci sia anche il concorso delle risorse europee per assicurare una rapida e completa ricostruzione. Occorre anche prevedere moratorie fiscali e creditizie e adeguati ristori anche per le imprese indirettamente colpite. A livello generale, occorre mobilitare con urgenza le risorse già programmate nel bilancio pubblico per affrontare in maniera strutturale il dissesto idrogeologico di tanta parte del territorio nazionale». 

Se non riparte l’Emilia-Romagna, va in fumo un pezzo rilevante dell’economia del Paese. 
«È vero. Questa Regione, insieme con la Lombardia, ha trainato la crescita economica del Paese nel periodo post-pandemico: con un’incidenza del Pil pari al 9,2% su quello nazionale e un tasso di crescita nel 2022 pari a +4,6% – ben superiore al +3,7% nazionale. Insomma, l’Emilia-Romagna è un fondamentale motore economico che deve tornare al più presto a funzionare a pieno regime. Ed è una terra particolarmente vocata alle attività del terziario di mercato che oggi rappresentano oltre la metà di tutte le attività economiche della Regione. Sul fronte dei consumi, tuttavia, nonostante il forte recupero post-pandemico, con un +5,6% nel 2022, non sono ancora stati recuperati i livelli del 2019».

Ricostruire rapidamente, dunque, nell’interesse dell’intero Paese?
«Ricostruire in tempi stretti l’Emilia-Romagna significa anche lavorare per quel percorso di crescita più robusta e duratura di cui tutto il Paese ha bisogno. Bisogna investire presto e bene tutte le risorse del Pnrr, gli ulteriori fondi europei e utilizzare gli spazi d’intervento consentiti dal bilancio italiano per sostenere innovazione e produttività. Insieme, servono le riforme per un’Italia più competitiva: da un sistema fiscale più semplice e più certo, più equo e più attento alle ragioni della crescita all’accrescimento del tasso di occupazione. Vanno resi strutturali e progressivamente rafforzati gli interventi di riduzione del cuneo fiscale e contributivo. Va costruito il sistema delle politiche attive per il lavoro. E sarebbero utili misure di detassazione degli aumenti contrattuali».

Intravede, a livello più complessivo, rischi di recessione per l’Italia? 
«Siamo in una fase di transizione e la recente riduzione degli indici di fiducia riflette incertezze che caratterizzano il quadro economico, a cominciare dall’inflazione, il cui riassorbimento potrebbe essere più lento del previsto. Ne risulta confermata, per evitare rischi di frenata del sistema, la centralità della «messa a terra» delle riforme e degli investimenti del Pnrr per sostenere la capacità di resilienza evidenziata, nell’ultimo triennio, dall’economia italiana». 

di Claudia Marin, Qn-il Resto del Carlino, 31 maggio 2023

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