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«Che sfida il rilancio delle Terme. Nuova formula per riaprire l’hotel»

Il bilancio del professor Antonio Monti dopo due anni di gestione e i progetti per il futuro del complesso

Una leggenda di epoca medioevale narra di un bue malato che, lasciato libero dal suo padrone, si abbeverò alle acque che sgorgano dal Monte Sassocardo ritornando alla stalla completamente guarito. Sebbene le acque termali di Porretta nei secoli non abbiano perso le loro proprietà terapeutiche, dal 2000 in poi la gestione degli stabilimenti è sempre stata travagliata, tanto da essere passata anche per una procedura fallimentare, e dall’aprile del 2022 il testimone è passato nelle mani del Gruppo Monti Salute Più che passo dopo passo ne ha avviato il rilancio.

«La nostra presenza a Porretta è una sfida molto impegnativa – a parlare è il professor Antonio Monti, direttore scientifico del gruppo – sia per le aspettative che il territorio ripone nel complesso termale, sia per la necessità di essere al passo con i tempi. Noi abbiamo una esperienza consolidata nella gestione di questo tipo di stabilimenti e sappiamo bene che in questo campo una proposta è seria solo se ha un impatto efficace sulla salute. Il fatto che nel 2023 abbiamo avuto un incremento del 20% dell’utenza ci dice che stiamo andando nella giusta direzione, ma sappiamo di essere solo all’inizio di un percorso».

Tra le aspettative del territorio vi è anche quella che le terme siano un volano per il turismo. Quando riaprirete l’albergo annesso alle Terme?

«Il turismo nel tempo è cambiato e oggi i vacanzieri non sono più alla ricerca dell’albergo classico, ma preferiscono strutture più flessibili come i bed and breakfast. Non possiamo ignorare questa tendenza ed è per questo che pensiamo a una ristrutturazione diversa di questo edificio mantenendo 30 camere nella versione classica dell’hotel e il resto dello spazio lo convertiremmo verso una struttura più flessibile e più sostenibile. L’albergo è composto di circa 160 camere e se conservassimo la formula alberghiera classica servirebbe un investimento di circa 20 milioni di euro, una cifra che oggi è attualmente fuori mercato, mentre con il bed and breakfast potremmo garantire tariffe popolari ai nostri clienti».

Il progetto per il restauro della Terme Alte sta avanzando?

«Si tratta di un intervento estremamente importante e costoso, e quindi da immaginare in un’ottica di lungo periodo. Abbiamo avviato un percorso di ‘fundraising’ con investitori statunitensi grazie al fondo Kbfus per il reperimento della cifra necessaria, comunque rilevante e se non dovessimo raggiungere l’obiettivo attraverso questo canale abbiamo comunque in mente altre iniziative. Nel frattempo siamo in costante dialogo con la Soprintendenza per mettere in sicurezza l’esistente e ribadiamo la nostra disponibilità per sottoscrivere con il comune la convenzione per l’utilizzo anche a uso pubblico del Grottino Chini e avviarne il restauro». 

Si sta avviando una nuova stagione turistica, quali sono le vostre proposte?

«Intanto noi vorremmo che l’appennino fosse una meta 365 giorni l’anno e per questo stiamo gestendo anche lo Chalet del Corno alle Scale. Per l’estate ci muoveremo su tre poli attrattivi. Il primo è quello della salute, grazie ai servizi sanitari di Porretta avranno anche nuove aperture serali. Il secondo polo è quello del benessere a 360°, che permette anche la relazione, la socializzazione e il divertimento, grazie al complesso di Valverde col suo parco estivo che apre il 18 maggio, mentre Il terzo polo è quello del turismo esperienziale, che vogliamo offrire ai nostri ospiti per scoprire tutte le ricchezze del territorio».

Massimo Selleri, Il Resto del Carlino – 21 aprile 2024

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