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Capelli e i vini dei colli: «La nostra bella uva. È maturata molto bene nonostante il meteo folle»

Il presidente del Consorzio dei produttori tra Ozzano e Savignano: «Tra siccità e alluvioni, siamo sempre in emergenza. Ma teniamo duro»

In primavera i falò in vigna per scongiurare le gelate tardive, in maggio l’alluvione con gli strascichi di frane diffuse in tutto il territorio. In luglio i primi picchi di calura a 40 gradi e a seguire le strisciate di grandine.

Incrocia le dita e si domanda cosa manchi ancora a questo «delirio climatico» Antonio Capelli, da pochi mesi presidente del Consorzio vini colli bolognesi, sodalizio che riunisce una novantina di piccoli e medi produttori che sulla fascia collinare da Ozzano a Savignano conducono un migliaio di ettari di vigneti.

Questo 2023 ci ha fatto vedere davvero di tutto, a livello climatico. Come state affrontando questa situazione?
«Il nostro compito è quello di mettere in campo azioni di tutela e valorizzazione dei vini che si fanno dalle uve coltivate sulle prime propaggini appenniniche del Bolognese, dove insistono due denominazioni: la Docg Colli bolognesi Pignoletto e la Doc Colli bolognesi. Un territorio fragile che soffre sia della siccità che dell’eccesso di pioggia, e in due anni abbiamo visto di tutto. Lo scorso anno per la siccità la produzione calò del 30 per cento sull’anno precedente, e quest’anno, ma per ragioni opposte, si prevede un calo identico. Insomma siamo sempre in emergenza, ma se va avanti così la viticoltura di collina scomparirà».
L’area dei colli riunisce in realtà una grande diversità di terreni, di formazioni geologiche e di situazioni che fanno vini diversi e anche vendemmie difficili da paragonare pure tra vallata e vallata. Ma quanto pensate incideranno i cambiamenti climatici su questa stagione?
«L’agricoltore, il confronto con le variazioni meteo e con il cambiamento climatico, ce l’ha nel Dna. Qui il negazionismo non trova spazio per definizione e ogni vignaiolo si trova di fronte a situazioni diverse. Certo è che quest’anno, in generale, si inizierà a vendemmiare una ventina di giorni dopo rispetto allo scorso anno, quando a Ferragosto alcuni produttori avevano già iniziato. Anche noi, a Corte d’Aibo, andremo agli inizi di settembre. Poi c’è chi inizierà prima con le uve precoci, da basi spumanti».
Come si presentano i vitigni?
«L’uva è bella nutrita, anche grazie all’apporto della pioggia prolungata di due settimane fa. La notte con basse temperature e quindi la buona escursione termica quotidiana porta a una maturazione lenta e questo si traduce in profumi, armonia e anche in una buona resa in spremitura».
Si conferma, però, un calo di produzione in vista?
«Sì, anche per la difficoltà a controllare la diffusione della peronospora (una grave malattia delle piante di vite, ndr). Il caldo di questi giorni, però, non ci dà problemi. E se continua così si prepara comunque una buona annata».

di Gabriele Mignardi, 21 agosto 2023

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