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Bologna Wine week

Tonelli (Ascom): «Una rassegna di qualità»

Il direttore generale: «Quando si riesce a coniugare la gastronomia, il vino e il bere responsabilmente è sempre una vittoria»

 «La ‘Bologna Wine Week’ è un’iniziativa magnifica, noi la sosteniamo sia come Confcommercio Ascom che come Fipe (la Federazione italiana dei pubblici esercizi, ndr). Abbiamo condiviso e supportato da subito l’idea che l’evento si tenesse nel cuore della città, in un luogo come piazza Minghetti: oggi siamo arrivati a essere una Capitale riconosciuta a livello internazionale se si parla di enogastronomia e, quando si riescono a coniugare ristorazione e mangiare bene con il buon vino e il bere responsabilmente, è sempre una vittoria». Giancarlo Tonelli, direttore generale di Ascom, non ha dubbi: il primo ‘festival’ cittadino dedicato al vino è un successo ed è un appuntamento che, nei prossimi anni, potrebbe – «Perché no?» – essere replicato e diventare un giorno da segnare sul calendario. «Per noi questo è un altro, efficace modo per valorizzare il rapporto che c’è tra vino e ristorazione bolognese» aggiunge, mentre racconta l’impegno dei locali e degli esercenti cittadini nel fare rete attorno a proposte come la Bologna Wine Week. 

Tonelli, avete dato il vostro contributo in prima linea? 

«In questo contesto ci siamo dedicati alla possibilità di far partecipare come espositori, o altrimenti con qualche altro ruolo funzionale, le varie realtà a noi associate presenti sul territorio. È importante far crescere la cultura legata al bere bene e al farlo in maniera responsabile».

Cosa vi ha convinti? 

«Ci hanno colpito la qualità dell’iniziativa e l’impegno alle sue spalle: è la strada giusta per promuovere i valori cui ho accennato».

Cos’altro si può fare sotto le Torri in questa direzione? 

«Bologna può diventare patrimonio dell’Unesco per quello che riguarda la cucina e la tradizione alimentare e quindi anche la parte del bere e del vino. Ci muoviamo da tempo su tutti questi fronti, è un obiettivo condiviso in città».

Ci dica di più. 

«Da un lato prosegue l’aspetto del voler puntare sulla qualità, partendo dalle cantine bolognesi, che negli ultimi anni hanno migliorato la presenza con i vini bianchi e rossi del territorio. Continuiamo così la collaborazione con il Consorzio vini dei Colli bolognesi, accompagnandone la crescita. Avere questa vetrina con ampi spazi dedicati ai nostri vini è importante, abbiamo pensato fosse il percorso giusto per proseguire questo dialogo con i nostri cittadini e i tanti turisti che vengono richiamati dalle eccellenze. Questa crescita per noi è prioritaria».

E dall’altro lato? 

«Dall’altro torna il tema del bere responsabilmente: noi lavoriamo per far sì che, anche a livello di cultura e di impresa, le nostre attività capiscano l’importanza di trasmettere il giusto messaggio alla propria clientela. Condividiamo questa filosofia ed è importante vedere come, all’interno dei dibattiti in programma, ne sia previsto uno su questo tema. E’ un lavoro che, ovviamente, dovrà andare avanti».

La strada è tracciata.

«Credo che una rassegna come questa alzi il livello della proposta e dell’offerta cittadina».

Francesco Moroni

Gabarello, gusto e cultura del vino «Così è nata la manifestazione»

L’ideatore della kermesse racconta l’intuizione: «Mancava un evento di questo tipo per il grande pubblico»

A volte certe idee si coltivano per anni e alla fine, al momento giusto, prendono corpo. È successo anche con la Bologna Wine Week, pronta al suo debutto, con cui Gian Marco Gabarello ha voluto portare sotto le Torri un evento che unisse la convivialità del vino alla cultura del bere. Nato a La Spezia, Gabarello vive a Bologna praticamente da sempre. «Ho fatto qui le elementari – spiega –. Sono per metà ligure e per metà emiliano, ma sono cresciuto qui, dove la mia famiglia ha avuto un’attività imprenditoriale fino al 2005. Ho vissuto tra Roma, Tanzania e Brasile, ma Bologna chiama sempre e resta la casa perfetta. Non la si lascia facilmente: è la base ideale».

Come è venuto l’interesse per il mondo del vino?

«È un mondo che mi piace da sempre, la convivialità per me è un valore fondamentale. Ho molti amici che producono vino e ho fatto esperienze a fianco a loro in cantina. Questo è un ambiente in cui incontri produttori e agricoltori, che fanno business, ma con umiltà e spirito di attaccamento al territorio. E così è nato il gioco-follia di aprire un locale, Ebrezze».

Come mai ha pensato a una Bologna Wine Week?

«A 20 anni ho avuto, come prima attività lavorativa, una mia azienda di eventi e già immaginavo di crearne di miei in futuro. Avevo pensato questo progetto 15 anni fa, poi ho continuato a ragionarci. Amo molto Bologna, ma è un po’ carente in certi eventi e attività che chiamerei ’classiche’ delle metropoli. Volevo dare un tocco un po’ più internazionale. Un valore aggiunto per la città».

Che tipo di evento scopriranno i bolognesi?

«Abbiamo immaginato il primo grande evento di vino in città. Ce ne sono anche altri, ma più rivolti agli operatori: questo è il primo per il grande pubblico. Abbiamo previsto anche una parte di conferenze, con produttori, relatori, professionisti per un approccio anche culturale».

Tante anime, dunque.

«Sì, la Bologna Wine Week è un ibrido di vari eventi che ho visto in giro per il mondo; da quelli più improntati alla parte talk a quelli prettamente enologici. Il vino comunque resta il focus».

Ci sarà anche un coronamento musicale con dei concerti. 

«Portiamo alla città un po’ di movimento. L’obiettivo è che il vino in questa settimana sia protagonista e una cultura del vino si sparga in città facendo capire che dietro il vino c’è una filiera intera». 

La manifestazione si terrà nel cuore del centro.

«Piazza Minghetti è una piazza bellissima, l’ho immaginata un una zona centrale dal fascino indiscusso».Il vino viaggerà in coppia con il cibo… «C’è anche una food court, con quattro stand di cibo. I produttori saranno circa una trentina, in buona parte dall’Emilia-Romagna».

Come stanno i vini del nostro territorio?

«Il vino si sta sviluppando in questi anni, vogliamo che le persone conoscano questi prodotti e promuovere etichette che stanno nascendo. Perché le persone possano bere con coscienza di quello che stanno bevendo».

E a lei che vini piacciono?

«Sono un grande amante delle bolle, ma molto dipende dal piatto».Bologna è conosciuta ovunque per il cibo.

Potrà succedere anche per il vino?

«Non ancora, ma si possono fare grandi passi e il nostro obiettivo è dare risalto e stima alle etichette. La parte di cucina è così importante, che è un peccato che non sia ancora affiancata abbastanza dal vino».

Letizia Gamberini

Ebrezze, l’enoteca sotto i portici In selezione oltre 200 etichette

Il locale di via Castiglione punta anche sul mondo dei cocktail

Forse senza quella scommessa, e quel locale, non ci sarebbe stata neppure la Bologna Wine Week, in partenza oggi nel centro storico. E proprio poco distante – qualche arco di portico più in là, in via Castiglione 11 D –, si trova Ebrezze un piccolo ma curato locale, in cui Luca Ricotti e Gian Marco Gabarello, amici di infanzia, hanno voluto unire le loro passioni comuni: il vino, i cocktail e la buona cucina.

Ciò che colpisce, varcando la soglia di Ebrezze, oltre alla cura dell’arredo e l’ampia varietà di bottiglie esposte «è la sensazione di essere in un posto ricercato ed elegante, ma allo stesso tempo informale e piacevole». Così Gabarello e Ricotti descrivono l’enoteca aperta in centro.

Grande protagonista è ovviamente il vino: si può trovare una selezione di circa duecento etichette tra vini Italiani e Champagne, dai prodotti più blasonati alle ‘chicche’ enologiche: tutte comunque da consumare sul posto o portare a casa. 

Lo staff di Ebrezze ha una grande attenzione, però, ai cocktail, come dimostra la lista di Signature Drink curata dal bartender Francesco Miserocchi, e anche all’accompagnamento con il cibo. A seconda dell’ora del giorno, infatti, i clienti possono scegliere fra piatti semplici, ma curati, per pranzo, aperitivo, cena e dopocena.

Il Resto del Carlino – 26 maggio 2023

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