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La cucina manga il segreto di Mayumi

Al ristorantino Onigiri Raku lavora la cuoca nata nel 1968 a Ehime, zona del Giappone a sud di Hiroshima. Ha riportato in via Milazzo la cura meticolosa dei piatti nipponici

I triangolini di riso della pausa pranzo di tutti i personaggi dei Manga, quelli cucinati dal cuoco Marrabbio nel cartone animato vintage “Kiss Me Licia”, si trovano anche a Bologna, preparati dalle sapienti mani della chef giapponese Mayumi Sunagawa Dietro al bancone del ristorantino Onigiri Raku, che potremmo tradurre con “Paradiso degli Onigiri”, la cuoca nata nel 1968 a Ehime, zona del Giappone a sud di Hiroshi·
ma, ha riportato in via Milazzo 5, a Bologna, tutta la cura meticolosa che sta dietro i piatti della cucina
nipponica, in un momento di grandissima popolarità della cultura giapponese. Confezionati uno a 1100, con tanto di piccola immagine che ne spiega il contenuto (un pesciolino per quello con salmone cotto, sesamo e maionese, un maialino per prosciutto crudo e formaggio e così via) gli Onigiri sono preparati
al momento, con li stampino triangolare, il riso che è la base della cucina giapponese e tutti gli ingredienti
disposti in linea davanti al bancone: tonno allo zenzero, prugna in salamoia, salmone, pesciolini e foglie di rapa, carote piccanti. La vera specialità è il tonno marinato con funghi, ma tra i 16 tipi diversi si trova una proposta per tutti: celiaci, vegani, amanti del pesce e della carne. La cucina di Mayumi è soprattutto
pensata per l’asporto: il ristorantino ha solo 8 posti seduti, la rotazione è veloce ma non si accettano
prenotazioni, mentre per i piatti da portare via è meglio accordarsi prima telefonicamente, in modo da trovare tutto già confezionato quando si vanno a ritirare. Non è insolito aprire il sacchetto con dentro le delizie giapponesi e trovare non si accettano un bigliettino che recita: «Gli Onigiri sono già conditi, non aggiungete salsa di soia». Perché l’idea di Mayumi è quella di regalare un po’ del vero sapore del Giappone, senza coprire tutto con la salsa, come tendono a fare i “profani”. Un po’ come
nel libro “Le ricette perdute del ristorante Kamogawa”, seguendo il filo del gusto di Mayumi si possono
provare esperienze nuove e autentiche, molto lontane dagli all you can eat. «Su Mayumi volevano scrivere
un libro e girare un documentario spiega il suo assistente Gianluca Barboni, che sta alla cassa, prende gli ordini, segue i clienti, consiglia quanti Onigiri ordinare per una cena con gli amici – prima di aprire il
ristorantino nel 2017, la chef è stata libera professionista, docente di cucina e chef a domicilio. Adesso si dedica al suo Raku, parola che in giapponese si riferisce alla gioia che si prova quando un piatto è preparato bene e riesce a far provare ai clienti sensazioni uniche, come i suoi piatti confezionati con amore». La scelta è ampia, ci sono anche il sushi e le fritture, ma la qualità è particolarmente alta e per questo sono state fatte delle scelte. Il Ramen, ad esempio, piatto base di tagliolini in brodo, è solo di carne, nella ciotola da mezzo litro, costa 10 euro e rappresenta l’equilibrio di un intero pasto. Questo angolino di paradiso (degli Onigiri) merita assolutamente una breve sosta.

Eleonora Capelli, Gusto la Repubblica – 25 maggio 2023

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