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L’emergenza continua, dopo l’acqua il fango

L’Appennino sottosopra. Monterenzio. Dieci frane in poche ore. Viaggio nella collina martoriata

Tonnellate di detriti devastano le Ganzole. Anche l’esercito in campo. Un boato, poi l’ondata di acqua, fango, tronchi, botti, baracche e anche un container. «Poteva essere una strage, ma per fortuna il flusso continuo di auto e camion che passano di qui era ostacolato dalle prime frane lungo la parte bassa».

È questo il racconto dei residenti del piccolo borgo delle Ganzole: una trattoria, alcune case, un fabbro, un oratorio e un maneggio con scuderia per una sessantina di cavalli. Uomini, donne, famiglie e cavalli, tutti evacuati in poche ore dopo che, intorno alle 7,30 di mercoledì mattina, il Rio Ganzole ha scaricato a valle tutto quello che la corrente ha trovato lungo il suo corso.

Arrivato al tratto dell’alveo coperto dal tracciato della strada provinciale 37 ha invaso la sede stradale e tutti gli spazi possibili con un fiume carico di ogni materiale, ma in particolare tronchi, rami e alberi interi di dimensioni consistenti, buona parte di essi piombati a tutta velocità contro la facciata della Trattoria Ganzole, sfondata in più punti. Tanto che i Vigili del fuoco l’hanno dichiarata inagibile e i suoi abitanti, come Laura Cavallin, hanno dovuto trovare ospitalità presso parenti o amici.

«È stata una cosa terribile. La massa informe che continuava a scendere e travolgere tutto quello che incontrava sembrava inarrestabile. Il risultato è quello che vedete adesso – ha raccontato Cavallin –. Ma già per fortuna c’è stato il gran lavoro dei pompieri, della Protezione civile, del personale della Città metropolitana, della Bonifica e del Comune e di tanti altri». Vista l’entità del danno e della massa di materiali da rimuovere per potere riaprire in sicurezza la strada ieri mattina è arrivato anche l’Esercito che con i suoi mezzi contribuirà allo sgombero di una massa imponente di fango e legna. «È sceso tutto da quella vallecola dove l’accumulo di acqua ha provocato una serie di frane e smottamenti che si sono scaricati in basso trascinando con sé tutto quello che c’era», ha spiegato il sindaco Roberto Parmeggiani impegnato in una serie di sopralluoghi nei tanti luoghi di crisi del territorio. Un fenomeno naturale che secondo i residenti è stato però aggravato dall’incuria degli anni precedenti.

«Una cosa simile, più leggera, era accaduta già lo scorso anno. E noi abbiamo scritto a tutte le autorità competenti perché venisse effettuata la manutenzione del Rio. Cosa che purtroppo non è stata fatta. E il risultato è sotto gli occhi di tutti. Un disastro totale con danni ingentissimi» dice un’altra residente. Difficile fare previsioni per la riapertura di un’arteria strategica di collegamento tra le due vallate, anche perché, oltre all’esondazione del Rio Ganzole, la strada ha registrato una serie di frane e smottamenti su tutto questo versante dalla Porrettana al valico verso Pianoro.

Ma ora il pensiero dei residenti è lo sgombero, la messa in sicurezza e il lavoro: «La trattoria è devastata, il centro ippico Valganzole ha dovuto portare via i cavalli, il laboratorio danneggiato e adesso a tutti questi danni chi ci pensa? E noi quando potremo mai rientrare in casa?», domanda scossa la signora Cavallin, che dà voce anche ai vicini, e che vuole comunque ringraziare tutte le persone e gli enti che si sono adoperate per portare aiuto.

Gabriele Mignardi, Il Resto del Carlino – 19 maggio 2023

Monterenzio ha paura Dieci frane in poche ore Ancora frazioni isolate

Dieci frane. Dieci voragini che si sono staccate dalla montagna hanno spaccato il centro di Monterenzio in due, occludendo, in vari tratti, anche la sp7 Idice che attraversa l’area collegando San Lazzaro alla montagna appenninica. Se le piogge del 2 maggio avevano provato i costoni delle montagne, oltre al corso dell’Idice, le piogge di questi giorni lo hanno devastato disseminando le strade di fango, detriti, rami, acqua e portandosi dietro effetti personali, cartelli stradali e persino alcune macchine. Rispetto ai giorni precedenti, ieri la strada per arrivare almeno fino al Comune era percorribile, pur con un difficoltoso slalom lungo la carreggiata della provinciale 7 ristrettasi fra la parete rocciosa smottata da un lato e l’Idice dall’altro.

E se era questa la bellezza di Monterenzio, cioè essere abbracciata dal fiume e dalla montagna, in questi giorni difficili ne è diventata il tallone d’Achille: la montagna ha ceduto da più lati e l’Idice, che ha raggiunto il livello di case e strada, ha fatto paura e forse la farà ancora a lungo. Non c’è un momento in cui non si senta quello stridente e agghiacciante tintinnio di rocce destinate poco dopo, da qualche parete, a staccarsi.

A fare davvero paura, anche ieri, dopo alcuni giorni dal suo distaccamento, è la slavina che, la notte tra martedì e mercoledì, si è staccata a due passi dal Comune. A essere colpiti gli edifici della Pubblica Assistenza, una carrozzeria e Autoimmagine, il negozio di auto usate del paese. «Noi non sappiamo cosa succederà, nè se la montagna dietro di noi si muoverà ancora, ma possiamo solo ringraziare che nessuno sia rimasto ferito, rimboccarci le maniche, sistemare» raccontano alcuni volontari. E a rimboccarsi le maniche, in paese, sono davvero tanti: sia chi ha subito danni in prima persona per colpa delle frane, ma anche chi ha deciso di dare una mano. Non c’è portone a Monterenzio da cui non esca un cittadino, giovane o anziano che sia, con stivale di gomma, scopa o pala alla mano: «Dobbiamo andare ad aiutare».

«La solidarietà ricevuta dai concittadini, dagli amici è enorme – raccontano dal concessionario Autoimmagine, tra i più colpiti dalla frana, prima di ripercorrere gli strazianti secondi in cui una frana ha distrutto tutto –. Era sera. Il boato lo hanno sentito anche nelle frazioni più lontane dal paese. L’acqua ha iniziato a scendere dall’alto come un torrente, portandosi dietro sassi e fango. La potenza di questa slavina è stata tale che ha rotto prima le finestre che si trovano nel retro invadendo i locali di acqua. Questa ha, poi, rotto con violenza tutte le vetrate antistanti il negozio e, come una cascata, si è buttata nell’Idice, qui davanti». Alcune frazioni del Comune rimangono ancora isolate a causa dell’impercorribilità della provinciale dopo lo svincolo per la piscina. La Futa invece riapre questa mattina. Dalle 6 alle 22 tutti i giorni con i tecnici dell’Anas che presidieranno.

Zoe Pederzini, Il Resto del Carlino – 19 maggio 2023

Viaggio nella collina martoriata Sono 120 le frane sul territorio

‘Ma quanto è bello andare in giro per i colli bolognesi’ scriveva Cesare Cremonini. Una strofa che tutti noi, almeno una volta nella vita, abbiamo cantato imboccando le curve che si addentrano nel polmone verde di Bologna. Una strofa che oggi si scontra, duramente, con la realtà. Frane, smottamenti e strade crepate dalla furia di un’alluvione che sta flagellando la città da oltre due settimane. Vie chiuse al traffico, famiglie isolate, alcune senza luce, elettricità e acqua. E poi il fango che, una volta passata la pioggia, resta a testimonianza, dolorosa, di quanto successo. 

Salendo per via dei Colli, il bilancio delle frane è drammatico. Cumoli di alberi, terra e detriti vomitati sull’asfalto da una collina che non riusciva più a tenerli con sé. Fuori dalle case, le persone imbracciano rastrelli, vanghe e scope per spazzare via il fango. C’è anche chi, come Ahmed, è sceso in città con la sua bicicletta per andare a comprare qualche scorta di cibo. «Abito in via della Lastra – racconta – che è chiusa da giorni. Sono sceso per andare a fare un po’ di spesa, visto che le strade sono quasi tutte impraticabili, non abbiamo la possibilità di scendere normalmente ogni quanto vogliamo. Fortunatamente non è andata via né luce, né acqua, né gas. La mia casa è sopra la collina, per questo mi sono salvato, altrimenti la frana mi avrebbe travolto». 

Camionette dell’esercito, vigili del fuoco e volontari in azione con le ruspe sono, in questi giorni, gli abitanti aggiunti dei colli. «In via della Fratta siamo parzialmente isolati – racconta Carla Facchini, 75 anni –, un tratto della strada di almeno una decina di metri è venuto completamente giù trascinato dalla collina che è franata portandosi dietro alberi, sassi e migliaia di metri cubi di terreno e fango. Se qualcuno fosse passato da lì in quel momento, non sarebbe certo sopravvissuto. Siamo molto preoccupati soprattutto per i tempi di ripristino della strada vista la gravità della frana. Questa via è piccola ma importante perché congiunge via di Barbiano a via San Vittore e a San Mamolo. Anche via di Barbiano, fra l’altro, è chiusa a causa di una grossa frana e almeno fino a ieri non si poteva passare neanche a piedi».

Un’altra frana anche a pochi metri di distanza dalla clinica Villalba, dove nei giorni scorsi sono state evacuate delle persone in via precauzionale. «L’acqua – racconta la proprietaria della casa proprio di fronte alla massa di terra e detriti – ci ha completamente invaso il giardino, fortunatamente la casa non ha subito danni. Ieri mattina, insieme a mio marito e mio figlio, ci siamo messi a lavoro per dirigere l’acqua lontano dalla casa. Ci preoccupava molto la situazione del torrente Aposa che era a livelli di guardia, ma per fortuna l’allarme è rientrato. Abbiamo paura, più che altro è brutto non riuscire a sentirsi sicuri in casa propria». 

Benedetta, residente in via dei Pozzetti, sta scendendo con il suo motorino verso la città. «La situazione – dice – è molto grave, le frane sono talmente tante che non riusciamo a contarle. A casa nostra la situazione ha retto, ma la viabilità è completamente interrotta sia in entrata che in uscita e noi siamo isolati da giorni». Tornando per un attimo in via dei Colli, incontriamo Davide che, con il motorino, sta cercando di raggiungere la sua casa. «Le strade sono piene di frane – sottolinea – e non sappiamo come fare. C’è anche molta confusione, alcune vie vengono definite percorribili, poi in realtà sono colme di fango. In questa situazione, però, mi ritengo fortunato di essere vivo e non aver subito danni». I lavori non si fermano, le ruspe sono in azione da giorni per liberare le strade dal fango e riportare questa parte di città alla normalità. Perché sì, quant’è bello andare in giro per i colli bolognesi.

Chiara Caravelli, Il Resto del Carlino – 19 maggio 2023

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