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Quanto costano alle imprese i divieti al Brennero

L’intervento di Carlo Sangalli, Presidente di Confcommercio Imprese per l’Italia

La nostra economia è gravata da deficit competitivi di lungo corso. In particolare, inefficienze e carenze infrastrutturali penalizzano il settore dei trasporti e limitano l’accessibilità territoriale. Pesano fortemente, inoltre, le criticità connesse all’attraversamento dei valichi alpini. Basta pensare al “caso” del Brennero. Attraverso questo valico, transitano annualmente merci per circa 160 miliardi di euro: un terzo circa di tutto l’interscambio commerciale del nostro Paese che passa attraverso i valichi alpini. Sull’asse strategico del Brennero, l’Austria ha da tempo adottato unilateralmente dei pesanti divieti di circolazione.

Divieti che limitano il principio della libera circolazione europea e generano effetti distorsivi sul mercato, colpendo potenzialmente, in particolare, novecentomila Tir di ultima generazione: quelli meno inquinanti. Quanto alle conseguenze economiche, una sola ora di ritardo nell’attraversamento del Brennero causa – secondo uno studio Isfort – maggiori costi a carico del nostro sistema economico per oltre 370 milioni di euro su base annua. Un dato allarmante, che il nostro Paese non può certo permettersi. Tanto più oggi: cioè, in uno scenario economico fragile con consumi stagnanti, con un’inflazione ancora elevata nonostante i primi segnali di rientro, e con una prospettiva di rallentamento della crescita nella prima parte dell’anno. Un quadro che, per l’economia veneta, appare anche più complesso.

Dopo un lungo periodo di crescita, la regione ha infatti subito in misura assai pesante la crisi del 2020, registrando un calo del Pii del 9,9 per cento e dei consumi del 12,3 per cento: in entrambi i casi, valori più elevati sia della media nazionale che del complesso delle regioni del Nord-Est e sui quali ha certamente influito anche il deciso calo del turismo che incide significativamente sull’andamento dell’economia regionale. Per il 2023, le nostre previsioni di crescita per il Veneto sono, tuttavia, moderatamente “ottimistiche”: l’economia veneta dovrebbe, infatti, crescere nella misura dell’l per cento a fronte di un dato medio italiano dello 0,7 per cento. Insomma, anche il Veneto rallenterebbe, ma in maniera meno accentuata rispetto alla media del nostro Paese. Ed è un rallentamento che ci preoccupa, perché la condizione dell’Italia è, tra l’altro, ancora fortemente esposta alle ripercussioni della prosecuzione della guerra in Ucraina ed ai rischi complessivi della geopolitica.

Veniamo, però, da un biennio 2021-2022 in cui la nostra economia ha conseguito risultati davvero importanti ed anche inattesi. Risultati che sono andati oltre le caratteristiche del “rimbalzo” post-pandemico e che evidenziano la dinamicità messa in campo dalla manifattura, dai servizi e dal turismo italiani, accompagnati dalle scelte pubbliche di sostegno di famiglie ed imprese. Insomma, abbiamo buoni “fondamentali” per reggere gli sviluppi della fase inflazionistica e per rimettere in moto, nel secondo semestre dell’anno, un nuovo processo di crescita. Inoltre, nel 2026, il Veneto sarà un protagonista centrale delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina. Un’opportunità straordinaria per rilanciare nel mondo non solo i territori direttamente coinvolti nel grande evento ma tutto il nostro Paese. A livello generale la “formula” per rafforzare la nostra crescita economica è nota: più produttività attraverso buone riforme e buoni investimenti – entro ed oltre il perimetro del PNRR – che consentano di superare gli svantaggi competitivi e i deficit strutturali di lungo corso che gravano sulle imprese – anche a causa della “questione” dei valichi alpini – mettendole così in condizione di costruire più crescita, occupazione e sviluppo.

Carlo Sangalli, Presidente di Confcommercio Imprese per l’Italia

Carlo Sangalli
Carlo Sangalli – Presidente Confcommercio Imprese per l’Italia

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