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Dal benzinaio al commerciante. La tassa Pos non è uguale per tutti

Commissioni più pesanti per margini di profitto bassi. «Nella moda 100 euro di costi ogni 10mila euro di ricavi»

Circa 10 euro ogni 100 di incasso. Questo, in media, e con le dovute distinzioni, il costo delle transazioni elettroniche per gli esercenti. Le commissioni, infatti, variano in base alla banca e alle convenzioni stipulate. Costi ai quali va aggiunto il canone mensile del Pos che, di solito, sale al diminuire delle
commissioni. Mentre imperversa la polemica sul tetto dei 60 euro, tanto da far ipotizzare alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni un dietrofront, dai tassisti ai commercianti la richiesta è unanime: «Intervenire per abbassare commissioni e costi di gestione» senza limitare i pagamenti con moneta
elettronica. Tra i più penalizzati figurano i benzinai che vedono ulteriormente intaccata dai pagamenti con carte di credito la loro già ridotta marginalità. Per baristi e ristoratori, la questione principale è, invece, la questione dei micropagamenti: se non si azzerano le commissioni per il caffè ben vengano i contanti.

I benzinai: stangata del 25%

«Rispetto agli altri commercianti paghiamo circa 10 volte di meno. Abbiamo una percentuale di commissione agevolata, grazie a delle convenzioni, che in media si aggira intorno allo 0,5%-0,6%.
Questo, tuttavia, a fronte di una marginalità sui carburanti estremamente ridotta che non arriva al 2%. In proporzione la percentuale di commissione rimane quindi molto elevata perché di fatto ci toglie più di un quarto della nostra marginalità». È quanto spiega Bruno Bearzi, presidente nazionale Figisc, il sindacato
dei gestori impianti stradali carburanti. La percentuale di clienti che paga in moneta elettronica «è pari all’80%», sottolinea Bearzi. La maggior parte delle transazioni viene effettuata con carta di credito,
il bancomat incide dal 5 al 10%. «Ricevere il 100% dell’incasso in moneta elettronica per noi sarebbe più sicuro ma andrebbero abbassate le commissioni». Da qui l’appello al Governo: «Ripristinare la
gratuità delle commissioni fino all’importo di 100 euro, come avvenuto in passato, sarebbe un toccasana».

I tassisti: incide anche il canone

Per una corsa da 20 euro, circa 30 centesimi se ne vanno in commissioni. Sebbene dalla categoria ribadiscano che la possibilità di far pagare i clienti con il Pos non è in discussione, anche i tassisti sentono a fine mese il peso delle commissioni sulle transazioni elettroniche. «A seconda dei circuiti la commissione delle banche va dallo 0,80% fino al 4%. A queste – spiega Loreno Bittarelli, presidente della Cooperativa 3570 – va aggiunto il canone del Pos. Commissioni da abbattere».

I baristi: con i caffè ci perdiamo

«Obbligare un esercente a incassare l’euro di un caffè con la carta di credito vuol dire costringerlo a lavorare in perdita». È quanto afferma Aldo Cursano, vicepresidente di Fipe-Confcommercio puntando il dito sull’utilizzo del Pos per i micropagamenti «in cui il costo della transazione si mangia tutto il margine». Per Cursano «o si cancella l’obbligo per gli esercenti di accettare bancomat e carte di credito per i pagamenti di importi bassi o si azzerano le commissioni fino a 25 euro».

I negozianti: il vero salasso sono le carte

Circa 100 euro al mese su 10mila euro incassati con il Pos. Per i commercianti del settore dell’abbigliamento in media le commissioni sui pagamenti elettronici incidono tra l’1 e l’1,5% ma a pesare sono soprattutto i costi di alcune carte di credito. «Abbiamo fatto un accordo con una banca per avere dei tassi molto ridotti ma, in generale, – evidenzia Giulio Felloni, presidente di Federazione Moda Italia Confcommercio – i commercianti pagano per il bancomat dallo 0,45% fino allo 0,80%. Per le carte di credito la cifra aumenta: parte dallo 0,65% e, in alcuni casi, arriva oltre l’1%. Addirittura alcune carte di credito arrivano ad applicare una commissione anche del 4% e questo influisce anche sull’inflazione».

il Resto del Carlino, 7 dicembre 2022

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