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Caffè e brioche al bar, un autunno caldo

I costi delle principali materie prime e dell’energia sono schizzati alle stelle Le associazioni di categoria: «Rincari purtroppo inevitabili, fino al 15-20 per cento»

Il problema «è molto, molto serio». Da tempo, afferma Giancarlo Tonelli, direttore di Confcommercio Ascom, «l’aumento del costo delle materie prime ha ripercussioni su tutto il mondo del commercio». E ci sono riflessi «anche nel settore produttivo, in industria e in agricoltura, dove l’aumento del costo delle materie prime è significativo». Se a questo si aggiungono «i forti rincari del costo dell’energia, è inevitabile che vi siano ricadute sui bilanci delle singole attività. Nei bar, per esempio, è molto probabile che ci saranno rincari sul costo del caffè».

Tonelli si dice «molto preoccupato, perché nei prossimi mesi questi aumenti possono portare a una crescita dell’inflazione, cosa che avrebbe come conseguenza una diminuzione del reale potere di acquisto delle famiglie». Una situazione che «rischia di influire in maniera negativa sui dati della ripresa prevista per questo periodo di fine anno».

Per questo, Ascom chiede «massima attenzione» da parte del legislatore, del Governo e degli enti locali, perché «intervengano a calmierare l’aumento dei costi dovuto all’impennata di materie prime e servizi».

Mauro Montaguti, titolare del Bar Cavour e presidente della Fipe Bologna, non ha dubbi: «Il rincaro del caffè avrà ricadute sul prezzo della tazzina al bar». Visto l’aumento della materia prima, «tutti saranno prima o poi costretti a ritoccare i prezzi». Sotto le Due Torri, dove il prezzo di un caffè oscilla fra 1,10 e 1,30 euro, «si avranno rincari fino al 15%-20%», calcola Montaguti. Anche le brioche «costeranno di più, e in molti casi sono già aumentate». Ciasun titolare «si regolerà a seconda dei costi di gestione del proprio locale, che dovrà tenere conto anche dell’aumento del costo delle utenze e dei trasporti».

Giancarlo Campolmi, titolare del Gran Bar, in via D’Azeglio, teme che «l’aumento delle materie prime in arrivo, a cominciare dal caffè, non sarà l’ultimo». E si somma «al folle rincaro della luce, cresciuta del 30-40%, e dai prezzi lievitati delle altre materie prime che sono base dei prodotti da bar pasticceria».Campolmi cercherà di tenere il prezzo del caffè al banco a 1,20 euro. «Non è mai bello aumentare il prezzo delle colazioni, che per l’80% sono consumate da clienti abituali». Il punto, però, è che «se vuoi mantenere la stessa qualità e fare quadrare i conti, da qualche parte sei costretto a ritoccare i prezzi».

Davide Bagante, titolare del Caffè dell’Angelo, in via San Mamolo, ha già ricevuto dai fornitori l’annuncio dell’aumento del prezzo del caffè, «anche se ancora non hanno specificato di quanto mi costerà in più al chilo». Per quanto possibile, afferma Bagante, «cercherò di trovare il modo di assorbire io il rincaro, senza farlo pesare sul prezzo della tazzina, che vorrei mantenere a 1,10. Certo, molto dipenderà anche dall’entità dell’aumento».

I rincari toccano però anche la pasticceria («le torte mi costano 2 euro in più al chilo») e le classiche brioche, «che ho dovuto portare a 1,20».

Intervista a Luigi Zecchini: “Tutto è rincarato, è una tempesta perfetta

«Siamo nel bel mezzo di una tempesta perfetta». Così Luigi Zecchini, presidente del consiglio di amministrazione dello storico gruppo industriale Filicori Zecchini – le cui radici risalgono al 1919 e a una prima bottega per la vendita del caffè, in pieno centro – definisce il mix di aumenti dei costi, ‘a monte’, del caffè, dell’energia e di alcuni servizi. ii caro-prezzi è un problema che vi sta già coinvolgendo? «Purtroppo è un problema attualissimo, che stiamo cercando di gestire». E davvero inevitabile aumentare il prezzo del caffè?

«Siamo arrivati a un punto che ci costringe, per forza di cose, ad apportare variazioni al listino». Che cosa causa questa situazione? «Va premesso che il caffè è una commodity paragonata al petrolio e all’acciaio, quotato quindi in Borse internazionali». Dove? «Le principali sono due: a Londra e a New York». Che cosa sta accadendo? «Facciamo riferimento agli indici di Borsa del caffè crudo all’origine. Se a New York, a gennaio, si era sui 100 punti, oggi siamo schizzati a 217-219. Un aumento che si ripercuote a cascata su tutta la filiera». Quali altri rincari influiscono sul prezzo finale? «Ci sono, per esempio, enormi problemi di logistica». Di che cosa si tratta? «Non ci sono sufficienti container a disposizione. Di conseguenza diventa difficilissimo organizzare il trasporto del caffè. Questo rende problematica anche la programmazione». Anche qui sono aumentati i prezzi?

«I costi sono quasi triplicati. Per esempio, se un container da 20 (una delle misure standard, ndr) costava 2mila dollari, oggi può arrivare a costarne 6mila, o anche di più. E non è tutto». In che senso? «È vero che, come azienda, la nostra materia principe è il caffè. Ma non dimentichiamo che utilizziamo anche tutto quello che serve per creare il packaging, la confezione». Anche il prezzo di questi prodotti ha subito dei rincari? «Sono aumentati tutti i costi: plastica, imballi, carta, cartone. Diventa difficile, come si può capire, evitare un ritocco dei listini».

C’è poi il prezzo dell’energia. Quanto pesa per un’azienda come la vostra? «»Diciamo che le voci ‘componenti industriali’ sono quasi raddoppiate. Siamo nel mezzo di una tempesta perfetta». In pratica, di quanto aumenterete il prezzo del caffè? «Abbiamo cercato di contenere la variazione dei listini, per i prossimi mesi, al 10 per cento sul canale bar».

Luca Orsi, Il Resto del Carlino – 16 novembre 2021

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