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Green pass, Vottero (Ascom): «Se vale per noi, lo si introduca anche per supermercati e scuole»

Locali, piscine, palestre e cinema. Tutti i dubbi sulla nuova stretta, ma c’è chi dice: «È peggio chiudere»

L’obbligo del Green pass per accedere ai luoghi a rischio assembramento e ai mezzi di trasporto pubblico, per il quale è atteso oggi il decreto del governo e che riguarderà attività come cinema e teatri, piscine e palestre, discoteche e locali (con l’ipotesi di richiedere una sola dose per i ristoranti al chiuso), suscita già perplessità e preoccupazioni tra i gestori bolognesi.

Senza contare che l’emissione del certificato digitale che attesta la vaccinazione anti Covid o la negatività al tampone o la guarigione dalla malattia è ancora problematica per questa terza casistica. «Perché vengono colpite le nostre attività, quando dieci giorni fa erano tutti in piazza a festeggiare la vittoria agli Europei? – si chiede Roberto Ventura, titolare della palestra CrossFit Zola Predosa -. È un’altra misura introdotta alla fine della settimana per diventare attuativa dal lunedì, cosa che per noi è pesantissima da gestire. E poi lo sport dovrebbe essere un momento di aggregazione e invece così rischia di diventare una fonte di contrasto tra idee diverse».

Rileva alcune criticità anche Monica Crovetti, responsabile della comunicazione del circuito delle piscine Sogese: «Il Green pass è positivo, perché ci dà maggiori possibilità di non chiudere di nuovo, che sarebbe un disastro. Il problema è che le nostre piscine e i corsi di nuoto sono frequentati soprattutto da bambini, per i quali la vaccinazione non è prevista al momento, e adolescenti, per i quali la campagna è ancora indietro». Un tema sollevato anche da Stefano Tedeschi, titolare dello storico ristorante Diana in centro: «È una misura che dà garanzie ai clienti, però va studiata bene: ad esempio, tutti i giovani che non hanno ancora potuto vaccinarsi per dare la precedenza gli anziani non possono andare al ristorante?».

Più tranchant Vincenzo Vottero, presidente dei ristoratori di Ascom e titolare del ristorante Vivo: «Non si può colpire ancora una volta una categoria che è già stata troppo vessata e si sta riprendendo a stento: se si vuole introdurre il Green pass, va previsto anche per i supermercati, i luoghi di culto, le scuole». Sulla stessa linea Massimo Zucchini del Celtic Druid Irish Pub e presidente di Confesercenti Bologna, che aggiunge un’altra questione: «Premesso che siamo favorevoli ai vaccini, l’introduzione del Green pass comporta per le attività commerciali complicazioni notevoli dal punto di vista logistico, con un ulteriore aumento di costi.

Dobbiamo mettere una persona all’entrata del locale che controlla tutti? Solo chi ha il Green pass potrà accedere ai bagni?». Sulla chiarezza delle regole da seguire insistono anche dal cinema Galliera: «Ora che la campagna vaccinale sta raggiungendo numeri più importanti, ci sembra un ragionamento corretto, vista anche la ripresa dei contagi. Chiediamo però al governo una comunicazione trasparente sull’accesso ai luoghi dello spettacolo e non schizofrenica come è stata finora»; mentre al Tivoli sperano in un «alleggerimento di altri obblighi, come il registro delle presenze, altrimenti l’accesso in sala diventa sempre più difficoltoso».

Ma quanto è complicarlo ottenere il Green pass? La Regione Emilia-Romagna e l’ Ausl di Bologna riferiscono che il tallone d’Achille del sistema di emissione della carta verde, che deve incrociare diversi flussi di dati, riguarda i casi delle persone guarite dal Covid che, nonostante abbiano fatto la dose prevista del vaccino, non hanno ancora ricevuto il pass. Un problema, assicurano dalla Regione, che le Ausl risolveranno a breve.

Elisa Grossi, Corriere di Bologna, 22 luglio 2021

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