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Ristoratori, sit-in di protesta sotto al Comune

Pronta la tenda 24 ore al giorno dal 19 aprile: il picchetto permanente informerà i cittadini e animerà dibattiti. Sperando che si riparta

La misura è colma. E la protesta, quando è calibrata e ci mette la testa, può avere i suoi frutti. Dando inoltre informazioni utili ai cittadini. E’ seguendo questo ragionamento che i ristoratori bolognesi, stremati, faranno partire a giorni una mobilitazione del tutto particolare. Proprio sotto i balconi di Palazzo d’Accursio, i locali della città stanno pensando di far partire un sit-in speciale: che duri 24 ore su 24. ’Metteranno le tende in piazza’ i ristoratori, forse non solo metaforicamente, perché l’idea – che potrebbe, ci si sta lavorando in questi giorni, avere l’avallo di tutte le principali associazioni di categoria – è quella di fissare un punto fermo in piazza che sia riferimento per i cittadini, oltre che alcova per alcuni ospiti che potrebbero intervenire. E allora potrà esserci spazio per dibattiti, discussioni, confronti veloci tra chi vive la città tutti i giorni.

La speciale protesta di primavera dovrebbe partire il 19 aprile, tra due lunedì – sempre se non ci dovesse essere un’accelerata dell’ultimo secondo –, e svilupparsi per un tempo indefinito, almeno fino a quando sarà necessario. In contemporanea, si spera, potrebbero arrivare buone nuove da Roma, con le prossime decisioni del governo che dovrebbero riportare Bologna e l’Emilia-Romagna in zona arancione, almeno, se non in un arancione ancora più smorzato che possa almeno tenere i ristoranti aperti a pranzo. Ma l’obiettivo dei locali, com’è noto, e di riaprire per tutto il giorno con un servizio al 100%. Perché, come dicono alcuni, «altrimenti non si può parlare di ristorazione». Il picchetto continuato che è in via di organizzazione da parte dei ristoratori verrà preceduto da altri appuntamenti importanti. Oggi scenderanno in piazza gli ambulanti della Piazzola, che insceneranno un finto avvio della giornata lavorativa per dire ancora una volta ’No’ alle ganasce messe dall’esecutivo. Il 13 invece andrà in scena la protesta di Fipe Ascom a Roma, la federazione dei pubblici esercizi, alla quale potrebbero aderire alcuni esercenti bolognesi. In più, sempre il 13, i ristoratori Ascom incontreranno tramite una videocall gli assessori al Commercio e al Bilancio, Aitini e Conte, per parlare delle misure d’aiuto alla categoria in questa fase così complessa.

Non nasconde lo scoramento Vincenzo Vottero. «Nel 2020 ho perso circa 400mila euro di fatturato, e con gli ultimi 10mila che mi devono ancora arrivare prenderò in totale le circa 34mila euro di sostegni. In tredici mesi – spiega lo chef di ’Vivo’, da poco con una nuova sede in viale Silvani –, sottolineo. Un’azienda con quella cifra dovrebbe pagare gli affitti, tutte le bollette, tasse come la Tari, spese di qualsiasi tipo. Quei ristori sono soltanto una presa in giro». Proprio il pagamento della Tari, per Vottero, porta con sé uno dei più grandi controsensi. «Alcuni ristoratori si sono viste arrivare le cartelle con una sanzione del 30% – spiega –. Ma c’è lo sconto del 50%, dice il Comune. Eh beh, ma se i soldi non ci sono, se non si guadagna perché si sta chiusi, come crede il Comune che i cittadini possano pagare? Siamo messi così, è un comparto o completamente in ginocchio. Parleremo con il Comune il 13. E vogliamo capire».

Paolo Rosato, Il Resto del Carlino – 9 aprile 2021

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