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La terza ondata: la crisi del commercio

Interviste a Marco Cremonini – Federmoda, Donatella Bellini – Elegance, Manuela Villani – Bar Tabacchi, Maria Vaccaro – Ristorante Due Lune e Amedeo Faenza, vicepresidente Federalberghi Emilia Romagna

«Le attività chiudono Situazione da incubo» «Solo a gennaio e febbraio l’abbigliamento ha avuto perdite dal 50 al 70% E siamo ancora fermi» «Gli indennizzi non bastano assolutamente: sono troppo esigui rispetto alle perdite di fatturato». Marco Cremonini, alla guida di Federmoda, non nasconde l’amarezza per la situazione e, come altri imprenditori, non pensa che il decreto Sostegno possa aiutare a evitare la chiusura di tante imprese. Cosa vi preoccupa di più? «Sinceramente? La cosa peggiore è che ci venga ancora negata la possibilità di lavorare. Non ci sono indennizzi, veniamo da dodici mesi di pandemia con perdite mostruose e proprio ora, nel periodo in cui si poteva cominciare a ipotizzare una ripartenza, siamo fermi». Notate differenze? «La mente va al primo lockdown. Ora è molto diverso: se allora tutto era ‘congelato’ e tutti eravamo chiusi in casa, adesso le persone lavorano, si muovono, girano. Ma la moda, l’abbigliamento e le calzature sono completamente bloccati». E il vostro settore è fatto di stagioni, di ordini, di programmazioni. «Esattamente. Siamo il secondo segmento a livello nazionale quando si parla di incidenza sul Pil, secondi soltanto alla ristorazioni: stanno considerando alcune attività come non essenziali, quando non è così». I numeri cosa raccontano? «Sono tremendi, per gennaio e febbraio 2021 si parla di perdite dal 50 al 70%. E i prossimi mesi la situazione non migliorerà: noi abbiamo lavorato a gennaio e febbraio 2020, poi lo stop infinito: il quadro è nerissimo». Cos’altro incide? «Le sospensioni fiscali, l’Iva, i contributi, le cartelle esattoriali: se non arrivano aiuti consistenti, che almeno vengano spostate più avanti. Tantissime attività in centro storico stanno chiudendo, almeno 6-7 solo nella zona di via d’Azeglio. Un incubo».

«Molte imprenditrici sono rimaste a casa» «Dopo un anno ci sono tantissimi problemi accumulati e i sostegni in arrivo non possono bastare. Soprattutto per quanto riguarda le imprenditrici, particolarmente in difficoltà». Donatella Bellini, titolare di ‘Elegance’ – società specializzata nel commercio di calzature – e presidente del gruppo ‘Terziario donna’ di Confcommercio Ascom, analizza il quadro con un occhio di riguardo al femminile. Secondo voi possono bastare gli aiuti in arrivo da parte del governo? «Assolutamente no. I ristori sono una cosa che la categoria ha chiesto a gran voce per mesi e ora arriva quello che considero un’offesa all’intelligenza degli imprenditori». Cosa vi preoccupa di più? «Staremo a vedere se i 30 miliardi dello scostamento di Bilancio saranno effettivamente redistribuiti, ma ad oggi la situazione è tremenda. Non possiamo più permetterci di restare chiusi». Tutte queste aperture e chiusure non hanno giovato? «E’ stata creata una confusione incredibile. Io mi reco spessissimo in negozio, per pulire o sistemare, e vedono tantissime persone che passano e mi chiedono ancora se sono aperta o cosa faccio. Nemmeno i nostri clienti abituali riescono a stare dietro alle regole». Lei segue in particolare le imprese ‘rosa’: la situazione qual è? «Molte restano a casa per la cura della famiglia, la didattica a distanza complica tutto.Se abbiamo a cuore il nostro Paese serve ricostruire il lavoro, il tessuto sociale. Devono essere queste le priorità e bisogna far presto: non resistiamo più». fra.mor

«Per ora solo briciole Serve più rispetto» «Ci aspettavamo un approccio nuovo: perché i sostegni non arrivano in automatico?» «Noi baristi e ristoratori chiediamo soltanto la dignità del lavoro, invece vediamo disprezzo nei confronti della categoria». Manuela Villani gestisce un bar tabacchi in via Larga da 25 anni e, seppure nell’auspicio di un cambio di passo da parte del governo, non ha fiducia agli aiuti in arrivo. Crede non possano bastare a riparare il danno? «Ad oggi, non abbiamo visto nulla in grado di sanare le perdite, soltanto briciole che non bastano nemmeno per pagare l’affitto». Di che ‘buco’ parliamo? «L’intero comparto è in sofferenza, l’80% delle attività non riescono a pagare, del tutto o in parte, i canoni d’affitto. E’ durissima, possiamo parlare di guerra tra poveri perché i proprietari, dal canto loro, hanno bisogno di entrate. Su questo nessuno ci ha aiutato. Per non parlare poi di tutte le altre spese». Vi aspettavate un cambio di marcia dal governo Draghi? «Ci aspettavamo un approccio nuovo dall’esecutivo, che ancora non c’è stato. Abbiamo bisogno di lavorare e crediamo sia ancora possibile dire ‘ok, potete lavorare. Con i clienti rigorosamente seduti ai tavoli, ma potete lavorare’. In più, credo sia sbagliata anche la forma». Cosa intende? «Perché bisogna richiedere i sostegni? Non potevano essere erogati d’ufficio, come in altre occasioni? In questo modo c’è chi avrà difficoltà, penso a un imprenditore che magari ha difficoltà con gli strumenti tecnologici. In questo momento bisognerebbe facilitare il più possibile tutte le procedure». C’è sfiducia, quindi. «Ripeto, chiediamo il rispetto del nostro lavoro. E’ il minimo, mentre ad oggi non c’è stato nemmeno questo».

«Licenziamenti, lo stop porta solo danni» «Siamo frustrati e arrabbiati: con il nuovo governo non sembra cambiato nulla». Il settore della ristorazione è tra i più colpito dal Covid, e a distanza di un anno la rabbia di Maria Vaccaro, che gestisce il ristorante pizzeria ‘Due Lune’ in via Bertocchi, continua a crescere. Non siete soddisfatti dall’impegno del nuovo governo? «Avevamo speranza, sicuramente si nota un approccio diverso ma nella sostanza la realtà delle cose è rimasta la stessa». Si spieghi meglio. «Abbiamo un bisogno incredibile di sostegno economico, per quanto possa dare fastidio richiederlo. Altrimenti la conseguenza è la chiusura». Non c’è più tempo? «E’ un anno che andiamo avanti tra i vari ‘aspettiamo, vediamo, facciamo’: ora non ci sono più risorse per continuare». E i dipendenti? «Dicono che noi gestori dobbiamo pensare all’attività, ma è una cosa che mi infastidisce. La cassa integrazione stenta ad arrivare e metà dei dipendenti ha già bruciato le entrare arrivate con il Tfr (Trattamento di fine rapporto, ndr)». La proroga del blocco dei licenziamenti non serve? «Anzi peggiorerebbe la situazione. Come può un lavoratore andare avanti con una cassa che, quando arriva, è appena di 800 euro, a fronte di affitti altissimi e spese da pagare? Il blocco dei licenziamenti nega nell’immediato la possibilità di un’entrata, come la disoccupazione, che sarebbe in ogni caso più alta della cig, quindi estendere lo stop ai licenziamenti porta più conseguenze negative che benefici. E’ un quadro surreale».

fra.mor., Il Resto del Carlino, 23 marzo 2021

«Il decreto Sostegni? Briciole Tanti albergatori chiuderanno» Amedeo Faenza , vicepresidente Federalberghi Emilia Romagna, qual è la sua valutazione sul decreto Sostegni? «Da una prima lettura, purtroppo, si conferma ciò che temevano: i ristori sono assolutamente insufficienti. Parliamo di poche migliaia di euro che non bastano neanche a coprire un mese di mancata attività. Non servono neanche a dare una boccata d’ossigeno. Noi siamo in questa situazione, invece, da febbraio dell’anno scorso, quando ha iniziato a crollare la domanda. E non è l’unica pecca del decreto». Quali sono gli altri elementi di criticità? «Siamo preoccupati per la cassa integrazione, non si sa fino a quando verrà erogata. In più le nostre strutture hanno bisogno di sostegni costanti, non certo una tantum». Il Governo ha fatto male i calcoli? «I calcoli sono totalmente sbagliati. Eppure basterebbe andare a vedere i dati delle aziende e le loro perdite. Se ci fosse la volontà di calcolare in modo preciso i ristori da erogare, con un click lo si potrebbe fare». Qual è il sentimento tra gli albergatori? «Il Decreto Sostegni è stata la botta finale, c’è molta preoccupazione. Abbiamo quasi tutte le strutture chiuse e continuiamo a rimandare costi importanti. La stagione in montagna non c’è stata, la provincia è in forte affanno e non si vede la luce. Molte aziende sono allo stremo perché non riescono a sostenere le spese di gestione di alberghi vuoti e inizia a presentarsi la volontà chiudere definitivamente». Sono tanti gli alberghi che valutano di chiudere definitivamente? «Purtroppo sì. Per fare solo un esempio, a Modena su 30 alberghi sono in attività solo 3 e 5 rischiano di non riaprire più. La situazione è drammatica anche a Bologna e in altre città d’arte. Del resto a Roma, su 1.600 alberghi, solo 60 sono aperti e molte grandi catene hanno chiuso». La speranza è la fine della pandemia? «No. Ed è proprio questo il grave problema. Se non arrivano ristori costanti e anche post pandemia, anche quando terminerà l’emergenza, molte strutture potrebbero non riuscire a riaprire perché tutte le scadenze prorogate al 2021 vanno pagate e i costi di riapertura sono insostenibili per strutture già allo stremo. La nostra preoccupazione è che nulla sarà come prima, anche quando si ripartirà».

Paola Benedetta Manca, Qn, 23 marzo 2021

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