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Il ‘colore giallo’ è un sollievo per i ristoratori

Si potrà di nuovo sedere ai tavoli con una normale apertura fino alle 18. Nonostante i problemi organizzativi, per tutti l’importante è poter ripartire. Intervista a Francesco Mafaro e a Emanuela Villani

Il momento per il mondo del commercio resta nero e il ritorno in zona gialla da lunedì, pur con tutte le responsabilità e le restrizioni, rappresenta una nuova, piccola svolta. A pesare fino all’ultimo, però, è stata l’incertezza: non è la prima volta che le attività sono appese al filo delle decisioni governative o regionali, mentre la crisi si fa sempre più dura e il lavoro a singhiozzo non può più bastare. Ciò che lamentano tutti, dalle associazioni ai commercianti, dalle nuove attività a quelle più longeve, è infatti la mancanza di comunicazione: «Non è possibile arrivare al weekend senza sapere come e quando potremo riaprire». Ci sono i costi che si fanno sentire e l’organizzazione per i locali è alla base di ogni attività.

E mentre l’Europa comunica che la graduazione ‘rosso scuro’ non era stata calcolata correttamente, i commercianti si augurano di tornare a respirare almeno un po’ grazie all’apertura giornaliera, che ormai sembra già un ricordo. Poter restare aperti solo fino alle 18 non permette di pareggiare le perdite ingenti che ha portato la pandemia, ma è comunque – come sottolinea qualcuno – una via per «cominciare a vedere la luce in fondo al tunnel».

Francesco Mafaro:”La confusione è ormai totale”

«Dovrebbero chiamarci eroi, perché stiamo lavorando in qualsiasi situazione». Francesco Mafaro di ‘Adesso Pasta’ e componente dell’associazione dei panificatori, lamenta soprattutto l’incertezza che «ha continuato a regnare sovrana», sottolineando: «Ormai c’è la confusione totale, è incredibile dover arrivare al venerdì sera per capire se potremo riaprire lunedì – spiega Mafaro –. Un ristorante su più piani come il mio ha già normalmente difficoltà di organizzazione: capiamo tutti i problemi della situazione attuale, ma bisogna prendere delle decisioni in maniera più chiara e tempestiva. Poi, noi ci adattiamo, come sempre fanno i bolognesi: piuttosto che niente, meglio… piuttosto». «I ristori promessi però non ci sono – continua il ristoratore –: non so come rapportarmi con i ragazzi che lavorano per me in questo caos, mentre arrivano le bollette e crescono le spese: c’è il rischio che tante aziende saltino. Abbiamo bisogno di lavorare e soprattutto di poter programmare».

Manuela Villani: “Ora ripensiamo al settore”

«Tornare in zona gialla fa tutta la differenza del mondo». Non ha dubbi Manuela Villani, titolare di un bar tabacchi in via Larga, legato a Confcommercio Ascom. «La cosa importante – mette in chiaro – è puntare sul massimo rispetto delle regole, con norme più precise, ad esempio quanta gente far sedere a un tavolo. Ci sono diverse indicazioni, come il distanziamento, ma applicarle non è scontato». Uno dei problemi principali, anche nel suo caso, è il continuo apri-chiudi: «Tutta questa frammentazione non aiuta – aggiunge Villani -: davanti a una pandemia come questa bisogna ripensare il mondo dei pubblici esercizi. E’ il momento giusto per instaurare nuovi percorsii: io gestisco bar da 30 anni e ora il lavoro è scandito da diversi orari e diverse esigenze: è arrivata l’ora di ripensare le priorità».

fra.mor, Il Resto del Carlino, 30 gennaio 2021

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