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Carta e penne in soffitta. Addio Cartoleria Francesco

Lo storico negozio di via Farini cesserà l’attività entro la fine dell’anno. La titolare Gloria Giuliani: «Non per il Covid, ma per godermi gli affetti»

Biglietti personalizzati e penne di ogni tipo, completi da scrittoio, agende, cartoline da auguri, cartelle e borse da lavoro, mappamondi, clessidre. Questi gli oggetti da cancelleria e da regalo che si identificano con la Cartoleria Francesco di via Farini 9. Ma ancora per poco… Infatti, la titolare Gloria Giuliani ha deciso di chiudere l’attività entro la fine dell’anno, dopo una carriera lavorativa, in questo settore, di ben 54 anni.

«Chiudo con grande rammarico – dichiara la Giuliani – ma circondata dalla stima e dall’affetto dei miei clienti, che non avrei mai lasciato se non fosse che, dopo la morte di mio marito avvenuta 6 anni fa, trovo sempre più faticoso proseguire il lavoro. Non sono quindi i momenti difficili della realtà che viviamo a farmi abbandonare, ma il desiderio di godermi i miei due figli, i miei nipoti e una pensione conquistata con tanto lavoro».

Nessuna altra cartoleria subentrerà, ma la gioielleria Damiani, a suo fianco, si allargherà per conquistare un’altra vetrina. La percezione della perdita di un pezzo della nostra storia i bolognesi l’avranno comunque, perché questo minuscolo negozio rappresentava un punto di riferimento per professionisti, studi e uffici, consapevoli di trovare sempre una giusta ed elegante risposta ad ogni loro desiderio: vuoi un biglietto personalizzato, un’agenda esclusiva, o qualsivoglia carta da lettere.

Riavvolgendo il nastro della storia, il negozio venne aperto nel 1960 da Francesco Mambrilla, proveniente da un’altra cartoleria del centro cittadino. Quando nel 1984 morì, la cartoleria venne offerta all’attuale titolare che, lavorando nel settore da 15 anni, conosceva bene tutti i meccanismi dell’attività. Gloria Giuliani e il marito Daniele hanno quindi fatto parte della vita pulsante di via Farini, conoscendo forse i momenti migliori del nostro passato, quando il cartaceo era un segno tangibile di personalità e di prestigio, elemento di distinzione che non si può certo paragonare a nessun messaggino o WhatsApp.

Nicoletta Barberini Mengoli, Il Resto del Carlino, 14 dicembre 2020

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