Solo nel commercio, nella Città Metropolitana di Bologna, sono oltre mille
Altro fardello sulle aziende che, a fatica, stanno provando a resistere al disastro causato dall’emergenza COVID. Con un provvedimento inaspettato e mai discusso, la legge di conversione del Decreto Rilancio ha previsto la proroga obbligatoria di tutti i contratti a termine per una durata pari al periodo di sospensione dell’attività lavorativa, in conseguenza dell’emergenza COVID-19.
Questo comporta che i datori di lavoro che avevano sottoscritto un contratto a termine, senza ovviamente prevedere quanto sarebbe accaduto successivamente, si trovano obbligati a prorogare il termine originario anche se le motivazioni all’origine dell’assunzione non sussistono più anzi, molto probabilmente, non sono mai esistite visto che le attività sono state letteralmente “sospese” per più di 2 mesi e la ripresa sta stentando come ormai purtroppo confermano i numeri. Inoltre il permanere della necessità di ridurre o sospendere i rapporti di lavoro a causa della crisi, utilizzando gli ammortizzatori sociali, comporta che di fatto la proroga dei contratti a termine diventi permanente.
Si pensi ad esempio a un contratto a termine sottoscritto per sostituire un lavoratore assente con diritto alla conservazione del posto; nel caso il sostituito debba riprendere servizio viene a mancare completamente la ragione dell’assunzione a termine. Oppure il caso di assunzioni a termine per rispondere a previste intensificazioni nel settore turistico legate alla bella stagione, completamente disattese a causa del crollo del turismo nelle città d’arte.
Il provvedimento, emanato da un legislatore che, evidentemente non conosce le realtà aziendali ma si preoccupa esclusivamente di utilizzare le imprese come “ammortizzatore privato”, comporta oneri straordinari, inattesi e incompatibili se legati a una prestazione lavorativa non più necessaria.
I dati in nostro possesso, legati alle aziende che fanno riferimento a Confcommercio Ascom della Città Metropolitana di Bologna, raccontano di non meno di 1.000 lavoratori a termine il cui contratto dovrà essere prorogato nel 2020.
Chiediamo che questa norma assurda e iniqua venga immediatamente abrogata o modificata sostanzialmente.
Comunicato stampa
Confcommercio Ascom Bologna
Bologna, 28 luglio 2020
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