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Covid-19, i negozi provano a ripartire

Intervista alla macelleria “Agnoletto & Bignami” e alla ferramenta “Castaldini”

La pandemia da Coronavirus ha costretto tantissime attività alla chiusura e chi è rimasto aperto ha dovuto comunque fare i conti con un pesante calo del fatturato. A distanza di più di tre mesi dal lockdown, i negozi sono ripartiti. Ne danno testimonianza, in due interviste, Alessandro Agnoletto della Macelleria Agnoletto & Bignami e Maurizio Mazzacurati della ferramenta Castaldini.


Alessandro Agnoletto, Macelleria Agnoletto e Bignami

Boom di carni. Se durante il lockdown la vita economica è stata dura per tanti, non mancano in città attività che hanno invece visto impennarsi i propri volumi commerciali in tempo di pandemia. È il caso del commercio alimentare e in particolare della macelleria Agnoletto & Bignami in via Pescherie Vecchie, il cui titolare Alessandro Agnoletto conferma: «Durante il lockdown è esploso lo shop online».

La vostra macelleria offre sia servizio al dettaglio che per la ristorazione. Un ottimo osservatorio per capire come siano cambiate le abitudini commerciali durante il lockdown.
«Vanno analizzate distintamente queste attività perché appunto hanno avuto andamenti e moli di lavoro diametralmente diversi. Se partiamo dal dettaglio, andando a rapportare gli incassi registrati in lockdown con gli quelli dello stesso periodo in altri anni, la differenza in positivo è nettissima. A Bologna non penso ci sia un alimentarista che non abbia lavorato. Intendo fruttivendoli, drogherie, macellerie e simili. Chi si è riuscito ad adattarsi combinando il commercio più tradizionale allo shop online ha sicuramente fatto un lavoro più difficile, ma che ha trovato una chiara declinazione economica negli incassi di fine giornata».

È stato così un boom commerciale la vendita online?
«Era inevitabile che in un periodo come quello che abbiamo vissuto questo tipo di servizio esplodesse. Abbiamo registrato picchi di spesa davvero importanti attraverso lo shop online. Questo risultato va da sé. Con la grande distribuzione subissata dalle richieste e i tempi d’attesa per la consegna degli alimentari che si allungavano, il commercio al dettaglio è diventato la soluzione migliore. E poi…».

E poi?
«E poi dal 3 giugno l’online è praticamente scomparso e si è invertito il trend».

Parliamo sempre di commercio al dettaglio?
«Sì. Se infatti prima, durante il lockdown, in città gli alimentari avevano avuto un’impennata, con l’arrivo dell’estate e la libertà di movimento Bologna si sta svuotando, con molti che raggiungono le seconde case e la mole di lavoro è tornata in fretta sui numeri, bassi, degli anni scorsi in questo periodo. Tutto sommato però, considerato il periodo particolare che abbiamo vissuto sotto tutti i punti di vista, la situazione possiamo dire che sia tornata alla normalità».

Pare di capire che invece così non sia per il vostro commercio legato ai ristoranti.
«L’attività commerciale legata ai ristoranti è diminuita dell’80%. Questo perché siamo passati da un periodo in cui chiunque poteva fare ristorazione, a una nuova realtà in cui a sopravvivere sono solo i locali che hanno una tradizione e hanno sempre lavorato in un certo modo».


Maurizio Mazzacurati, Ferramenta Castaldini

Ferro caldo in tempi di lockdown. Nel lotto di attività che meglio hanno retto l’urto della serrata da Coronavirus ci sono le ferramenta, che hanno tenuto aperti i battenti anche nel momento più duro e sono risultate rifugio per i tanti amanti del ‘fai da te’ che hanno approfittato del tempo a casa per dedicarsi ad attività manuali. Un periodo che però non ha retto il confronto col passato, subendo comunque i cali delle restrizioni imposte a livello nazionale. Un periodo che ci aiuta ad inquadrare meglio Maurizio Mazzacurati della ferramenta Castaldini in Strada Maggiore.

Com’è stato il vostro lavoro durante il lockdown?
«È stato un lavoro difficile e in costante calo. Voglio dire, più le restrizioni si acuivano e più anche la nostra ferramenta subiva un calo di affluenze. Restando aperti abbiamo semplicemente vissuto in prima persona quella che era la paura della clientela, il rispetto di tutti quei criteri sanitari di cui si è parlato e che ora invece si osserva poco».

È stato quindi un periodo più che altro di sopravvivenza?
«Non abbiamo fatto business a… sfinimento, come però non abbiamo mai avuto incassi zero. Anche noi abbiamo sofferto il colpo delle limitazioni, dei provvedimenti emanati che non facevano affluire una clientela costante nel corso della giornata come al solito. C’è stato un contingentamento anche dei consumi. Per noi meno rispetto a tante altre attività, ma c’è stato».

L’obbligo di stare a casa tuttavia ha portato molte persone a rivolgersi al vostro settore per le attività di fai da te.
«Sì, è curioso il fatto che siano esplose determinate nicchie di mercato. Tutto il settore di attrezzi riferiti alla cucina, alla pittura e verniciatura ha registrato un’impennata di richieste che di solito invece vediamo spalmate su più mesi. Ma la situazione di contro ha portato al calo di vendite per tutto quel materiale e attrezzatura tecnica che spazia dalla duplicazione chiavi, alle maniglie, piuttosto che catene e chiodi che invece sono rimaste per lo più invendute. Abbiamo registrato aumenti e diminuzioni in altalena, ma possiamo dire di esserci salvati arginando le perdite».

E adesso come è ripartita la situazione?
«Il lavoro è ripartito in maniera molto lenta nel primo periodo. Poi in questi ultimi dieci giorni abbiamo di nuovo vista la normale frenesia dei clienti che vogliono tutto subito. Ma il fatto è che i problemi delle aziende e i lavori a mezzo regime per le ditte di consegna, a cascata ricadono su di noi e i tempi tecnici per l’approvvigionamento si sono allungati. La situazione sta tornando alla normalità, ma il primo vero spiraglio di luce inizierà a vedersi solo a settembre, sperando sempre che la situazione non peggiori di nuovo».

Francesco Zuppiroli, il Resto del Carlino, 1 luglio 2020

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