Coronavirus. I protocolli di sicurezza per la fase due. Ospite: Enrico Postacchini membro di Giunta Confcommercio nazionale con delega alle Politiche del Commercio
La riapertura prevista nella fase due, il 18 maggio, ci ha molto delusi perché ci aspettavamo di riaprire prima. Si stava lavorando insieme, da molte settimane, a un protocollo che fissava il 4 maggio come data ultima di apertura, si sperava che i decreti avrebbero provveduto a dare sostegno alle attività commerciali che potevano resistere fino, e non oltre, la data del 4 maggio.
Invece i finanziamenti non sono ancora arrivati ad aiutare le imprese, se non in rari casi. Al di là di questo la chiusura totale dell’attività comporta danni in se, da alcune decina di migliaia a centinaia di migliaia di euro.
Sull’anno abbiamo registrato stime di cali tra il 50 e il 70 % del fatturato del 2019. La riapertura non comporterà subito ritmi di lavoro di soddisfazione. Ci auguriamo di non dover seguire protocolli di sicurezza che richiedono investimenti importanti. I protocolli di sicurezza che hanno difeso i lavoratori, i titolari, i consumatori nella fase 1, portando a pochissimi contagi, saranno quelli che vorremmo adottare come da indicazioni del protocollo del 24 aprile scorso. Le Regole base sono quelle citate
Nei negozi di abbigliamento non è obbligatoria la sanificazione. Viene richiesta l’igienizzazione, dopo due mesi di chiusura, come in tutti i luoghi in cui si svolge un’attività. Non c’è l’obbligo di sanificare il locale. Non c’è nemmeno l’obbligo di sanificare l’abito. Se poi un negozio, come elemento di distinzione vuole sanificare i capi provati è una scelta. Solo in caso d’ infezione Covid -19 conclamata, la sanificazione diventa obbligatoria che obbliga la chiusura del locale, la sanificazione e solo dopo la riapertura.
Noi chiediamo di aprire quanto prima, speravamo nel 4 maggio, ma anche qualche giorno in meno del 18 per noi sarebbe positivo. Adesso verranno aperti gli ingrossi e la produzione che se non hanno l’ultimo anello della catena, non potranno scaricare il prodotto. Se si riaprirà il 18 le consegne scatteranno la settimana dopo, si perderà un altro mese.
Chiediamo anche indennizzi a fondo perduto perché non è sufficiente fare il debito. Molte sono le aziende piccole che sono arrivate da una decina d’anni di crisi profondo e sono debolissime dal punto di vista patrimoniale e finanziario. E’ impossibile ripartire senza un indennizzo avendo perso due mesi sul fatturato del 2020 che sarà comunque in calo. Il tema sarà anche riorganizzare il lavoro con meno clienti e fatturato , cercando di salvaguardare la struttura e il personale
Riaprire subito le imprese del commercio, del turismo e dei servizi
Il Governo ritiene sicuro far riprendere l’attività di industrie con centinaia di lavoratori ma impone il posticipo delle riaperture per gli esercizi commerciali, i pubblici esercizi e gli operatori del turismo: qualcosa non torna!
Ormai non si può neanche più parlare di delusione, ma di conferme sulla mancata attenzione verso i bisogni delle imprese del Commercio, del Turismo e dei Servizi da parte di un Governo che non intende pianificare una “fase 2” equa e coerente, che sappia rispondere alle esigenze di tenuta sociale ed economica del Paese.
Soprattutto non è più accettabile l’evidente squilibrio, per usare un eufemismo, di trattamento fra settori economici: il paravento della sicurezza sanitaria non regge più davanti a scelte ideologiche ed evidentemente di parte, i numeri dei codici ateco ancora prevalgono sulla logica di filiera.
E tutto questo si somma ad un sistema inefficace di sostegni economici che nei fatti si traduce in una complicata possibilità di contrarre ulteriori debiti, accompagnati da proclami per ora senza sostanza.
Non sono più rinviabili gli indennizzi e i contributi a fondo perduto, l’esenzione delle tassazioni ad ogni livello per le imprese rimaste chiuse in questi mesi, che possono trovare copertura con una coraggiosa web tax sulle piattaforme internazionali dell’on-line gestite da poche grandi multinazionali.
Così come è giunto il momento di una forte sburocratizzazione per ampliare le possibilità di vendita e somministrazione, e sostenere nuove modalità di gestione d’impresa.
Le imprese del Commercio, del Turismo e dei Servizi sono pronte ad aprire subito in piena sicurezza, rispettando le norme e adottando i protocolli di prevenzione. Ogni giorno rinviato di riapertura determina un ulteriore insostenibile aggravio per imprese già vicine al collasso.
Solamente in Emilia-Romagna la chiusura costa per il Terziario oltre 200 milioni di euro di fatturato al giorno e 5 miliardi di euro al mese: gli imprenditori e le imprenditrici, i loro collaboratori, i lavoratori e le lavoratrici non possono pagare un prezzo così alto per gli errori che questo Governo sta commettendo.
Continuiamo ad agire ad ogni livello istituzionale per la riapertura delle nostre imprese, assicurando il rispetto delle norme di sicurezza sanitaria e garantendo impegni assolutamente straordinari come dimostrato durante la fase dell’emergenza.
Chiediamo al Presidente della Regione, ai Sindaci, ai Presidenti delle Province, ai Parlamentari e ai Consiglieri Regionali dell’Emilia-Romagna di sostenere le istanze di tutte le imprese con il Governo e di condividere l’impegno di anticipare la riapertura delle attività del Commercio, del Turismo e dei Servizi a partire dal 4 maggio.
Chiusure, rivolta di negozianti e artigiani
Appello alla Regione: «Raprire il 4 maggio o sarà un disastro, tanti rischiano di fallire».
«Decreto inaccettabile. Riaprire il 4 maggio»
L’allarme di Postacchini, presidente dell’Ascom: «L’ulteriore rinvio del Governo causa gravi danni a tutte le imprese del terziario»
ALLA REGIONE «Chiediamo a Bonaccini un provvedimento che anticipi le date fissate da Roma»
di Luca Orsi
Una doccia fredda. Anzi, ghiacciata. L’agenda della Fase2 annunciata dal premier Giuseppe Conte – negozi riaperti dal 18 maggio, parrucchieri, bar e ristoranti dal 1° giugno – lascia senza parole Enrico Postacchini, presidente dell’Ascom. Che trova un solo aggettivo: «Inaccettabile».
E adesso, cosa prevede?
«Che molti imprenditori del territorio saranno costretti a chiudere. Inaccettabile».
Che cosa chiedete?
«Nel rispetto della salute pubblica e della sicurezza delle persone, abbiamo la necessità di ripartire immediatamente».
Da quando?
«Chiediamo al Governo di modificare il decreto, fissando al 4 maggio la riapertura delle attività del terziario».
Le Regioni hanno spazio di manovra.
«Alla Regione chiediamo un proprio provvedimento per anticipare le date fissate da Roma. Gli imprenditori e i loro collaboratori non possono pagare un prezzo così alto per gli errori che il Governo sta commettendo».
Due settimane di slittamento possono fare la differenza?
«Tutte le nostre aziende hanno già effettuato gli acquisti dei prodotti. La merce, ancora imballata in magazzino, è destinata a rimanere in gran parte invenduta se non si anticiperà l’apertura. Non dimentichiamo che si sono già persi due mesi importanti».
Non vi aspettavate questo calendario?
«Questo ulteriore rinvio è inaspettato e inspiegabile».
I vostri associati sono pronti ad aprire subito, nel rispetto delle prescrizioni sanitarie?
«Gran parte delle nostre aziende associate è classificata a basso rischio, ed è già operativo il protocollo del 24 aprile per la riapertura in sicurezza».
Come sarà la ripartenza?
«Non sarà facile né veloce. E il calo di consumi, per il 2020, sarà una certezza».
Lei parla di ‘rischio chiusura’ per molte attività.
«I proprietari degli immobili e i fornitori esigeranno da parte nostra il rispetto delle obbligazioni assunte. Che, a causa della mancanza di liquidità, non saremo in condizione di onorare. Per questo dico che si prefigura un pericolo per la tenuta delle imprese di commercio, turismo, pubblici esercizi e servizi».
E gli aiuti annunciati da Roma?
«I nostri dipendenti stanno ancora aspettando la cassa integrazione, che non abbiamo certezze su quando sarà pagata».
Il decreto liquidità?
«È decisamente insufficiente. Servono subito risorse e indennizzi a fondo perduto per i mancati incassi, senza ulteriori lungaggini o tentennamenti, perché la misura è colma».
Governo: provvedimento sbagliato, gravi danni alle imprese del commercio, turismo, pubblici esercizi e servizi
E’ necessario che le attività del terziario riaprano a partire dal 4 maggio
Il provvedimento del Governo sulla fase 2 costringerà molti imprenditori del territorio a chiudere e questo è inaccettabile. La crisi economica, in atto e molto profonda, sta già colpendo tutte le aziende dei settori che Confcommercio Ascom Bologna rappresenta, chi più chi meno ma nessuno è risparmiato da quello che sta accadendo.
Nel rispetto della salute pubblica e della sicurezza delle persone, abbiamo la necessità di ripartire immediatamente perché sono stati già persi completamente mesi importanti ed allo stesso tempo la ripartenza non sarà facile né veloce. Inoltre il calo di consumi per il 2020 sarà una certezza e questo comporterà sicuramente numerosi e notevoli problemi perché tutte le nostre aziende hanno già effettuato gli acquisti dei prodotti e ad oggi la merce – ancora imballata in magazzino – è destinata a rimanere in gran parte invenduta se non si provvederà ad anticipare la possibilità di apertura. Nel frattempo i proprietari immobiliari e i fornitori esigeranno da parte nostra il rispetto delle obbligazioni assunte che non saremo, a causa della mancanza di liquidità, in condizione di onorare. Si prefigura un pericolo per la tenuta delle imprese dei settori del commercio, turismo, pubblici esercizi e servizi. Non comprendiamo questa inaspettata e inspiegabile decisione di rinviare ulteriormente l’apertura delle attività, visto che la gran parte delle nostre associate è classificata a basso rischio e visto che è già operativo il protocollo del 24 aprile per la riapertura in sicurezza, e neppure comprendiamo perché sia prevista una data uguale per tutte le regioni quando invece sono molto diversi i dati epidemiologici di diffusione.
Gli imprenditori, le imprenditrici e i loro collaboratori non possono pagare un prezzo così alto per gli errori organizzativi e gestionali che il Governo sta commettendo. I nostri dipendenti stanno ancora aspettando la cassa integrazione che non abbiamo certezze su quando sarà pagata, il decreto liquidità è decisamente insufficiente, servono subito risorse e indennizzi a fondo perduto per i mancati incassi, senza ulteriori lungaggini o tentennamenti perché la misura è colma. Per tutte queste ragioni chiediamo al Governo di modificare l’ultimo DPCM pubblicato Gazzetta Ufficiale indicando la riapertura delle attività del Terziario a partire dal 4 maggio, e al Presidente Bonaccini di intervenire a livello regionale con proprio provvedimento per anticipare le date attualmente fissate dall’Esecutivo”.Enrico Postacchini
Presidente Confcommercio Ascom Bologna