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Camugnano: trappola mortale sul lago. Scoppio nella centrale elettrica a quaranta metri di profondità. Tre vittime, quattro dispersi

A fuoco una turbina, otto operai feriti: cinque gravi. La Procura aprirà un fascicolo nei prossimi giorni Enel Green Power: «Collaboriamo con le autorità competenti, siamo vicini alle famiglie»

C’è un silenzio quasi innaturale, a Bargi, sperduta frazione di Camugnano sull’Appennino bolognese. La temperatura è mite, c’è il sole. Ma nessuno per strada. Nell’aria c’è uno strano odore metallico, vagamente di bruciato. Il lago di Suviana è calmo. Almeno all’apparenza. Poi ecco: le ambulanze, i vigili del fuoco. Un elicottero rosso spezza la quiete. Peggio: è l’inferno.L’inferno, in questa piccola frazione amena, è esploso per davvero. Erano da poco passate le 15 di ieri pomeriggio. Quando nella centrale idroelettrica dell’Enel Green Power, una delle più potenti dell’Emilia-Romagna, durante un’operazione di collaudo che impiegava 15 operatori, quasi tutti dipendenti di tre ditte esterne tranne alcuni di Enel con funzioni di consulenza, ecco che una delle turbine, lanciata alla massima potenza per fare una prova, è esplosa. Siamo al piano -8 della centrale. Circa 40 metri di profondità, sotto il livello del lago che proprio quella centrale alimenta e rifornisce di energia. Non in questo caso.

All’improvviso, le fiamme invadono tutto il piano. L’onda d’urto spazza via i lavoratori. Le vittime che vengono purtroppo estratte senza vita, travolte dal colpo e dalle fiamme, saranno tre: Pavel Petronel Tanase, 45enne rumeno residente a Settimo Torinese (Torino); Mario Pisani, 73enne tarantino residente a San Marzano di San Giuseppe (Taranto); Vincenzo Franchina, 36enne di Patti (Messina), residente a Sinagra (Messina). Cinque loro colleghi restano gravemente ustionati: verranno poi ricoverati negli ospedali di Pisa, Cesena e Bologna. Alcuni sono in prognosi riservata. Soltanto tre lavoratori restano illesi. Contemporaneamente però, l’esplosione causa il crollo del solaio del piano sottostante, mentre lo scoppio divelle i tubi di raffreddamento della centrale. Attraverso i tubi rotti l’acqua del lago, con tutta la sua potenza, invade il piano sottostante, il -9. Tutti i vani si allagano. Quattro lavoratori – di Padova, Milano, Mestre, Pontedera e Napoli – restano intrappolati lì sotto. È il caos.

La macchina dei soccorsi si attiva: venti squadre di vigili del fuoco, con quattro sommozzatori che arrivano con tanto di gommoni. Poi ambulanze, elisoccorso, a tutta velocità. Ma i verricelli faticano a raggiungere i dispersi per recuperarli. L’acqua del lago, che ha invaso le stanze, è alta e gelida e impedisce in alcuni casi non solo di raggiungere gli uomini rimasti lì sotto, ma anche di vederli. La strada privata che porta alla centrale, nel giro di pochi istanti è gremita di persone. Forze dell’ordine, istituzioni, amministratori dei Comuni coinvolti e limitrofi. Naturalmente soccorsi. I lampeggianti blu deformano i colori della piattaforma grigia e verde che costituisce la parte esterna della centrale idroelettrica, l’unica cosa che si vede dall’esterno. Il via vai è continuo. È chiaro a tutti che quella che stanno combattendo è una lotta contro il tempo: bisogna recuperare al più presto chi è rimasto bloccato sottoterra. Uno dei feriti è il dipendente di Enel Green Power, un residente del posto, mentre gli altri vengono da altre città. Ma nell’inferno ci sarebbero anche punte di eroismo: tra i soccorritori si racconta di un lavoratore che, per non abbandonare i colleghi feriti, è rimasto con loro nel disperato tentativo di aiutarli, nove piani al di sotto del livello del lago. Solo con sforzo i vigili del fuoco sono riusciti a convincerlo a uscire e farsi medicare.

«Ora è il momento della ricerca, di mettere in sicurezza l’impianto. Poi sarà tempo di capire cosa è successo. Faremo un’iscrizione di natura tecnica in un fascicolo che apriremo nei prossimi giorni, per tutti gli accertamenti necessari»: ad anticiparlo è il procuratore capo di Bologna Giuseppe Amato, sul posto con il sostituto procuratore Flavio Lazzarini. In particolare, spetterà alla Procura chiarire la catena di lavoro coinvolta nell’opera di revamping per la rimessa a nuovo delle turbine fissato per ieri.Lavori decisi nel 2022 e messi in appalto nel 2023, eseguiti a partire dalla fine dello stesso anno. Un intervento che sarebbe dovuto essere pressoché di routine, per tecnici specializzati ed esperti come quelli coinvolti: cosa sia potuto andare così storto è dunque ancora tutto ancora da capire. Non solo. Gli inquirenti potrebbero decidere ora anche di disporre gli esami sulle salme delle vittime ed eventualmente richiederne l’autopsia. Si tratta quindi di accertamenti tecnici per cui è necessaria l’apertura di un fascicolo, secondo la prassi.Enel dirama una nota: «In relazione al grave incidente occorso nella centrale di Bargi, a Bologna, nel pomeriggio di oggi (ieri, ndr), Enel Green Power sta collaborando con tutte le autorità competenti ed esprime cordoglio e vicinanza al personale coinvolto e alle famiglie, che rappresentano la priorità per l’azienda. L’amministratore delegato di Enel Green Power, Salvatore Bernabei, si è immediatamente recato sul posto per seguire di persona la situazione».

Il silenzio ora non c’è più. I punti di ristoro per turisti e visitatori pian piano si riempiono di residenti, che vogliono sapere di più sulla tragedia. Una tragedia che inevitabilmente segnerà la storia del loro piccolo borghetto, affacciato sul lago di Suviana e che attorno alla centrale idroelettrica dell’Enel ha gravitato ed è cresciuto, negli ultimi cinquant’anni. I lavori di ricerca e recupero dei quattro dispersi continuano. I vigili del fuoco, guidati dal direttore regionale Francesco Notaro, hanno appena il tempo di rifocillarsi coi panini portati dai dipendenti del Comune di Camugnano e dalla Protezione civile. Sarà una lunga notte. 

Federica Orlandi, Il Resto del Carlino – 10 aprile 2024

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Annalisa Gotti

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