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Quelle botteghe storiche che resistono. “Aiutano i cittadini, vanno difese”

Ascom e Confesercenti “Il decreto Unesco è importante ma si può fare di più

Insegne storiche che chiudono per sempre come l’amata Ferramenta in via San Felice e i tessuti Zinelli nel Quadrilatero. Negozi che resistono da decenni come l’abbigliamento Cazzola e la Drogheria della Pioggia. Catene mondiali che hanno annunciato lo sbarco a Bologna come Starbucks, a due passi da piazza Maggiore. Sullo sfondo del decreto Unesco che vieta in centro storico l’insediamento di nuove attività, soprattutto legate agli alimentari e alla ristorazione, il commercio sotto le Due Torri gode di luci e ombre. C’è chi non ce la fa per gli affitti troppo alti, chi getta la spugna per la mancata continuità generazionale (è dell’altro giorno la storia che abbiamo raccontato della ferramenta di Stefano Festi che a fine anno chiuderà per sempre) e chi rilancia e investe. «La città è cambiata non solo per la sua mobilità, il centro si sta lentamente svuotando ed è abitato da molti anziani. Tanti sono gli appartamenti a uso turistico o per gli studenti universitari. Tutto il tessuto è mutato e anche il commercio, pur essendo l’ultimo elemento della catena, è parte di questa trasformazione», afferma Loreno Rossi, direttore di Confesercenti Bologna. Il pericolo è quello «di perdere servizi fondamentali, perché è vero che il commercio deve economicamente sostenersi, ma ugualmente deve fornire un aiuto ai cittadini come fanno le botteghe storiche». Sul sito del Comune risulta che le botteghe storiche iscritte all’albo istituito da Palazzo d’Accursio nel 2008 siano poco meno di una trentina. «Nessuno in Italia ha fatto molto per la loro protezione – prosegue Rossi – Si tutelano le insegne, ci sono degli albi, ma niente di più». Il rischio è quello «di snaturare il centro di Bologna, trasformandolo in un luogo uguale a tanti altri con la proliferazione dei pubblici esercizi a scapito di altre attività». Il decreto Unesco, al netto delle deroghe dei progetti speciali come nel caso di Starbucks, dovrebbe servire proprio a questa tutela. Chi riconosce l’effervescenza e la vitalità di Bologna è Giancarlo Tonelli, direttore di Ascom. «Indipendentemente dalle innegabili e profonde trasformazioni, tutti i giorni vediamo un centro molto vivo. Bologna si conferma in questi anni una città attrattiva piena di tanti pubblici come ci indicano le presenze». Per il numero uno di Ascom, il commercio tradizionale bolognese non deve temere i colossi internazionali che arrivano. «C’è la possibilità per le botteghe storiche di restare sul mercato e, anzi, di essere particolarmente competitive se in grado di fare diventare un valore l’esperienza maturata in tanti anni. La capacità è quella di riuscire a collegare la tradizione della loro storia alle innovazioni che richiede il mercato».

s.cam., la Repubblica Bologna 8 novembre 2023

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