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Addio mia bella brugola. “Chiudo la ferramenta del 1936”

La storica bottega artigianale di via San Felice verrà inglobata dalla trattoria Da Me, che conserverà però i cassettini

Tutto quel tempo passato lì, eppure non li ha mai contati. Nei cinquant’anni dietro al bancone della sua ferramenta, Stefano Festi non ha mai contato il numero dei cassetti. Ili che compongono la parete di legno e che contengono il tesoro del suo negozio. Viti, bulloni, chiodini, brugole, dadi, rondelle, lime: un armentario col quale è cresciuto fin da bambino, visto che il padre Elio aprì la bottega in via San Felice 50 nel 1936, con la lungimiranza di acquistare anche i muri. Alla fine di dicembre Festi, che oggi ha 70 anni, abbasserà per sempre la saracinesca. «A marzo ho preso il covid che mi ha lasciato importanti complicazioni e sono troppo stanco e spossato per proseguire», racconta. Nel negozio i clienti entrano ed escono,c’è una fila continua. Festi dispensa consigli, risolve piccoli e grandi guai di casa, indirizza verso altri artigiani «Il lavoro non manca ma sono costretto a chiudere. Mio nipote fa l’avvocato e non ho altri erediQualcuno è venuto per rilevare la ferramenta ma sono persone che,con tutto il rispetto, vengono da settori merceologici lontani e diversi da questo. Erano Interessati a rilevare, ma qui o si ha professionalitào si chiude dopo poco, prosegue. Allora, ha deciso di assecondare l’interesse della confinante Trattoria  Da Me che, dopo essersi allargata da un lato qualche tempo fa, dove  una volta c’era la vetrina di un falegname, si amplierà dalla parte della ferramenta aumentando cosiil numero dei coperti Affitto li negozio il ristorante. Per fortuna, hanno deciso di mantenere la cassettiera di legno come arredo». Quasi novanta anni di attività che dicono addio, in una strada del centro che ancora oggi riesce a conservare botteghe toriche come la merceria e la mesticheria poco più avanti. «Adesso a lavorare sono soprattutto i pub, i locali che fanno gli aperitivi, i ristoranti. Una volta in via San Felice c’erano tre negozi di elettricità, oggi hanno tutti chiuso. O ti rivoluzioni in qualche modo o ti ingrandisci, altrimenti non sopravvivi. Ed è un delitto perché la città è composta da molte persone anziane che non hanno la possibilità di andare fuori nei grandi centri commerciali», aggiunge. È la competenza a fare la differenza. «Se i miei clienti vengono qui e non vanno in un grande magazzino, il motivo è chiaro: vogliono essere consigliati e seguiti. Se capiscono he ne sai meno di loro, non tornano più». Una signora entra sotto il portico di via San Felice e chiede un consiglio per la sua abatjour da comodino “che lampeggia”. Festi non si scompone. «Devo spesso interpretare le paroledei clienti perché talvolta hanno richieste molto fumose». L’esperienza non gli manca. Dopo il diploma di ragioniere e i mesi da militare, varca la soglia del negozio che ha appena 20 anni. La bottega vive anni gloriosi, servendo non soltanto clienti domestici con la minuteria di tutti i giorni. Venivano da noi quelli delle ferrovie, dell’ospedale militare, del carcere del Pratello, avevamo grandi commesse». una volta è entrato anche Renato Zero, in città per registrare un disco:  «Aveva urgenza di sistemare gli occhiali da vista perché aveva perso una vite». Adesso è tutta un’altra storia, al di là del ricambio razionale. «Avevamo diversi dipendenti che poi qualche anno fa ho licenziato». La ferramenta è aperta solo la mattina, un gran peccato visto la coda di clienti. Ma Festi si è risoluto a fare il grande passo. «Dispiacere? Che domanda, certo, è una vita che sono qua dentro. Ma resta la cassettiera, almeno quando passerò di qui la potrò vedere fra i tavoli della trattoria».

Sabrina Camonchia, Il Resto del Carlino – 7 novembre 2023

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