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Cucina italiana da oscar. Il Governo la candida «Deve diventare patrimonio mondiale»

Il dossier verrà inviato all’Unesco per la decisione attesa nel 2025. La sottosegretaria Borgonzoni: «Un unicum di storia e diversità» Un riconoscimento anche per le tradizioni di Emilia-Romagna e Marche

Ci sono anche l’arte bolognese della sfoglia e la piadina romagnola fatta a mano tra i saperi che spingono la candidatura Unesco della ‘Cucina italiana’, ufficializzata ieri dai ministeri della Cultura e dell’Agricoltura e Sovranità alimentare. Il governo ha dato una decisa accelerata a un’operazione che era in elaborazione da tempo, ma a questo punto il dossier sarà inviato entro il 31 marzo a Parigi e il bureau deciderà se la candidatura ufficiale italiana al riconoscimento ‘immateriale’ Unesco sarà discusso nel 2024 o, più probabilmente, nel 2025. 

«E’ il primo giorno di un cammino che mi auguro ci porti a vincere questa candidatura, che sarà decisa nel 2025. Abbiamo davanti due anni, in cui dovremo portare la nostra cucina in ogni parte del mondo e scatenare la partecipazione collettiva di 140 milioni di italiani, i 60 che vivono nel territorio della nazione e gli oltre 80 milioni che vivono all’estero», ha detto il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. A spingere con decisione l’arte delle sfogline è stata invece la sottosegretaria bolognese alla Cultura, Lucia Borgonzoni (Lega). «Dopo il riconoscimento alla dieta mediterranea, è la candidatura Unesco della ‘Cucina italiana’ a siglare l’eccellenza dell’Italia anche in questo ambito – sottolinea Borgonzoni –. Un patrimonio unico, fatto di racconti e tradizioni che si perdono nella storia e che tanto caratterizzano i nostri territori. E pensando a questo patrimonio unico, non può certo mancare l’arte della sfoglia e la piadina, tipiche della mia Regione. Il lavoro per questo risultato va avanti». Soddisfatto anche il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida: «Ringrazio il ministro Sangiuliano, dobbiamo solo saper raccontare, difendere e proteggere le nostre eccellenze, che rappresentano un valore aggiunto per la nostra nazione».

Tra i principali promotori del dossier di candidatura – sono tante le istanze ‘di comunità’, è un dossier costruito dal basso – c’è anche la Fondazione Casa Artusi di Forlimpopoli (Forlì-Cesena), che promuove ‘la cucina di casa italiana’ come declinata da Pellegrino Artusi. «E’ una candidatura molto ambiziosa, che non riguarda singoli prodotti, ma che punta sulla sostenibilità e sulla biodiversità culturale – spiega la presidente Laila Tentoni –. Che parla di amore, del sentimento che la nostra cucina nutre in tutte le case e in tutti i ristoranti, tutte le buone pratiche devono sentirsi rappresentate». Infine lo storico Massimo Montanari, presidente della commissione che ha costruito il dossier. «Promuoviamo un serbatoio di diversità – conclude, un contenitore di tanti aspetti che si valorizzano insieme».

Paolo Rosato, Il Resto del Carlino – 24 maggio 2023

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