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«Mancano le infrastrutture Appennino penalizzato»

Scutigliani (Metalcastello): «Richieste delle imprese spesso dimenticate»

CASTEL DI CASIO «Il vero problema dell’Appennino è la considerazione». A parlare è Stefano Scutigliani, amministratore delegato della Metalcastello, l’azienda di Castel di Casio leader nella produzione di ingranaggi che coniuga la tradizione di chi è nato 1952 con le innovazioni che le consentono di rimanere al passo delle nuove tecnologie. 

«Prendiamo il caso della stazione sciistica del Corno alle Scale – prosegue Scutigliani –. Oggi, che è senza neve, tutti si preoccupano giustamente delle 100 persone che sono in difficoltà per la mancanza di lavoro, ma fino a ieri nessuno si è posto il problema del fatto che fosse spesso valutata come seconda rispetto a quelle alpine. Per certi aspetti in realtà ne è superiore, ma le caratteristiche superiori non vengono percepite. Lo stesso si può dire della qualità della vita: in montagna è superiore dal punto vista della sicurezza e della società, ma venire a vivere qui è considerata una opzione secondaria rispetto alla città. Anche le richieste che le imprese fanno spesso sono dimenticate». 

Perché? 

«Prendiamo l’esempio del Corno. Per sopperire alle stagioni senza neve si parla di farlo lavorare 365 l’anno o di dotarlo di cannoni che producano la neve anche con il caldo. Benissimo, ma se non ci sono le infrastrutture che lo collegano in modo rapido con la città rimarrà sempre una seconda scelta, perché non si rimuove una delle cause per cui è vissuto come una opzione inferiore. Se ne parla da anni, ma una soluzione non si trova e questo non vale solo per il turismo. Le aziende della nostra zona hanno chiesto da tempo la piccola bretella di Silla, l’opera è importante per noi ed è pure già finanziata, ma i cantieri non partono».

 Come Metalcastello come vi siete organizzati per sopperire a questa carenza di infrastrutture? 

«Per come ci siamo organizzati nel tempo il vero problema non è legato al trasporto dei prodotti o all’arrivo delle materie prime, ma alla ‘materia grigia’, vale a dire ad avere personale qualificato. Per superare questa difficoltà abbiamo avviato una stretta collaborazione con l’Istituto Tecnico di Alto Reno Terme, e questo ci consente di accompagnare i ragazzi nella loro formazione. Il risultato è che abbiamo assunto 30 giovani della zona che già conoscevamo perché si erano appena diplomati in quella scuola. Non accadeva dagli anni ’50 e questo ci rende molto orgogliosi». 

Questo è il vostro contributo al contrasto del progressivo spopolamento della montagna? 

«Diciamo che questo è un modo per coltivare quella capacità di superare le difficoltà che è tipica di chi vive da questi parti. Questo è un valore aggiunto importante che io ho scoperto arrivando dalla città. Qui le persone sono abituate a superare i problemi trasformandoli spesso in opportunità». 

Massimo Selleri, Il Resto del Carlino – 11 gennaio 2023

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