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Turismo, il cicerone di Bologna «Siamo nati nella mia casa ora abbiamo 30 dipendenti»

Mauri, Succede solo a Bologna: «Il Teatro Mazzacorati ha colpito anche Il direttore di Versailles»

Fabio Mauri, undici anni fa lei diede vita all’associazione culturale Succede solo a Bologna dedicata alla riscoperta della città e punto di riferimento turistico. Dal suo osservatorio, quanto e come il turismo è tornato?

«Ci stiamo riprendendo. È diverso rispetto a tre anni fa. Prima più spendaccione, ora più mordi e fuggi, diciamo low cost. Se continua così, a primavera torneremo ai livelli pre-Covid»

Chi manca all’appello?

«Tutto quello dell’Est che era sul 10-15% e ora è a zero»

Succede solo a Bologna gestisce quasi una decina di siti, singolari e che avete «riportato alla luce» come la Cripta di San Zama, la Cisterna di Valverde ai Bagni di Mario, l’Oratorio dei Fiorentini, la cupola e la cripta di San Luca, il Teatro di Mazzacorati: chi li visita?

«A.11’85% italiani e, di questi, 1’80% sono bolognesi. Il restante, molti inglesi, francesi e spagnoli e poi gli americani e, novità, cittadini dei Paesi Bassi. Fondamentale il passa- parola, l’esperienza degli ami-ci e quindi l’Erasmus: ci sono molti giovani»

Una novità?

«In parte sì. Dopo il Covid c’è stato uno svecchiamento. Ora la media è sui 35/ 40 anni e poi le famiglie»

Le vostre visite sono gratuite, poi avete servizi a pagamento e il merchadising.

«Le visite sono il seme per far venire la curiosità di vedere altre cose e aprire la mente. Il nostro giornale sul web, la Bazza, è seguito da 6 mila lettori ed è in crescita».

Usate un linguaggio immediato con fumetti, dialetto, slang. Perché?

«Per avere i giovani devi parlare il loro linguaggio. Claudiano è uno dei nostri grafici. Facciamo eventi incentivanti come la caccia al tesoro o i corsi di dialetto, un grande successo: un quinto dei partecipanti è straniero, ci sono anche giapponesi, usiamo anche le immagini. Il mercoledì le visite sono in dialetto»

Bolognesità al 100%.

«La prima intenzione è di occuparci dei bolognesi e di rinnovare l’amore per la città. Cerchiamo di svecchiare anticipando i tempi. Penso al casello di San Lazzaro con le indicazioni in dialetto o al packaging dell’Acqua Cerelia con i nostri fumetti, un altro successo. C’è la globalizzazione, ma anche un ritorno al territorio che si può valorizzare»

Avete ridato vita a siti «dimenticati»: qual è il bello, il preferito?

«Tutti, ma citerò l’ultimo, il Teatro Mazzacorati. Un gioiello. E venuto a visitarlo il direttore della Reggia di Versailles, “è il più bello mai visto”, ci ha detto. Ci hanno invitato a Parigi»

Come portate avanti la gestione?

«Per le assegnazioni pubbliche usiamo i bandi, con i privati accordi. Gestiamo, ma portiamo avanti progetti di restauro con il crowdfunding. Rivitalizziamo il bene con la partecipazione attiva e il marketing territoriale»

Ma come vi reggete economicamente?

«Abbiamo degli sponsor, vendiamo giochi come la Tombola bolognese, adesso uscirà il Mercante in Fiera bolognese con la Dal Negro, c’è l’info point in Corte Galluzzi con i nostri gadget e poi le offerte delle visite: le persone apprezzano e donano spontaneamente. Il nostro consiglio direttivo è volontario, abbiamo 30 dipendenti. Questo modello ci è stato richiesto da altre città come Ravenna, Monza, Roma»

Lei però ha anche un altro lavoro.

«Una piccola agenzia di comunicazione che lavora soprattutto fuori Bologna»

E non è neppure bolognese…

«Nato e cresciuto in Brianza in una famiglia di scultori del legno. Ho fatto l’animato- re con i tour operator, poi a 26 anni mi sono iscritto al Dams e poi filosofia all’Alma Mater: mio zio mi parlava sempre di Bologna, un tarlo per me»

Così ha scoperto la città?

«Di continuo. La percepivo diversamente dai bolognesi. Vedevo delle cose, ho aperto una pagina Facebook per raccontarle e sono arrivati in 20 mila di botto. Gli ho dato for-ma con l’associazione. Sede a casa mia con mia moglie, si è creato un gruppo, ci siamo in-ventati cose ed eventi come il San Lacca Day, un mercato in salita! Ora siamo in 180 mila».

E in futuro?

«Ci adatteremo, continue-remo con la gratuità delle visi-te, lavoreremo sulla comunicazione. Le mie guide sono tutte laureate, io sono un operaio della cultura senza laurea. Ma se quello che diciamo lo capisce non solo un giova-ne ma anche mia nonna, allora quella è la direzione giusta».

Fernando Pellerano, Il Corriere della Sera – Bologna, 16 novembre 2022

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