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Movida, bar costretti a ingaggiare i buttafuori

Dopo lo stupro in Largo Respighi è allarme sicurezza. «In troppi esagerano con l’alcol, chiediamo più controlli fuori dai nostri locali»

Il gomito si alza. E la sicurezza, appena fuori dalla porta dei locali, cala a picco. Sotto i portici della zona universitaria, il «cin cin» è sordo: i bicchieri, di plastica, non fanno alcun rumore quando si sfiorano. Al contrario, l’ebbrezza dei giovani, soprattutto nei week end, non rinuncia a farsi sentire, destando le prime problematiche anche a coloro che, dall’altra parte del bancone, oltre a indossare i panni da barman vestono anche quelli da guardiani della notte. Perché se ormai è noto a tutti come tra via Zamboni e Piazza Aldrovandi la quiete sia spesso minata da chi varca i confini dell’alcol, l’episodio di stupro verificatosi sabato notte in Largo Respighi fa ulteriormente drizzare le antenne sulla sicurezza in zona e nelle vie adiacenti. La vittima, agganciata in un pub, è stata presa sotto braccio in uno stato di incoscienza, con la brutalità di chi sta per commettere la tremenda violenza che ha così convertito una divertente vacanza «all’italiana» in un raccapricciante incubo («non ero al lavoro quella sera – ha sottolineato il titolare dell’Habanero in via Zamboni, dove la turista si è recata prima del misfatto – ma durante il sabato sera l’affluenza è troppo alta per ricordarsi di un cliente in particolare se non dà nell’occhio. Il triste episodio, infatti, si è verificato molto più in là rispetto al mio locale»). Una serata di cui rimangono ricordi offuscati, quasi nulli, anche per l’amica che ha passato con lei il sabato sera. E per cui si fa strada, ora, l’ipotesi droga dello stupro. 

Così, nel cuore della città, si continua a respirare insicurezza, mentre si fortifica la necessità di aumentare i controlli. Non solo le giovani studentesse, infatti, hanno paura a circolare di notte in quelle stesse strade, ma anche chi è costretto a fare le ore piccole servendo da bere. «In estate la situazione è più tranquilla, ma quando la vita in città riparte, la movida segue a ruota, con tutti i danni che può comportare – spiega Najat Laasiri della Sartoria Bakery Cafe – e la situazione diventa così ingestibile. Non a caso l’anno scorso, per contenere i disagi, ci siamo affidati a un bodyguard, che all’esterno del locale monitorava la situazione. I controlli in zona sono poi aumentati e abbiamo tirato un sospiro di sollievo. Ma i rischi sono tanti: abbiamo subito furti, dove ci hanno portato via, oltre agli ipad, anche delle bottiglie di vino». Non solo. Grazie all’attenzione per il design e i particolari che caratterizzano l’estetica del bar, «il locale è ben frequentato. E noi accogliamo tutti – continua – ma questo non toglie il fatto che molto spesso siano venuti a disturbare la quiete anche all’interno. Cerchiamo di tenere tutto sotto controllo, e ovviamente non servire alcol a chi ha già palesemente superato il limite. Ma dall’altra parte sarebbe bene un controllo costante della zona». C’è poi chi lavora Piazza Verdi da più di cinquant’anni, come Angelo Virtù, gestore della tabaccheria e del locale in via Petroni. «La mia è sì una tabaccheria, ma servo anche da bere. La differenza è che chiudo all’una di notte, prima che il fiume di persone e studenti esondi e arrivi a riempire, in tarda serata, queste strade – precisa –. Così dovrebbero fare anche gli altri gestori. Chiudere le saracinesche prima, proprio per contenere la movida. Dopo le due di notte, infatti, sono tanti, tantissimi i ragazzi che eccedono con il bere». Per evitare che dinamiche di questo tipo possano continuare a verificarsi e a ostacolare la tranquillità di cittadini e residenti, c’è chi decide di trovare soluzioni differenti. Lo spiega Carmen Maggio, di Spaccanapoli. «Come pizzeria ci dedichiamo, chiaramente, al cibo ma serviamo anche da bere. A diverse condizioni». Quali? «Intanto, serviamo solo a coloro che sono seduti nel dehor all’esterno: questo aiuta comunque a contenere i possibili disagi di movida o di assembramento appena fuori dal locale. L’asporto, invece, lo utilizziamo soltanto per ciò che riguarda le consegne e comunque prima delle dieci di sera». E poi ancora. «A noi ci salva l’orario di chiusura, intorno alle 23 – aggiunge Davide Caputo di Berberè in via Petroni – ma poi quale sia lo scenario della zona universitaria, nelle ore notturne, è noto a tutti. Non serve descriverlo».

Giorgia De Cupertinis, Il Resto del Carlino – 26 agosto 2022

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