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La primavera di Arte Fiera “Il settore rialza la testa”

La kermesse apre al pubblico dopo due anni e mezzo, senza mascherina. Colpo di coda del Covid: maestranze ko e qualche allestimento incompleto

Quattro mesi dopo, l’attesissimo taglio del nastro è finalmente arrivato al quartiere fieristico. Ieri le porte di Arte Fiera, diffusa tra i padiglioni 15 e 18 (come nel 2020, l’ultima edizione in presenza a gennaio) si sono spalancate per accogliere in prima battuta collezionisti, critici, artisti e ospiti speciali di questa quarantacinquesima edizione che oggi apre per tutti, fino a domenica. Una fiera senza mascherina, per di più, che però ha dovuto fare i conti col colpo di coda del Covid, perché due squadre di maestranze sono state messe ko dal virus, rallentando l’allestimento, così che gli stand, come raccontano alcuni galleristi, sono stati consegnati con un po’ di imperfezioni, tanto che l’organizzazione – non ha problemi la direzione ad ammetterlo – ha riconosciuto alle gallerie uno sconto per i disagi. 

Ma se, per alcuni, le pareti imperfette sono state un problema, c’è stato anche chi le ha volute tenere usurate per alzare il coefficiente concettuale. In ogni caso, la parola d’ordine per il direttore artistico Simone Menegoi – alla sua terza edizione in presenza – è «ripresa». 

Perché in effetti «riprendiamo a guardare le opere dal vero e non sullo schermo di un computer». Lo è anche per i galleristi – in totale sono 142, solo due non sono riusciti a spostare la data a maggio – che in parte aggiungono anche un’altra parola allo stato delle cose attuali, ovvero «contenuta». 

Abbiamo fatto una scelta contenuta – racconta Nicolò Di Paolo della Di Paolo Arte in galleria Falcone-Borsellino – portando opere dal target meno impegnativo rispetto al passato, come ad esempio quelle di Piero Dorazio di cui portiamo un lavoro da 90mila euro ma anche da 12, 8, 7mila euro. Io conto di vendere di più queste». 

L’entusiasmo per un discorso lasciato due anni e mezzo fa c’è di sicuro tra i padiglioni, Menegoi ha fatto un lavoro di ricerca forte e appassionato quando ha potuto riprendere a visitare musei e gallerie. A questo punto, bisogna capire come i galleristi avranno vissuto questa Primavera dell’arte, passata da gennaio ad aprile. Un po’ di umor contrario si avverte in giro. E c’è chi non nasconde la sua opinione, come Patrizia Raimondi de l’Ariete, senza alcun dubbio a favore di gennaio. «Siamo da sempre la fiera che apre l’anno – osserva – e anche i nostri collezionisti sono abituati a venire qui a gennaio, è difficile cambiare qualcosa di così radicato». Paola Forni, al contrario, vuole vedere come va a finire. «Magari funziona – afferma –: lo sapremo il 15». 

Benedetta Cucci, Il Resto del Carlino – 13 maggio 2022

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