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«Noi, in prima linea per salvare gli anziani»

Ieri la giornata dedicata agli operatori delle Rsa e delle Case di riposo. «Questo riconoscimento ci gratifica: non eravamo soli nella pandemia»

«La pandemia è stata un fulmine a ciel sereno, ma fin da subito ci siamo rimboccati le maniche per rassicurare gli ospiti e andare avanti con i progetti. Non è stato facile, ma per quanto possibile abbiamo mantenuto un clima familiare all’interno della struttura. E qual-che mese fa ne ho avuto la conferma». Graziella Todaro, animatrice di Villa Giulia, si riferisce alla sor-presa che i “nonni” della casa di ri-poso le hanno organizzato in vista della nascita di Christian, venuto alla luce proprio pochi giorni fa. «Hanno cucito una copertina per mio figlio e me l’hanno consegnata tutti insieme davanti alla struttura. È stato un momento molto toccante: riconoscono l’impegno che noi operatori mettiamo tutti i giorni e volevano ripagarmi condividendo questo momento di felicità».

Quella di Graziella è solo una delle tante storie che affiorano dalla prima Festa dell’Operatore di RSA e di Casa di riposo, l’iniziativa lanciata dall’Anaste (associazione delle strutture territoriali e per la ter-za età) «per ringraziare e valorizzare i sanitari che hanno lavorato in prima linea durante tutte le fasi della pandemia». Organizzata ieri in diverse residenze bolognesi in contemporanea con la festa dei nonni, la giornata è culminata nella consegna a ciascun lavoratore di un attestato di merito come «dimostrazione di gratitudine e apprezzamento». Un gesto simbolico nei confronti «di tutti i medici, gli infermieri, gli operatori socio-sanitari e gli ausiliari che hanno lavorato con passione, sacrificio e umanità – dichiara il presidente regionale dell’associazione Gianluigi Pirazzoli – e che tutt’oggi sono impegnati in una graduale ripresa per una nuova normalità».

A Villa Serena, ad esempio, è stata la stessa direttrice della struttura a consegnare gli attestati ai lavoratori in servizio. «Abbiamo visto tanti operatori impegnarsi molto, con sacrificio e dedizione, anteponendo spesso le necessità e i bis-gni della struttura a quelli personali – dichiara Luana Tarquinio – è stata un cosa nuova per tutti, nessuno era preparato a un fenomeno del genere, ma abbiamo cercato di essere presenti in tutto e per tutto. Alla fine gli sforzi sono stati ricompensati». Una giornata di festa che «ci gratifica e ci fa capire che non eravamo soli durante la pandemia, che qualcuno ha visto quello che abbiamo fatto», aggiunge il coordinatore infermieristico Vito Trovato.

Che continua: «Ogni volta che facevamo lo screening e stampavamo coni medici i risultati dei tamponi avevamo paura. Sapevamo di lavorare in un certo modo e questo ci dava tranquillità, ma abbiamo comunque dovuto convivere con il timore di portare il virus dentro la struttura». Anche perché all’inizio «non eravamo sicuramente pronti – racconta l’infermiera Benedetta Bartolini – È stato difficile affrontare turni molto più impegnativi con una vestizione e svestizione che andava eseguita nella maniera più cor-retta possibile. Così come è stato difficile vedere i colleghi contagiarsi. Questa esperienza ci ha aiu-tato a crescere tanto sia professionalmente che umanamente: le ansie e le paure erano tante per tutti, ma abbiamo cercato di rimanere il più possibile uniti e concentrati. E, per fortuna, ne siamo usciti».

Marcello Radighieri, la Repubbica – 3 ottobre 2021

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