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Il rischio da accettare per vivere

L’esempio di Parigi e Berlino di Massimo Donelli

Boris Johnson, primo ministro del Regno Unito, ha rischiato di morire all’antivigilia dei 56 anni. Il 6 aprile del 2020, infatti, malato di Covid, fu ricoverato in terapia intensiva. E, dopo una settimana, appena dimesso, rivelò: «Ci sono state 48 ore in cui poteva accadere di tutto». Preso per i capelli, insomma. Ora, celebrati i 57 anni (è nato il 19 giugno 1964), Boris ha annunciato ai sudditi di Elisabetta II che dal 19 luglio cesserà l’obbligo delle mascherine e del distanziamento sociale: «Se non possiamo riaprire la nostra società nelle prossime settimane, allora dobbiamo chiederci quando torneremo alla normalità».

Johnson è consapevole del fatto che «la pandemia è lontana dalla fine». Che il vaccino non l’ha spazzata via. E ci saranno altri morti. Lo ha detto. Assumendo, quindi, la responsabilità della scelta. Lo stesso ha fatto Heiko Maas, 54 anni, ministro degli Esteri tedesco: «Entro agosto, quando tutti i cittadini saranno vaccinati, la Germania metterà fine alle restrizioni anti-Covid. Non vi sono più motivazioni, sia dal punto di vista del diritto che da quello politico» ha spiegato in un’intervista al quotidiano bavarese Süddeutsche Zeitung. Regno Unito e Germania, quindi, hanno scelto di accettare il rischio. Sulla base dello stesso ragionamento: 1. impossibile che si arrivi nel breve a zero contagi; 2. possibile che la variante Delta colpisca anche i vaccinati, ma senza metterli in pericolo di vita; 3. ciò che conta davvero non è il numero dei contagiati (lo dicono anche a Singapore, Paese modello nella lotta al Covid), ma quello, ora sotto controllo, dei ricoverati, cioè malati gravi, e dei morti. E in Italia, invece? Noi non siamo un popolo guerriero, come inglesi e tedeschi. Non abbiamo la stessa disinvolta dimestichezza con la morte. Noi, per dire, facciamo solo missioni di pace. E appena c’è un caduto vogliamo subito ritirare le truppe. Ma in questa guerra contro il virus forse dovremmo copiare Londra e Berlino. Smettendola di puntare, come fa il ministro della Salute, Roberto Speranza, ad avere «zero morti» (e allora, ministro, chiudiamo le autostrade!). E finendola anche con la quotidiana giaculatoria sui contagi del presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro (e allora quanti sono ogni giorno gli influenzati? quanti i tumori? e quanti infarti?). Basta. Davvero basta. Perché aveva ragione Victor Hugo: «Morire non è nulla, non vivere è spaventoso».

Qn – Il Resto del Carlino, 7 luglio 2021

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