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Bologna può?

Il webinar organizzato dalle Associazioni ABICONF, APPC e FIMAA facenti riferimento al gruppo ASCOM CASA – Confcommercio Bologna

Bologna può questo il titolo del webinar organizzato dalle Associazioni ABICONF, APPC e FIMAA facenti riferimento al gruppo ASCOM CASA – Confcommercio Bologna -, moderato dal Presidente di ABICONF Andrea Tolomelli.

Nel prendere atto dell’intervenuta sospensione dell’articolo 28 del nuovo Regolamento Edilizio, che diversamente avrebbe di fatto bloccato molti progetti di ristrutturazione incentivati al 110% o al 90%, l’ingegner Marco Gasparini analizzando compiutamente la norma ha dimostrato le tante criticità della stessa.

Nella discussione gli esperti del settore, Presidenti degli Ordini tecnici, costruttori, proprietari, agenti immobiliari ed amministratori di Condominio hanno evidenziato forti perplessità applicative e la conseguente difficoltà nel prossimo futuro di avviare dei cantieri e dunque l’effetto opposto rispetto all’obiettivo della norma di ridurre fortemente i consumi energetici e l’inquinamento ambientale. Ci si è più volte domandato il perché di tale normazione non trovandovi giustificazione sotto il profilo tecnico – giuridico; in sostanza la norma va di certo revisionata prima che scada la sospensione concessa dalla vigenza degli incentivi fiscali.

Tra l’altro, come osservato dal Presidente di ABICONF Andrea Tolomelli, per i Condomini in molti casi subentrerà “l’impossibilità giuridica” di attuare degli interventi di miglioramento energetico delle parti comuni, posta la necessità di combinarli con opere sulle singole proprietà private che necessitano del consenso di ogni proprietario. La delibera è difatti un atto giuridico tipicamente espressione di una maggioranza che, nel caso, verrebbe bloccata o condizionata al preventivo assenso dei singoli ad effettuare lavori nelle rispettive unità immobiliari. Quando necessitano delle opere che debbano invadere la “sfera privata” entrano inevitabilmente in gioco problematiche personali quali le diverse esigenze abitative, le difficoltà di consentire l’accesso a maestranze vuoi per ragioni di lavoro vuoi per ragioni di salute, ecc. Di qui la proposta di modificare e di integrare quantomeno “l’impossibilità tecnica”, già prevista dalla norma urbanistica, con “l’impossibilità giuridica” quale motivo di deroga agli elevati livelli prestazionali impossibili da raggiungere attraverso opere sulle parti comuni senza coinvolgere le singole unità immobiliari. In caso di “impossibilità giuridica” di assumere una delibera, per l’espresso diniego di lavori in alcune proprietà private, dovrebbe essere sufficiente un mero miglioramento energetico.

I partecipanti all’incontro si sono tutti resi disponibili ad ulteriori repliche, trovando utile il confronto ed il dibattito allargato alle parti sociali più coinvolte – quali i rappresentanti dei proprietari, amministratori ed agenti immobiliari – estendendo l’analisi ad altre tematiche del nuovo regolamento edilizio.

È emersa, in particolare, l’altrettanto preoccupante previsione dell’articolo 17 del nuovo regolamento edilizio dell’unità minima abitativa di 50mq (meglio detto alloggio minimo). In caso, poi, di unità immobiliari esistenti di dimensioni tra gli 80 e i 100 mq, è ammesso il frazionamento in solo due unità con superficie utile inferiore al minimo dei 50mq di cui sopra. Ciò pare contrario a qualsiasi standard di grande città volta al turismo, alla locazione universitaria e transitoria quale è Bologna.

Quale logica è espressione di simili scelte? la cittadinanza deve conoscerle e discuterle; queste sono tematiche che caratterizzano la politica cittadina indipendentemente dalle soluzioni tecniche adottate.

Bologna, 22/02/2021

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