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Stretta sull’asporto, monta la rabbia dei baristi

Le Associazioni di categoria. Tonelli: «Violare la legge è sbagliato»

Conti che non tornano. Perdite ingenti. Spese insostenibili. E aiuti che arrivano in ritardo. Sebbene ieri la nostra Regione abbia dato il via libera all’operazione ristori da oltre 23 milioni di euro, la situazione per bar e ristoranti è drammatica. E se l’Emilia-Romagna diventerà rossa sarà ancora peggio. Intanto sta arrivando l’ennesima stretta, al vaglio del governo, per i bar che vieterà l’asporto dopo le 18 in chiave anti-movida. In pratica: un altro brutto colpo per chi è già allo stremo causa pandemia. Le associazioni di categoria sono infuriate e c’è anche chi, tra ristoratori, baristi e osti, sta pensando di mettere in atto proteste. Alcuni, tentati dal movimento nazionale ‘Io apro’ che punta a tirar su le serrande e tenere aperti i locali venerdì, si sono presi qualche ora di riflessione. Da ieri mattina è tutto un tam tam di videoriunioni, chat, messaggini su Whatsapp.

Ma c’è tanta paura. E anche chi, la mattina, preparava la rivoluzione, mobilitando quasi tutti i locali di una via, la sera già aveva cambiato idea pensando agli strascichi legali, le multe e ulteriori spese. Morale: è probabile che qualche segnale di protesta ci sarà, magari alzando le serrande o accendendo la luce di qualche locale, ma per ora a parte l’Halloween Pub e il bar di via degli Ortolani D e Company rimasti aperti e sanzionati, ancora non c’è chi si fa avanti per il ‘muro contro muro’. Fino a venerdì c’è tempo, gli incontri proseguono. «Siamo in ginocchio, ma il rischio è trovarsi isolati», dice Antonio Schiattone, 56 anni, del ristorante ‘That’s Amore’ di via Altabella. Di certo c’è che le associazioni di categoria, purché contrarie a questo ennesimo giro di vite sull’asporto, non approvano. E, anzi, bocciano ‘senza se e senza ma’, l’idea di trasgredire le regole. Massimo Zucchini, presidente di Confesercenti Bologna e titolare del pub ‘Celtic Druid’ in via Caduti di Cefalonia, invita alla cautela. «La norma non è ancora nero su bianco, aspettiamo. Comunque se verrà confermata, come pare, mi pare una stupidaggine pazzesca. Ma tirar su la serranda, aprire, dire venite dentro, è un suicidio».

Sulla stessa linea Giancarlo Toneli, direttore di Ascom-Confcommercio Bologna: «Norma insensata. Quando i locali erano aperti non mi pare ci siano stati problemi di assembramenti. Di questo ulteriore provvedimento non ce n’era proprio bisogno. Non dimentichiamo che, al di là *** dei centri storici, in tutta l’area metropolitana, nei piccoli comuni, i pubblici esercizi hanno una funzione di servizio. Ma sebbene capisca l’arrabbiatura, non condivido assolutamente iniziative che arrivano a infrangere la regole. Anzi, aggiungo: state attenti, la situazione è molto delicata». II numero uno di Confesercenti conferma: «Non si può mandare la gente al massacro. La pandemia è terrificante, l’idea che qualcuno tenga aperto come se nulla fosse è pericolosa come immagine». Senza contare che a venir sanzionati, oltre al gestore, ci sarebbero pure i clienti. Di diverso avviso Giovanni Favia, l’ex grillino oggi ristoratore e animatore degli ‘Esercenti resistenti’: «L’idea non è fare business, ma dare un segnale di protesta. Perché non crediamo più nel governo, ci sentiamo discriminati».

Ascom e Confesercenti, però, tengono il punto: agire per avere più ristori e certi; più liquidità; fare in modo che il Comune dia tutte le agevolazioni del caso. Ben vengano, quindi, gli aiuti regionali e le misure – confermate anche dall’assessore al Commercio Alberto Aitini – su dehors e riduzione delle tasse. Intanto resta in campo l’altra iniziativa: il ricorso al Tar per discriminazione portata avanti dal comitato ‘Tutela ristoranti Bologna’. Tra i circa settanta ristoratori aderenti, si vocifera che ci siano quelli più oltranzisti che starebbero anche valutando di tenere aperto venerdì, ma solo a condizione che ci siano parecchie adesioni, e quelli, invece, più moderati, convinti che sarebbe controproducente.

Di certo c’è, come dice Tonelli, che «un conto è fare un ricorso al Tar, un altro violare la legge». In attesa di capire il prossimo colore della nostra Regione, resta una speranza: approdare prima o poi in zona bianca. «Psicologicamente credo sia importante. Dopo questi dieci mesi tremendi, almeno vedi un ‘fine pena’. Avere la spinta, un obiettivo, è fondamentale. Non dimenticherò mai gli anni della crisi 2008-2009, quando la gente si suicidava. Serve qualche messaggio positivo per sopravvivere», conclude Zucchini.

Rosalba Carbutti, Il Resto del Carlino 12 gennaio 2021

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