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La carta delle consegne ha salvato tanti

L’analisi dell’Ascom: «Gli alimentari, portati direttamente a casa, hanno dato un +10%. Bene anche i gioielli e i mezzi di trasporto ecologici. Un aumento dovuto al significativo incremento delle consegne a domicilio durante il lockdown», spiega Giancarlo Tonelli, direttore generale di Ascom Bologna.

Francesco Mafaro uno dei soci di Adesso Pasta: «Ci siamo reinventati un lavoro che prima era di contatto e prossimità. Ora invece fra distanziamento, precauzioni come gel e mascherine è tutto molto diverso e la gente ha ancora paura. Una sensazione comune sia a chi viene che a tutti coloro che ancora rinunciano al classico pranzo o cena al ristorante».

Gioie e dolori della ripartenza di Bologna. È una città in altalena, in certi casi si parla di vere e proprie montagne russe, quella fotografata da Ascom Bologna dai primi giorni del lockdown a oggi per quanto riguarda i consumi. Una ripresa che per fortuna registra le confortanti variazioni registrate rispetto al 2019 nel settore alimentare, con +10% di consumi per macellerie e salumerie.

«Un aumento dovuto al significativo incremento delle consegne a domicilio durante il lockdown», spiega Giancarlo Tonelli, direttore generale di Ascom Bologna. O come il +5% registrato da ferramenta e librerie: «Perché tante rimaste aperte anche in tempo di pandemia, offrendo ai clienti strumenti pratici e intellettuali da usare quando costretti in casa – continua l’analisi Tonelli –. Una crescita interessante anche per il settore delle gioiellerie, antiquariato e arte. Qui abbiamo riscontrato un primo calo delle vendite a marzo e aprile, salvo poi rimbalzare in positivo quando gioielli, oro soprattutto, dipinti e orologi si sono inquadrati come bene rifugio».

Saldo positivo di consumi anche per i mezzi di trasporto green come biciclette e monopattini che (a scapito delle automobili) dal 18 maggio hanno subito un’esplosione delle vendite, incentivate dal bonus mobilità. Il rovescio della medaglia è invece lo stress maggiore a cui sono costretti i negozi di abbigliamento e calzature.

«Qui siamo a un -50% dei consumi – continua Giancarlo Tonelli –. Il settore sta facendo i conti con una ripartenza davvero molto lenta e complicata a cui per ora non mette rimedio il picco registrato dopo il 18 maggio. Il calo è dovuto anche allo slittamento dei saldi ad inizio agosto che costringe la clientela a diverse valutazioni d’acquisto in questo periodo». E poi, i ristoranti, trattorie, pizzerie, bar, pub e bistrot: l’eterogeneo settore di pubblici esercizi che ha pagato il prezzo più salato di tutti.

«La situazione sta migliorando, ma si parla comunque di un -75% iniziale che si è poi differenziato in un -60 o -30% per i ristoranti del centro storico, più in difficoltà rispetto agli analoghi in provincia, perché da sempre legati a filo doppio con il turismo, di piacere e lavorativo – conclude Tonelli –. In pub e bistrot invece le perdite di consumi non superano la soglia del -30%, anche perché il miglioramento corre veloce dopo la concessione comunale dei dehors. In generale, sarà fondamentale anticipare prima possibile il ritorno agli uffici da parte delle realtà private, ma soprattutto pubbliche. Perché oggi è il diffuso smart working a frenare di più i consum.

Ci siamo dovuti reinventare

Ma la flessione è pesante Nel weekend siamo ancora a un sesto del giro d’affari e gli uffici sono ancora vuoti. Speriamo nei dehors Francesco Mafaro è uno dei soci di ‘Adesso Pasta Car’, ristorante di via IV Novembre, proprio a fianco di Palazzo d’Accursio. Anche lui fa i conti con meno turisti, meno studenti e uno smart working che decurta anche la clientela lavorativa.

Intervista a Francesco Mafaro

I ristoranti del centro come sopravvivono in questa ripresa a ostacoli?
«A rilento. Ci siamo reinventati un lavoro che prima era di contatto e prossimità. Ora invece fra distanziamento, precauzioni come gel e mascherine è tutto molto diverso e la gente ha ancora paura. Una sensazione comune sia a chi viene che a tutti coloro che ancora rinunciano al classico pranzo o cena al ristorante».

Più paura o difficoltà economiche?
«Ambedue. Bisogna essere ottimisti e dire che la situazione migliora di giorno in giorno, ma non si può nascondere che un mix di fattori ci obbliga a una flessione importante».

Saprebbe quantificarla?
«Da ‘Adesso Pasta Car’ siamo a circa il 30% del lavoro di prima. Ma ciò che più ci penalizza è il weekend, quando registriamo un sesto di presenze rispetto al periodo pre-Covid».

La recente concessione comunale di allestire i dehors può migliorare la situazione?
«Potrebbe. Noi allestiremo un ambiente esterno qui in piazzetta dell’Orologio e speriamo che sia un giusto mezzo per attrarre più persone. Abbiamo notato infatti che la predilezione è decisamente per gli ambienti esterni. Questo, combinato al progressivo miglioramento della situazione sanitaria potrebbe aiutare. Ma servono almeno altri tre mesi per riprendersi del tutto».

L’assenza dei lavoratori per via dello smart working incide molto?
«Per i ristoranti del centro sì. Ci sono tantissimi uffici qui vicino che ora sono vuoti, noi ristoratori del centro abbiamo sempre puntato molto sulla fetta di lavoratori del centro storico che ora, da casa, ovviamente non consumano».

Francesco Zuppiroli, Il Resto del Carlino, 24 giugno 2020

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