Sangalli: 2 i reati sono un costo irragionevole per la nostra economia e una zavorra alla sua potenzialità di crescita”
Nel 2024 l’illegalità è costata alle imprese del commercio e dei pubblici esercizi 39,2 miliardi di euro e ha messo a rischio 276mila posti di lavoro regolari, in leggera crescita rispetto all’anno precedente. Si pensi l’abusivismo commerciale è costato 10,3 miliardi, quello nella ristorazione 7,4 miliardi e nella contraffazione 5,1 miliardi. In generale il 30% delle imprese del terziario di mercato percepisce un peggioramento dei livelli di sicurezza nel 2024. Sono i numeri messi in fila dall’indagine di Confcommercio diffusa in occasione della giornata nazionale “Legalità, ci piace!”, giunto alla dodicesima edizione. Sangalli: «I reati una zavorra per la crescita» «I reati sono anche un costo irragionevole per la nostra economia e una zavorra alla sua potenzialità di crescita» ha commentato il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli. «Il 60,1% delle nostre imprese – aggiunge – si ritiene penalizzato dall’abusivismo e dalla contrafazione. La consapevolezza è il primo passo per il cambiamento, in tema di legalità e di sicurezza. Riteniamo poi di grande importanza anche il sostegno alle imprese nei maggiori investimenti che stanno affrontando per prevenire i rischi, dotandosi, ad esempio, di sistemi di video sorveglianza».
Sangalli ha spiegato che «l’82,9% delle imprese del terziario che abbiamo intervistato hanno investito negli ultimi anni in misure per la sicurezza che danno buoni risultati, e rappresentano un aiuto anche alle forze dell’ordine, perché non dimentichiamo che una delle parole chiave di questa giornata – e in generale del nostro impegno sulla legalità – è proprio “collaborazione” con le istituzioni e le forze dell’ordine. L’istruzione, la conoscenza, la condivisione su questi temi determinano infatti la consapevolezza, spezzano le solitudini, animano il cambiamento. La cultura della legalità è il terreno su cui germoglia il senso di comunità: senza il rispetto delle regole condivise, nessuna libertà è possibile, nessuna sicurezza è reale». Quasi un imprenditore su tre (31,3%) teme che la propria impresa possa essere esposta al rischio di fenomeni criminali quali furti, rapine, atti vandalici e spaccate, aggressioni, etc. I furti sono il crimine che preoccupa maggiormente gli imprenditori in termini di sicurezza personale, dei propri collaboratori e della propria impresa (33,2%).
Il 21,3% degli imprenditori dichiara di aver riscontrato episodi criminali legati alla presenza delle baby gang nella zona di operatività dell’impresa e di questi quasi la metà (48%) è preoccupato per la propria attività. Tre imprenditori su dieci temono il fenomeno della mala movida, soprattutto per il degrado urbano (49,5%) e per atti di vandalismo e danneggiamenti alle strutture(45,8%). Il 27,7% degli imprenditori ha avuto notizia di episodi di usura o estorsione nella propria zona di attività e il 25,8% teme il rischio di esposizione a questi fenomeni. Di fronte a questi crimini il 63,1% degli imprenditori ritiene che si dovrebbe sporgere denuncia, il 50,5% si rivolgerebbe alle associazioni di categoria e alle organizzazioni antiusura, il 22,1% dichiara che non saprebbe cosa fare. Il 60,1% delle imprese del terziario si ritiene penalizzato dall’abusivismo e dalla contraffazione per via soprattutto della concorrenza sleale (50,1%) e della riduzione dei ricavi (23,1%).
Ivan Cimmarusti, Il Sole24 ore – 15 maggio 2025