Il presidente di Ascom chiede al Comune di far slittare l’aumento delle tariffe. «Sono state investite risorse importanti, i tavolini hanno messo ordine ai flussi turistici»
«È una misura ingiusta». Il presidente di Ascom Enrico Postacchini non usa mezzi termini per definire la «manovra» di Palazzo d’Accursio sulle tariffe dei dehors, aumentate del 30% per le attività nel cuore del centro storico.
Postacchini, siete pronti alla sollevazione?
«Può essere che qualcuno la farà, ma noi come associazione di categoria proveremo a risolvere la questione seriamente».
In che modo?
«Dobbiamo almeno cercare di prendere tempo, sarebbe più giusto aumentare le tariffe a fine anno o alla fine dei cantieri del tram. Noi questo abbiamo chiesto al Comune fin da subito. Siamo consapevoli che la città che cresce ha dei costi, comprendiamo le esigenze del Comune e forse un domani, a cantieri finiti, beneficeremo tutti delle trasformazioni, ma bisogna che le attività ci arrivino vive a quel momento e moltissime stanno davvero arrancando. E non certo da oggi».
Da quando?
«Bisogna che sia chiaro a tutti che non siamo ancora usciti dalla crisi nera del Covid. Le attività che sono riuscite a sopravvivere alla pandemia hanno acceso mutui a 5-10 anni per riuscire a stare aperte. Oggi siamo ancora in una fase di recupero, ma se si colpiscono le attività con altre stangate è la fine, quando invece queste attività dovremmo già ringraziarle anche solo per il fatto che esistono».
Rispetto ai cantieri, il Comune ribatte però che gli indennizzi per le attività lungo le linee del tram sono stati previsti. Non bastano?
«Le attività che si affacciano sui cantieri hanno un minimo indennizzo, ma poi nessuno parla mai della marea di attività che stanno nelle strade limitrofe che comunque non lavorano e non sono indennizzate. Parliamo di attività tutte tendenzialmente molto fragili che stanno tenendo il passo e provano a sopravvivere. Insomma, stiamo pagando un prezzo molto pesante per i lavori e la manovra sui dehors si poteva quanto meno rimandare».
Sui dehors è emerso anche un altro tema: nei mesi scorsi lo stesso sindaco ha lamentato come in alcune aree del centro, per esempio in via Orefici, sia diventato quasi impossibile camminare per la densità di tavolini e dehors. Nella manovra tariffaria c’è anche un tentativo di disincentivarli, secondo lei?
«Se questo è il retropensiero, è proprio sbagliato. I dehors in realtà hanno messo ordine e hanno aiutato nella gestione dei flussi turistici, altrimenti dove le mettiamo le persone a consumare? Per terra o sui gradini? I dehors non sono causa di confusione, la gente di spazi ha bisogno, ovunque nel mondo i dehors sono un plus. Sono un presidio e un controllo. Ma poi sui dehors è un altro il ragionamento da fare».
Quale?
«I dehors sono tutti il frutto di investimenti personali di esercenti e commercianti che di fatto offrono un servizio sgravando il pubblico da quell’onere. Adesso il pubblico sta facendo crescere la città con molti investimenti, ma poi va a gravare proprio su quegli esercenti che hanno messo risorse per garantire un servizio importante. Si va a bastonare proprio lì e a pagare saranno quelli che rispettano sempre le regole e pagano tutte le tasse. Sono loro che vengono penalizzati e sono loro che alzano la voce».
La vox populi sostiene però che la categoria dei commercianti si lamenta sempre, ma In campo Enrico Postacchini è presidente di Ascom, l’associazione commercianti poi alla fine i locali son pieni…
«È il solito ritornello che si sente, ma per fortuna sono pieni, dico io, perché ancora si devono riprendere dal baratro degli anni scorsi. Ma Bologna, checché se ne dica, non ha un problema di overtourism: la città non è solo via Orefici o il Quadrilatero, basta andare in piena estate in una trasversale di via Ugo Bassi per vedere che il pienone non c’è, ci sono aree del centro comunque deserte. Già da diversi anni per negozi e pubblici esercizi non ci sono molti margini di guadagno, non ne vale più la pena da un po’, ma il nostro mondo è capillare, numerosissimo, contraddistinto da un forte spirito di sacrificio. Si resta aperti comunque e meno male, perché se iniziasse un percorso di rassegnazione ci sarebbero problemi serissimi: il nostro modello economico non potrebbe assorbire tutti questi fuoriusciti».
Daniela Corneo-Corriere di Bologna, 30 gennaio 2025
Intervista al direttore Giancarlo Tonelli che illustra il progetto in sinergia col Comune. E sull’economia dice: «Nel 2024 flessione importante, si può fare meglio»