L’iniziativa era stata avviata dal maestro Claudio Abbado. Adesso viene portata avanti dalla Fondazione Sant’Orsola
Un ospedale pieno di musica. Violini, percussioni, tastiere, chitarre elettriche, armoniche e clarinetti: per una giornata in tutti i reparti della Pediatria hanno risuonato le note della musicoterapia per i piccoli pazienti. Fondazione Sant’Orsola ha voluto ricordare così, a dieci anni dalla morte, il maestro Claudio Abbado che già nel 2006 aveva iniziato questa attività, capace di dare tanti benefici ai bambini ricoverati. Il testimone era stato consegnato dal maestro all’associazione Mozart 14 che, chiudendo i battenti, nel maggio 2022 l’ha passato alla Fondazione Sant’Orsola. L’attività viene portata avanti tutto l’anno con sei musicoterapisti a cui si affiancano tirocinanti del Conservatorio. Oltre 1.000 ore ogni anno, in sei reparti diversi, che rappresentano una piccola oasi per tanti bambini, soprattutto per chi rimane ricoverato a lungo. «Attraverso questa attività – racconta infatti Barbara Zanchi, musicoterapeuta che anima il progetto fin dall’inizio – i bambini ricoverati vivono un momento capace di ridurre l’ansia per un intervento chirurgico o per cure che spaventano, di attenuare la percezione del dolore e hanno la possibilità di esprimere con la musica, un linguaggio universale, il disagio causato dalla degenza, specie se prolungata».
La musicoterapia si svolge tutte le settimane in sei diversi reparti del Sant’Orsola: Neonatologia, Terapia intensiva neonatale, Oncoematologia pediatrica, Chirurgia pediatrica, Pediatria specialistica e, da poche settimane, Neuropsichiatria infantile per i bimbi con gravi disabilità. Nel 2023 sono state svolte 1.023 ore di attività (in media quasi tre ore al giorno) che hanno coinvolto 971 piccoli pazienti. In Terapia intensiva neonatale, Fondazione Sant’Orsola sta portando avanti una ricerca, avviata da Mozart 14 e Fondazione Abbado, per misurare dal punto di vista clinico gli effetti positivi della musicoterapia sullo sviluppo dei neonati prematuri.
Il Resto del Carlino, 3 febbraio 2024
“Finché sarà apprezzato e sostenuto il suo forte ruolo di servizio alle comunità, il negozio non morirà mai perché è sinonimo di collettività, di socialità, di sicurezza, di coesione”