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Confcommercio: rafforzare i contratti leader per far crescere salari e consumi

Contrattazione più forte per far crescere i salari

«Rafforzare i contratti leader per far crescere salari e consumi». Nel giorno in cui il Cnel illustrale proprie proposte su lavoro povero e retribuzioni, e in vista dell’incontro domani a palazzo Chigi sulla prossima manovra economica, è la vicepresidente di Confcommercio con delega al lavoro e alla bilateralità, Donatella Prampolini, a sottolineare come, rispetto alla proposta di un salario minimo legale, la «risposta giusta sia nella contrattazione collettiva, firmata dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative» che, del resto, già svolge il ruolo di “autorità salariale”. «Una contrattazione- ha spiegato Prampolini – che da sempre ha garantito la più equa retribuzione per i lavoratori attraverso un trattamento economico complessivo che ricomprende sanità integrativa, previdenza complementare, servizi della bilateralità territoriale. Si tratta, dunque, di agire per la valorizzazione erga omnes di tali sistemi di contrattazione».

Confcommercio firma i contratti nazionali del terziario, distribuzione e servizi, del turismo, dei trasporti e della logistica, e altri importanti accordi di categoria, che coinvolgono quasi cinque milioni di lavoratori. Il Ccnl terziario, distribuzione e servizi è quello più applicato in ltalia con oltre due milioni e 800mila addetti, ed è scaduto nel 2019. «Siamo pronti a rinnovarlo il prima possibile – ha detto Prampolini.

Ma non vogliamo concentrarci solo sulla parte economica, certamente importante, ma abbiamo chiesto di rivedere anche alcune normative che non sono più in linea con i tempi. Quello che chiediamo è andare discutere quelle parti che non consentono alle aziende di avere elementi di flessibilità e di stagionalità. In particolare, vogliamo concentrarci su produttività, organizzazione del lavoro, picchi di attività e classificazione del personale. Tutte questioni su cui siamo ancora in attesa di una risposta da parte del sindacato. Peraltro non è vero che dal 2019 non siamo venuti incontro ai lavoratori: a dicembre scorso è stato sottoscritto un accordo ponte con il quale sono stati riconosciuti, al quarto livello, 350 euro una tantum a ciascun addetto e l’erogazione, da aprile, di 30 euro al mese come acconto sul rinnovo. Non è questo il punto di caduta l’impegno a fare di più c’è, ma bisogna fare i conti un Ipca fissato al 6,4% per i rinnovi contrattuali, e con un quadro economico che presenta incertezze e difficoltà». L’ufficio studi di Confcommercio ha previsto una crescita del Pil dello 0,8% quest’anno e dell’1% per il 2024- Purtroppo Covid, rallentamento economico, inflazione, accesso al credito sempre più difficile stanno pesando sulla domanda delle famiglie che resta debole, con una stima dei consumi pari a +0,9% per il 2023 e +0,7% per l’anno prossimo. Le famiglie, peraltro, hanno perso negli ultimi due anni 17mila e 6oo euro in termini di potere d’acquisto. Anche occupazione e produzione mostrano segnali di fragilità, e nel terziario di mercato, nel primo semestre di quest’anno, hanno cessato l’attività oltre 106 mila imprese, di cui 55mila nel commercio.

Il salario minimo legale è la risposta? «No- ha risposto Prampolini -anche perché, se slegato da un consolidato sistema di relazioni industriali, andrebbe a discapito della più diffusa applicazione dei contratti collettivi leader, danneggiando la sana concorrenza tra le imprese. Peraltro, nel terziario di mercato, che occupa più di 3,5 milioni di lavoratori, le retribuzioni orarie al lordo degli istituti aggiuntivi. Si attestano sempre sopra i 9 euro, anche per i livelli più bassi. Inoltre, il rischio di appiattimento delle retribuzioni, che una soluzione legislativa porterebbe con sé, determinerebbe anche una perdita di potere d’acquisto dei lavoratori, e dunque un abbassamento dei consumi (già deboli), incidendo negativamente sulla tenuta economica delle aziende».

Per tutte queste ragioni, Confcommercio chiede di rafforzare la contrattazione esercitata dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative, e di riconoscere erga omnes i Ccnl leader. Occorre poi avanzare sul terreno della misurazione della rappresentatività (cioè frenerebbe i contratti pirati); e va risolta la questione della perimetrazione settoriale, determinante per individuare la contrattazione collettiva di riferimento di ciascun settore. Bene poi l’intervento di riduzione del cuneo fiscale e contributivo (che il governo ha annunciato di voler prorogare nel 2024) e la riforma Valditara che fa nascere, dal prossimo anno, la nuova filiera formativa tecnologico-professionale {modello 4 +2). «Noi facciamo fatica a trovare lavoratori, a cominciare dai cassieri-ha chiosato Prampolini-. Nel turismo e nel commercio mancano, rispetto al 2022, circa 480mila lavoratori. Per oltre il 40% le richieste delle imprese non sono soddisfatte soprattutto per mancanza di competenze. Certo, c’è un problema di percezione del mercato del lavoro, peggiorato con il Covid, ma anche di incrodo tra domanda e offerta perché non ha funzionato la seconda gamba del Reddito di cittadinanza. È urgente invertire rotta».

Claudio Tucci, Il Sole 24 Ore – 12 ottobre 2023

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