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«Cerco un barbiere, ma non trovo giovani»

Nello storico salone di piazza Santo Stefano pochi curricula. Il titolare: «Stipendio buono, ma i ragazzi preferiscono il reddito di cittadinanza»

«Sto cercando un barbiere già formato per bene. Ma non lo trovo. Perché? L’artigianato in generale sta scomparendo, e il classico barbiere di una volta non si trova più. Inoltre, forse in troppi non accettano il sacrificio e la gavetta». La barberia ‘da Gino’ di piazza Santo Stefano nel 2022 compie 100 anni e Francesco Scigliano, l’attuale titolare (dal 1996, a fondarla nel 1922 fu Giovanni Luminosi, Gino Poggi con cui Scigliano ha lavorato venne con la seconda gestione) lancia il suo allarme: si fa molta fatica a trovare un aiutante che sia all’altezza del ruolo, fuori dalle mode e che sappia relazionarsi con notai, avvocati, imprenditori. In poche parole, una forbice sicura che rispetti la tradizione.

«Io sono solo qui in piazza Santo Stefano da gennaio, per una clientela come la mia avrei bisogno di una mano». Scigliano non chiuderà «mai», lo sottolinea, e anzi mentre sfoglia il libro che ha celebrato i 100 anni del salone sembra che ne voglia scrivere un altro. A Parigi stanno pensando a un documentario sulla storia della barberia («Bisogna salvare l’artigianato»), e dal volume fanno capolino, tra gli altri, anche il sindaco Matteo Lepore e Romano Prodi, che abita a pochi passi. «Il professore mi ha detto che non mi ha mai tradito, nemmeno quando era a Bruxelles».

Ma come nasceva un barbiere? «In questo periodo, a scuola chiusa, anche giù da me in Calabria, nel Cosentino, si andava nei saloni a imparare un mestiere, oppure in officina, oppure altrove – ricorda Scigliano -. Io dalla seconda-terza elementare ho cominciato a frequentare un barbiere, e a 12 anni iniziai a fare i primi tagli da solo. Il vero barbiere nasceva così». E adesso? «Per una barberia come la mia, che viene chiamata ‘il salotto della città’ e che ha una storia e un prestigio, con una clientela di un certo tipo, mi è stato sconsigliato di prendere i ragazzi appena usciti dalle scuole di settore. Quindi mi piacerebbe avere una persona già ‘finita’ – continua Scigliano –, non un ragazzo da formare sul campo senza esperienza. Oltre alle scuole ci vuole anche un esperienza nel mestiere, anche all’estero. E perché no, pure sviluppata nel Meridione».

Insomma, la barberia da Gino è giustamente esigente almeno per un primo profilo, per una seconda persona si vedrà. Gli annunci sono ancora sui social, il passaparola continua. «Il reddito di cittadinanza andrebbe rivisto, in troppi stanno preferendo il divano, con il sussidio di Stato, piuttosto che rimboccarsi le maniche e imparare un mestiere», con queste parole del ‘Maestro’, come lo chiamano i turisti stranieri sulle recensioni online, concorda anche il cliente che ascolta la chiacchierata.

Il tema è attualissimo, è quello della difficoltà in tutti i settori a trovare del personale. Anche Scigliano tiene a precisare che alcune dinamiche sono per lui poco comprensibili. «In giro c’è di tutto legato a questo lavoro, a fare gli hipster siamo bravi un po’ tutti – la battuta -, ma le dico anche cosa accade nei colloqui. Non so se è un problema, ma cominciano a chiedermi subito le ferie, o se si lavora il sabato, quanto è lo stipendio. Quest’ultimo è molto generoso per un giovane ragazzo che potrebbe dare il via a una bella carriera. Invito quindi – conclude – tutti i ragazzi a tirarsi su le maniche e a imparare i mestieri per portare avanti le tradizioni».

Paolo Rosato, Il Resto del Carlino, 14 luglio 2022

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