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La Crisi energetica

«Rischio frenata per i consumi». Intervista a Valentino di Pisa, presidente di Fedagromercati e a Giancarlo Tonelli, direttore di Ascom

Un’esplosione dei costi, dove ‘il prezzo da pagare’ si profila eccessivamente caro. In tutti i sensi. «Chi aveva scommesso su una guerra di breve durata ha sbagliato – afferma Giancarlo Tonelli, direttore di Ascom -. Il conflitto, infatti, sarà ancora lungo e gli effetti si prospettano più pesanti di quello che si era immaginato soltanto tre mesi fa». Un’amara considerazione, questa, che trova conferma nei numeri. «Abbiamo eseguito una previsione in riferimento al periodo aprile 2022-2023, i dati mostrano che la forbice dei rincari per le attività oscillerà da un minimo del 100% fino al 140% – aggiunge –. In questa crisi economica legata alla guerra c’è stato, sì, un forte aumento dell’inflazione, ma in molti casi le imprese non hanno aumentato i propri listini: la partenza dei saldi, ad esempio, è di fatto quasi un intervento anti-inflazione. È chiaro però che questo sforzo di contenimento sia destinato prima o poi a mutare: se i costi rimarranno così alti, le aziende dovranno valutare come attutire questi aspetti nei propri bilanci. Il rischio è un rallentamento dei consumi». 

Le criticità non mancano. «A settembre molti nodi arriveranno al pettine, anche per questo sarà fondamentale che prevalga il senso di comunità. Siamo tutti sulla stessa barca e sarebbe sbagliato se, in questa situazione, i Comuni pensassero di aumentare la pressione fiscale su imprese e famiglie. Nessuno sarebbe in grado di reggerlo – aggiunge -. La politica, piuttosto, dovrà rendere il Paese più autonomo in termini di gas ed energia». I commercianti, ostacolati dai rincari, «finora hanno fatto leva sulle rateizzazioni – conclude Tonelli –. Ma quella è una soluzione che poteva funzionare immaginandosi una crisi di durata limitata nel tempo. Ora, invece, lo scenario dovrà essere gestito in modo diverso».

«Scenario sempre più incerto»

Non sono tempi facili. Soprattutto «se pensiamo che facciamo parte di una filiera altamente energivora – specifica Valentino Di Pisa, presidente di Fedagromercati – dove ora, aziende come le nostre, risentono fortemente di questi rincari». Quando iniziarono le prime avvisaglie sull’aumento dei prezzi, «noi avevamo condotto un’indagine sugli effetti e i costi che questa situazione cominciava a generare. Il risultato? In media 30mila euro in più all’anno per azienda, una mazzata. Ma se dovessi effettuare nuovamente il calcolo, oggi emergerebbero cifre decisamente superiori. È chiaro, infatti, che lo scenario sia ulteriormente peggiorato: a seguito dello scoppio della guerra sono tante le difficoltà, dal carburante all’energia, che ci toccano direttamente e indirettamente». 

Servono quindi validi strumenti per fronteggiare le criticità, «come la realizzazione di comunità energetiche, soluzione su cui anche il Caab sta ragionando – aggiunge Di Pisa –. Occorrono interventi strutturali che permettano l’indipendenza, l’autonomia dell’approvvigionamento di energia e che possano così aiutare a stabilizzare la situazione e a indirizzarci verso un futuro più tranquillo di quella attuale. Le soluzioni-tampone, infatti, non bastano più, bisogna cambiare strategia guardando lontano». 

Non solo. «Per noi è un aggravio enorme sul nostro bilancio e non possiamo, come magari qualcuno pensa, rifarci sui prezzi della merce dell’ortofrutta. La nostra tipologia di attività, infatti, non ha questo tipo di logica industriale che ci permette di ribaltare sul costo del prodotto l’aumento dell’energia». Quali prospettive vede sul futuro? «Certamente le prospettive non sono rosee – chiude Di Pisa –. A mio avviso, la situazione oggi è ancora in salita: in questo momento, infatti, non ci sono ancora le condizioni, anche a livello dello scenario internazionale, per parlare di stabilità. Al contrario, andiamo incontro a uno scenario di incertezze su molti punti di vista». 

g.d.c., Il Resto del Carlino – 9 luglio 2022

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