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Poche le discoteche aperte dopo il via libera «Con la capienza al 50% ci rimettiamo»

Gianni Indino, leader del Silb, fa il bilancio del primo week end. “Tutti gli indicatori dicono che ci sono le condizioni per tornare alla normalità in sicurezza»

Buona la prima, ma bisogna cambiare passo: i locali da ballo non possono lavorare al 50 per cento della capienza, significa rimetterci. Tutti gli indicatori dicono che ci sono le condizioni per tornare alla normalità in sicurezza». Gianni Indino, presidente regionale del Silb, il sindacato delle discoteche, fa il punto dopo il via libera, contingentato, da parte del governo al ritorno in pista, dallo scorso venerdì.

Quanti locali hanno riaperto? «Non tantissimi, una settantina su 274 in Emilia Romagna. Dove il fatturato pre Covid era di 120 milioni di euro, 240 con l’indotto, il gettito fiscale 26 milioni l’anno. E 10mila occupati, 20mila con i collaboratori».

Perché questo elenco? «Perché qualcuno forse pensa a noi come qualcosa di frivolo, di superfluo, invece siamo a pieno titolo un asse importante dell’economia e in Romagna anche un traino per il turismo, con 78 locali da ballo solo in provincia di Rimini». Siete di nuovo in pista, non vi basta? «Assolutamente no. Non è un vezzo, non scherziamo. Siamo il settore forse più colpito dalle restrizioni, da ormai due anni non battiamo un chiodo. Solo a Natale la chiusura decisa last second è costata, su scala nazionale, 300 milioni di mancati incassi a fronte di un fatturato di 1,2 miliardi annui». Metà capienza è pur qualcosa? «E’ un segnale. Ma economicamente non regge. Chiediamo di essere equiparati allo sport, quando stadi e palazzetti torneranno al 100 per cento» .Perchè non tutti i locali hanno aperto? «Il nostro comparto è in grande difficoltà. Lavorare al 50 per cento vuol dire rimetterci. Abbiamo ancora un mese di tempo per cambiare marcia. Non di più. Anche per questo molti locali hanno scelto di non aprire, aspettando quantomeno la primavera per poter utilizzare, chi l’ha a disposizione, l’area esterna e quindi portare la capienza al 75 per cento. Altrimenti si chiude, e stavolta per sempre. Noi vogliamo riaprire in maniera corretta, organizzata. Vogliamo tornare a fare programmazione, investire, guadagnare e retribuire i nostri collaboratori». Sul fronte spese come va? «Stanno arrivando tutti i nodi al pettine». Ovvero? «Per resistere abbiamo fatto debiti, aperto mutui, spostato le scadenze delle tasse. Ora arriva il conto. Però non abbiamo lavorato per due anni, salvo 40 giorni di ’tregua’, poi rientrata». Cosa chiedete? «E’ necessario, per la sopravvivenza delle imprese del mondo della notte, che vengano rinegoziati i debiti contratti con istituti bancari e fornitori, che si acceda al credito d’imposta, che arrivino ristori congrui. I 20 milioni stanziati dal ministero di recente sono poca cosa se si pensa ai 300 milioni persi solo lo scorso Natale in Italia, una trentina in Emilia Romagna». Nel primo weekend di apertura ci sono stati alcuni gravi episodi. Come li giudica? «Io stesso ho fatto il giro dei pochi locali aperti nel Riminese. Ho visto situazioni tranquille. Salvo alcuni gruppuscoli di ragazzi, sopra le righe, forse causa astinenza prolungata da ballo. Ma sono cose che capitano anche fuori. La stragrande maggioranza dei giovani ha voglia di tornare a divertirsi».

Mario Gradara, Qn – Emilia Romagna Marche, 14 settembre 2022

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