Intervista a Enrico Postacchini «Risalita dura, ci vorrà molto. Ora meno tasse»
Enrico Postacchini, presidente di Confcommercio Emilia-Romagna, come è andato il commercio nel 2021? «Meglio che nel 2020, perché allora c’erano le chiusure forzate soprattutto nei comparti turistici, come pubblici esercizi e commercio. Resta comunque un anno difficile: si è riaperto e c’è un segno più su vendite e fatturati, però calcolato rispetto al ‘quasi zero’ dell’anno prima. Sul turismo si vive di nuovo una stagione di preoccupazione, perché rischia di essere di nuovo fortemente penalizzato. Da un mese a questa parte sono arrivate le disdette, dovute alle limitazioni imposte soprattutto agli stranieri».
Quali sono i settori più colpiti? «II commercio tradizionale in tutte le sue forme, in particolare moda e calzature. Poi tutto il comparto dell’accoglienza, i ristoranti, tutto ciò che ruota attorno a wedding e cerimonie, e la cultura. L’unico settore che ha retto il colpo è l’alimentare: essendo mancata la possibilità di andare fuori, la convivialità, l’alimentare lavorava. Ci sono comparti che vivono una stagione di segno più, ma la maggioranza sta solo recuperando rispetto al calo».
Rispetto alle aspettative com’è andata? «È andata come ci si aspettava. È stato un anno in sofferenza. E non ci aspettiamo molto dagli anni a venire, che saranno comunque segnati da questa problematica di sofferenza e, soprattutto, di limitazione. Abbiamo tre-quattro anni in cui bisognerà risalire la china. Bisogna mettere nelle condizioni queste imprese piccole, fragili, che vivono di clientela locale, di rimanere aperte e in piedi pur lavorando poco. Detta così è facile, ma i costi della gestione e del credito, nonché l’imposizione fiscale, non sono calati».
Come è andato il Natale? «Abbastanza stabile rispetto al 2020, con qualche leggero incremento in alcuni comparti come lo sport e la montagna. La moda rimane un comparto ricercato. C’è un leggero incremento, ma la spesa media pro capite resta del 30% in meno rispetto agli anni precedenti».
Ci sono territori che hanno segnato performance più solide della media? «Le province che reggono meglio il colpo sono Bologna e Modena, che hanno un sistema manifatturiero forte ed eventi consolidati forti. Le zone strettamente turistiche soffrono di più. Poi la montagna è debole, ma fortunatamente c’è neve e ci si può andare: e l’Appennino non ha come le Alpi la concorrenza di Svizzera e Francia, che non hanno restrizioni».
Quali sono le prospettive nel 2022? «Sempre di leggero incremento, ma il tema diventa strutturale. Quelle del terziario sono attività su cui bisogna mollare la presa, soprattutto sul lato fiscale. Lo Stato non può avere le stesse pretese che aveva prima. È già un miracolo se queste imprese rimangono in piedi e se decidono di continuare l’attività. E dal primo gennaio riprendono i mutui bancari che erano congelati».
Riccardo Rimondi, Il Resto del Carlino – 27 dicembre 2021