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Discoteche, i gestori: «Follia riaprire al 35%»

Fanno discutere i pareri del Cts. Giovetti (Silb Bologna): «Decisione repellente per i clienti, non ci sono margini di guadagno»

«Sinceramente? Mi viene da ridere…per non piangere». Così Oliviero Giovetti, presidente del Silb di Confcommercio Ascom Bologna, commenta i paletti stringenti decisi dal Cts per la riapertura delle discoteche. Secondo il parere degli scienziati il ritorno in pista da ballo, oltre al green pass, dovrebbe rispettare due criteri fondamentali: una presenza, compreso il personale dipendente, pari al 35% della capienza massima al chiuso e al 50% all’aperto.

E Giovetti, che è anche uno dei titolari del Qubò e dello Chalet dei Giardini Margherita, la definisce una «decisione da folli, perché ripartiremo con enormi difficoltà dato che la capienza delle discoteche in Italia è già la più bassa d’Europa. Riaprire al 35% significa organizzare una serata con un massimo di 150 persone, compresi i dipendenti. Non c’è margine di guadagno, ma di perdita». A 20 mesi dalla chisura non era di certo questa la ripartenza che i gestori delle discoteche si erano immaginati.

«Si critica la decisione del Cts – aggiunge Giovetti –, però se ne prende atto e possiamo considerarla un punto di partenza. Ma ci stiamo chiedendo se riaprire possa davvero valerne la pena». Un altro punto che viene contestato agli scienziati riguarda l’utilizzo della mascherina che potrà essere tolta soltanto durante il ballo. «Follia – dice il presidente di Silb Bologna –, come si fa a controllare che le persone che vengono a ballare se la rimettano per andare in bagno? Dovrei assumere almeno 50 buttafuori per controllare e perdere ulteriori ingressi visto che sono calcolati in quel 35% di capienza». In effetti assumere più personale per i controlli a discapito degli ingressi potrebbe presto rivelarsi un paradosso.

Giovetti fa anche notare come con queste predisposizioni si rischi di favorire ancora di più i rave illegali, «la gente va a ballare perché gli piace stare in mezzo a centinaia di persone. Quella del Cts, invece, è una decisione repellente per i clienti». È ancora più pessimista il direttore artistico del Numa Club, Vittorio Gaudenzi: «Il lato positivo è che se ne sta discutendo, ma è impossibile per i gestori poter lavorare e guadagnare a queste condizioni. Sono provvedimenti presi in maniera scientifica, ma da persone che non ne capiscono di discoteche». E una delle paure che ora affligge Gaudenzi riguarda anche il rischio di un aumento della competizione, «perché ci sarà chi ripartirà e per provare a guadagnare di più non rispetterà tutte le norme e chi, invece, lo farà ottenendo profitti bassi o quasi nulli». 

Per il direttore del Numa, però, una soluzione efficace era possibile: «Nel corso di questi due anni lo Stato avrebbe dovuto lavorare su un aumento della capienza delle discoteche italiane per adeguarsi a quelle europee». Poi fa notare: «Tutte le spese accessorie e di messa in sicurezza dei locali, che in tempi normali non esistevano, ricordo che sono a carico nostro e non sono di certo indifferenti». Tuttavia sia Guadenzi che Giovatti ripongono le proprie speranze nel Governo affinché rivaluti le misure proposte dal Cts e aumenti la capienza massima al chiuso.

Marco Santangelo, il Resto del Carlino, 7 ottobre 2021

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