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Imprese funebri in corteo: «Vaccinateci»

Trenta carri sfilano lungo i viali. L’appello a Regione e Governo: «I nostri addetti sono in prima linea contro il Covid, dovete proteggerli»

Il corteo, lungo l’anello dei viali di circonvallazione, è stato lento e silenzioso. Niente megafoni, slogan urlati o strombazzate di clacson. Un corteo discreto, come promesso dagli organizzatori. Ma non si può certo dire che sia passato inosservato. Perché ieri, in tarda mattinata, a sfilare per i viali sono stati trenta carri funebri, tirati a lucido, partiti uno dietro l’altro da via Zanardi, sede del Cif – il Consorzio Imprese Funebri – organizzatore dell’iniziativa. «Non è stata una protesta, ma una richiesta di attenzione nei confronti delle istituzioni», spiegano Mariarita Golfieri e Niccolò Lelli, amministratori del Cif. Gli operatori del settore imprese funebri sono ‘scesi in strada’ per chiedere «di essere inseriti nel piano di vaccinazione regionale».

La richiesta – che accomuna le imprese funebri di tutta Italia – è stata «già avanzata da mesi, sia dalle nostre associazioni di categoria sia dalle singole ditte, senza però avere ancora ottenuto alcun riscontro», affermano la Golfieri e Lelli. Gli operatori funerari si sentono abbandonati dalle istituzioni, Regioni e Governo. Eppure, affermano, «fin dai primi giorni della pandemia noi siamo sempre stati in prima linea ad affrontare il Covid: nelle camere mortuarie degli ospedali, nei recuperi salma, nei contatti con i parenti, nelle sanificazioni delle salme decedute per il virus». Di fatto, le imprese funebri garantiscono un servizio essenziale per la comunità. E chiedono atti concreti per fare lavorare con la dovuta tranquillità e serenità i loro addetti. Ma, via via che il governo elencava le categorie professionali da vaccinare, è cresciuto il disagio degli operatori del settore per non essere stati compresi nella lista. In alcune regioni ci sono state iniziative politiche trasversali per sensibilizzare il ministero della Salute (e il commissario all’emergenza) su questo tema. Anche queste, però, non hanno avuto seguito.

«Nessuno vuole pensare a noi, in quanto interveniamo nei momenti più drammatici che colpiscono le nostre vite e lavoriamo nel silenzio – lamentano la Golfieri e Lelli –. Ma svolgiamo una funzione che garantisce la pubblica incolumità». Da qui, la decisione di manifestare per le strade della città. «Abbiamo fatto un giro di telefonate fra i colleghi di Bologna e provincia – racconta la Golfieri – e quasi tutti, trentasei ditte, hanno aderito». Il corteo voleva essere, ed è stato, discreto e silenzioso. «Non volevamo intralciare o disturbare la vita della città – commenta la Golfieri –. L’importante era avere un impatto visivo». Le imprese funebri bolognesi ripetono il loro appello: vaccinateci. Perché «questa terza ondata ci pone forte preoccupazione. Il virus si sta diffondendo non sul posto di lavoro ma nelle famiglie, in un modo non controllabile. Se noi veniamo contagiati chi si occuperà di portare i defunti all’obitorio e al cimitero? Chi avrà cura e aiuterà i dolenti? La salute pubblica della città di Bologna è in pericolo».

red.cro., Il Resto del Carlino, 22 marzo 2021

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