Il presidente Rabboni: «Contributi a fondo perduto per il rilancio delle attività di piccole e medie imprese». Bandi per 40 nuovi progetti
«In un periodo di ristrettezze finanziarie e di crisi per tante piccole e piccolissime aziende costrette a stare chiuse a causa del Covid-19, il Gal (Gruppo di azione locale) Appennino bolognese (come gli altri cinque dell’Emilia Romagna) è l’unico soggetto pubblico che eroga finanziamenti a fondo perduto. Piccole e medie somme che non si devono restituire e che per un’azienda agricola, un ristorante o un affittacamere possono essere cruciali per il rilancio della propria attività».
Parola di Tiberio Rabboni, 68 anni, dal 2015 presidente del Gal Appennino bolognese, e un passato come amministratore pubblico. Il Gal Appennino bolognese associa 29 comuni che stanno sulle montagne e le colline della provincia di Bologna. Più una lunga serie di consorzi e di associazioni di categoria.
«Dal 2017 ad oggi – rivela Rabboni – abbiamo finanziato ben 130 progetti che, con tutta un’altra serie di progetti in ballo, raggiungono la cifra di 8,2 milioni di euro. Somme che coprono appena il 50 per cento degli investimenti. Due settori, in particolare – risponde il presidente del Gal – il turismo e il cibo. Nel turismo finanziamo progetti volti a migliorare i servizi alle persone. Mentre sul cibo, incentrato sulla biodiversità appenninica, finanziamo aziende agricole che puntano sui grani antichi, sull’ortofrutta di qualità, l’allevamento, la trasformazione di prodotti della terra». Sono già in pista i bandi per il finanziamento di 30-40 nuovi progetti.
«Riguardano tre settori – rivela Rabboni – e prevedono lo stanziamento di 240mila euro per investimenti in strutture di contenimento della fauna selvatica, 560mila euro per il miglioramento delle attrezzature agricole e 250mila per lo sviluppo della filiera corta». Ma non è finita qui. «Ci sono in ballo due grosse cose – si sbilancia Rabboni – da un lato una nuova comunicazione sulle eccellenze turistiche dei 29 comuni del nostro Gal e, dall’altro, lo sviluppo di un Distretto turistico dell’Appennino bolognese per inserire i nostri operatori in pacchetti turistici da vendere sui mercati nazionali e internazionali.
Poi c’è il progetto di sviluppo di un distretto delle produzioni agricole bio in montagna e quello di rinsaldo dell’alleanza tra produttori agricoli e ristorazione con cartelli e menù appositi. In questo abbiamo bisogno di Bologna, di un accordo forte con la Destinazione turistica del nostro capoluogo».
Nicodemo Mele, Il Resto del Carlino, Bologna 10 novembre 2020
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