«La Fase due richiede sacrifici e pazienza» Confcommercio, il presidente Postacchini: «Ci aspetta un periodo difficile: i volumi del 2019 torneranno non prima del 2023»
Enrico Postacchini, presidente di Confcommercio Emilia Romagna, c’è più soddisfazione per la riapertura o preoccupazione per il crollo dei consumi?
«Prima di tutti siamo felici di ripartire, dopo un lungo lockdown. Ci aspetta un periodo non breve che si annuncia difficile, ne siamo consapevoli: il tema è la sostenibilità delle aziende in un mercato che non ha i numeri di prima, ma conserva le regole di prima. Confcommercio stima in 84 milioni di euro in meno il calo dei consumi delle famiglie italiane nel 2020. In più, ci sono imprese che chiuderanno. Ci ritroviamo in un contesto difficile, ma non manca la voglia di battersi e trovare le migliori soluzioni».
Lei è stato sempre molto critico sulle scelte del governo, per quanta riguarda il supporto alle imprese. Una questione di tempi troppo lenti?
«I tempi si sono rivelati determinanti perché le aziende hanno visto poco o nulla. Aggiungiamo che si sono rivelate lunghe e complesse le pratiche per ottenere credito e che ci sono state criticità per la cassa integrazione».
E il decreto rilancio?
«Qualcosa di buono c’è, dal rinvio delle scadenze fiscali agli indennizzi a fondo perduto. Quelle misure sono un segnale, visto che parliamo di poco in confronto a un danno derivato dalle chiusure che è enorme».
Quindi sarà una ripartenza ad handicap?
«La Fase due richiede grande sacrificio e pazienza, con un ripensamento totale del lavoro. La cassa integrazione in deroga va prorogata ulteriormente, si lavorerà tutto l’anno a basso regime con incassi che si prevedono di un terzo o addirittura di un quarto rispetto al 2019. Per quanto riguarda i bilanci, nel 2021 si comprenderanno meglio le conseguenze di quest’emergenza».
È questo a dare un po’ di fiducia?
«Se la chiusura era un obbligo, l’apertura è una scelta: chi è ripartito lo ha fatto perché in grado di garantire le misure di sicurezza prescritte nei protocolli. Per questo occorre dare tranquillità, i negozi sono un posto sicuro».
Nelle linee guida è stato trovato un equilibrio tra sicurezza e sostenibilità economico?
«Ho battuto molto su questo tasto. In Emilia Romagna è stata portata avanti una riflessione seria sul tema. Con la Regione è stato fatto un gioco di squadra e abbiamo raggiunto ottimi risultati».
Una parte del commercio era pronta a partire già prima del 18 maggio?
«Sì, ed è questo il motivo per cui si è generato nervosismo. Nel frattempo non arrivavano gli aiuti promessi: è stato un periodo duro, ma ora concentriamoci sulla ripartenza. Chi è disposto a fare sacrifici andrà avanti».
Nulla sarà come prima del lockdown, i negozi hanno dovuto cambiare pelle: sarà ancora più importante l’attività di formazione di un’associazione di categoria?
«La formazione, per Confcommercio Emilia Romagna, è stata sempre una priorità. Siamo e saremo al fianco delle imprese».
Altro suo cavallo di battaglia, la web tax. Passata la fase acuta dell’emergenza se ne tornerà a discutere?
«Me lo auguro, perché nel canale web ci sono risorse che a mio avviso vanno recuperate. Si tratta di un’operazione di giustizia sociale e economica che prima o poi bisogna mettere in campo. Ma non dipende solo dall’Italia».
Come sarà la Fase due del turismo?
«Ci aspetta un turismo più locale, soprattutto con gli italiani».
Più locale vuol dire più povero?
«Non necessariamente, ma gli stranieri portano risorse e i numeri saranno molto diversi da quelli degli anni scorsi. È significativo il dato sugli aeroporti, per i quali il ritorno ai volumi del 2019 è atteso per il 2023. Insomma, sarà una ripartenza lenta».
Anche in questo caso ritiene raggiunto l’obiettivo di trovare misure di sicurezza non troppo penalizzanti per le attività?
«Le misure mi sembrano di buon senso, realizzabili e sopportabili dal punto di vista economico». Postacchini, i prossimi mesi saranno un banco di prova per il commercio? «Occorre supportare chi riuscirà a farcela. Questa è la sfida».