È morto il responsabile dei Servizi Tecnici e ausiliari della Diocesi. Ha lavorato con sei arcivescovi. Speciale il rapporto con Biffi
Paolo Castaldini ha iniziato a svolgere il servizio di volontariato nel 1957 collaborando con l’Ufficio Tecnico Organizzativo Arcivescovile, diventato poi Centro Servizi Generali (Csg). Concluso il suo lavoro in un istituto di credito, con il raggiungimento della pensione è sempre stato più coinvolto in curia e il 7 marzo 2007, nel 50º anniversario dall’inizio del suo servizio, fu nominato Commendatore dell’Ordine di San Silvestro Papa da Benedetto XVI. Con l’arrivo del cardinale Matteo Zuppi nel 2016 il Csg si trasformò nella Segreteria Generale e lui venne incaricato dei servizi tecnici e ausiliari della diocesi. Per la morte di Gianlorenzo Manchisi, il bambino di due anni e mezzo che nel marzo del 2019 cadde da un carro allegorico, fu condannato in primo grado a un anno e 4 mesi e questo fu l’unico incidente durante i suoi 68 anni di servizio. Castaldini era ricoverato da giorni per una polmonite virale ed è deceduto a 84 anni. Appresa la notizia della morte, ieri il Cardinal Zuppi ha espresso la sua vicinanza alla moglie Giuliana, alla figlia Daniela, ai suoi nipoti e a tutti i familiari. Domani dalle ore 11,30 alle 12,30 la salma sarà esposta nella sala del Pantheon della Certosa, dalle 13 sarà in cattedrale dove alle 14 l’arcivescovo presiederà i funerali.
Le sigarette sono state l’unico motivo di divisione tra il cardinale Giacomo Biffi e Paolo ’Paolone’ Castaldini. Nell’attesa che l’arcivescovo scendesse dal suo appartamento sotto il portico della curia se ne accendeva una che prontamente buttava via quando vedeva arrivare il porporato. L’inutile speranza era quella di non essere visto, ma era davvero vana tanto che era immancabile la reprimenda in milanese – «Tì te fas semper el barabìn» (Fai sempre il biricchino) – ed è curioso che venisse richiamato proprio chi era responsabile del servizio d’ordine nelle principali feste e manifestazioni religiose. Per 19 anni Castaldini ha collaborato con Biffi in un rapporto di fiducia sempre più stretto e che si consolidò giorno dopo giorno.
Le cose andarono molto bene anche con il Cardinale Carlo Caffarra. Il prelato di Samboseto gli chiese di mantenere il suo incarico, ma Paolone non sembrava affatto convinto. Il forte senso di umanità che l’arcivescovo aveva e che spesso nascondeva dietro la sua proverbiale riservatezza giocò un ruolo fondamentale nel fargli cambiare idea. Quando il cuore di Castaldini iniziò a fare le bizze, Caffarra fu uno dei primi ad interessarsi delle sue condizioni di salute e ad agire perché si curasse smettendo di trascurarsi. Un modo per restituire una parte di quanto aveva fatto sempre in modo gratuito. Già, perché in quasi 70 anni di servizio alla Chiesa di Bologna nelle sue tasche non è entrato neppure un centesimo.
Con il cardinale Matteo Zuppi l’intesa fu immediata. Rispetto ai suoi due predecessori l’attuale arcivescovo di Bologna si presentò subito con uno stile diverso e più teso a incontrare le persone e per questo c’era bisogno
di più permessi e di più autorizzazioni, uno dei tanti piatti forti di Castaldini. Come con Biffi e con Caffarra la sintonia era però a un piano superiore e il vero legame era costruito sul fatto che stiamo parlando di persone che con le loro azioni non hanno mai mancato di dimostrare il loro affetto e la loro fedeltà alla Chiesa. «Il suo è stato un servizio generoso fino al dono di sé – racconta Zuppi –. Una volta si infortunò durante la Via Crucis all’Osservanza e lui voleva continuare sebbene fosse chiaro a tutti che non ce la poteva fare».
Del rapporto con il cardinale Giacomo Lercaro, il cardinale Antonio Poma e l’arcivescovo Enrico Manfredini potrei parlare solo per fatti raccontati, cosa che a Paolo non avrebbe fatto piacere più di tanto. In questo tentativo di ritratto un posto particolare lo merita monsignor Ernesto Vecchi. Se il compianto vescovo ausiliare rappresentava la Chiesa bolognese tradizionale dal punto di vista del clero, Castaldini la interpretava perfettamente dal punto di vista laico. Due posizioni che diventarono complementari fino a dare vita al Centro Servizi Generali dell’arcidiocesi quando nel 1997 a via Altabella toccò l’organizzazione del Congresso Eucaristico Nazionale.
Ed è grazie a questa simbiosi se dalla presenza di papa Giovanni Paolo II al più piccolo degli eventi tutto funzionò alla perfezione. L’accompagnamento alle principali celebrazioni della vita diocesana è solo una parte dei tanti servizi che Paolone svolgeva con l’obiettivo di garantire ai fedeli il miglior ambiente possibile per pregare e esprimere le proprie devozioni. Nessuna gloria personale e soprattutto l’idea ben radicata che donarsi non è mai un modo per fare carriera.
Tutto questo non sarebbe stato possibile se al suo fianco non ci fosse stata Giuliana, anzi santa Giuliana come l’ha definita monsignor Antonio Sozzo durante la celebrazione che il 14 settembre di quest’anno ha festeggiato i loro 60 anni di matrimonio. Inseparabili, anche se lui trascorreva buona parte della sua giornata in curia. Come ha già ricordato il cardinal Zuppi in qualche occasione Paolo aveva chiesto troppo al suo corpo e nelle ore trascorse al Pronto Soccorso in attesa che la situazione medica si chiarisse lei è sempre stata lì con lui costruendo una barriera con il mondo esterno per lasciarlo riposare, cosa di cui aveva bisogno come il pane.
Per tutti è stato un punto di riferimento come dimostrano le tante testimonianze arrivate in queste ore. «Con Paolo Castaldini – sono le parole del senatore Pier Ferdinando Casini – se ne va un pezzo della storia della città di Bologna e, in particolare, della nostra Chiesa petroniana a cui ha dedicato tutta la sua vita. Lo voglio ricordare con gratitudine per il tanto che ha fatto; basta pensare alle visite dei pontefici nella nostra città e alla sua presenza immancabile e, per noi, rassicurante. Sicuramente riceverà nei cieli il premio per questo tragitto buono e onesto». «Ho conosciuto Paolo Castaldini da giovane – ricorda l’ex ministro e presidente di Emil Banca Gian Luca Galletti –, da sempre persona di grandissime qualità umane, al servizio della comunità e della Chiesa bolognese. Con il suo sorriso, la sua discrezione e la sua fede ha accompagnato generazioni di amministratori cattolici. La sua testimonianza resterà un esempio di umanità per tutti noi».
«La sua competenza – dice la capogruppo di Fratelli d’Italia in Regione Marta Evangelisti –, la sua discrezione e la sua dedizione resteranno un esempio per tutti coloro che hanno avuto modo di conoscerlo e lavorare accanto a lui». «Ciao Paolo, e grazie per avermi donato in oltre 35 anni di amicizia il tuo affetto, i tuoi consigli ed anche qualche sana ed utile tirata di orecchie – conclude il direttore di Confcommercio Ascom Bologna Giancarlo Tonelli –. Mi mancherai , ma sono certo che dal Paradiso continuerai a volerci bene e a controllare che… tutto sia in ordine». Esatto, e soprattutto non arrabbiarti se qualcuno si azzarda a spostare qualcosa. Sai a volte lo si faceva solo per il gusto di vedere la tua reazione sempre ironica e pungente.