Postacchini, Confcommercio ER: «Fronte comune come tutela»
Il dumping contrattuale si configura come un atto di concorrenza sleale in cui le aziende applicano Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL) “pirata”. Tali contratti sono stipulati da sigle sindacali e datoriali con scarsa o nulla rappresentatività, spesso ittizie, con il solo obiettivo di introdurre condizioni economiche e normative nettamente inferiori rispetto a quelle previste dai CCNL leader, sottoscritti dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative del settore. La proliferazione di questa “contrattazione pirata”, particolarmente marcata nei settori dei servizi, nel turismo e tra micro-imprese e cooperative, ha un impatto devastante sia sui lavoratori che sulle imprese. Le conseguenze sui lavoratori si traducono in una “corsa al ribasso” che danneggia in primis proprio i lavoratori. L’obiettivo di abbassare i costi del lavoro comporta una perdita signi del potere d’acquisto e delle tutele essenziali, con salari ridotti, tutele essenziali erose, mancanza di Welfare e orari di lavoro penalizzanti. Tra le conseguenze per le imprese, ecco una concorrenza sleale e tanta ingiustizia. La crescita di questi accordi “pirata” altera gravemente la concorrenza. Le aziende che operano onestamente, applicando i CCNL leader (come i contratti Confcommercio che coprono circa 4 milioni di lavoratori nei settori Terziario, Distribuzione, Servizi e Turismo), si trovano a competere con soggetti che ottengono un vantaggio competitivo illecito basato esclusivamente sulla riduzione del costo del lavoro e sul peggioramento delle condizioni dei dipendenti. A livello sistemico, il dumping contrattuale genera una spirale negativa per l’economia nazionale. Questa erosione contributiva mina la solidità del sistema di welfare e previdenza, aumentando il rischio di povertà per i lavoratori una volta raggiunta l’età pensionabile. Il fenomeno è particolarmente grave in Italia, dove si contano oltre 1.000 contratti e accordi collettivi registrati. Un confronto con Paesi come Germania e Francia rivela l’inadeguatezza del sistema italiano: questi Paesi hanno arginato il dumping grazie a meccanismi legali di misurazione della rappresentatività sindacale e procedure di estensione erga omnes dei CCNL stipulati dalle organizzazioni maggioritarie. In Italia, al contrario, l’assenza di una norma chiara sulla rappresentatività, permette ai soggetti minoritari di proliferare indisturbati. Confcommercio Emilia-Romagna, in particolare, ha posto la questione al centro del dibattito regionale per l’aggiornamento del Patto per il Lavoro e per il Clima, chiedendo misure incisive per tutelare la qualità del lavoro e la legalità. Enrico Postacchini, Presidente di Confcommercio Emilia- Romagna, ha ribadito con forza la necessità di un’azione coordinata: «Serve un fronte comune contro il dumping contrattuale per tutelare imprese e lavoratori. C’è la necessità di affrontare con decisione un fenomeno che continua a minacciare la qualità del lavoro, la competitività delle imprese e la coesione sociale del territorio. I contratti promossi dal sistema Confcommercio rappresentano un pilastro per la tenuta economica e sociale della regione, ma questo pilastro è sotto assedio da parte di accordi sleali».
Confcommercio Emilia-Romagna, le proposte per il Contratto di Qualità: misure di rappresentatività e codice unico alfanumerico
Per superare la “giungla” degli oltre mille CCNL e arginare l’impatto dei contratti pirata, Confcommercio Emilia Romagna avanza una serie di proposte strutturali per rafforzare la contrattazione di qualità, tra cui istituire un sistema auto-definito di misurazione della rappresentatività: è cruciale, infatti, superare il vuoto normativo definendo chi è realmente titolato a negoziare. La certificazione della rappresentatività, gestita dalle Parti Sociali con l’ausilio di enti terzi e imparziali (come CNEL e INPS), dovrebbe essere un requisito fondamentale per la legittimazione contrattuale; ra orzare il criterio del CCNL “Più Protettivo”: nella valutazione dell’equivalenza contrattuale (ad esempio, per il Codice degli Appalti), si deve adottare un criterio costituzionalmente orientato, che miri a garantire la maggiore protezione possibile e non un mero livello minimo. Occorre poi potenziare la Vigilanza con un Indice di Qualità Contrattuale: si propone l’istituzione di un indice che valuti discipline protettive come regimi di orario, riposi, straordinari e scatti di anzianità. Questo strumento, supportato dai dati di CNEL e INPS, aiuterebbe gli ispettori a identiicare rapidamente i contratti irregolari. Opportuno poi rendere obbligatorio il Codice Unico Alfanumerico: quest’ultimo deve essere obbligatoriamente indicato nel contratto individuale di lavoro e reso interoperabile in tutte le banche dati pubbliche (INL, INPS, Ministero del Lavoro). Riconoscere e sostenere la Bilateralità: gli enti bilaterali rappresentano un elemento distintivo dei contratti di qualità. La loro presenza deve essere usata come un criterio di certiicazione della serietà e della qualità del contratto applicato, isolando i contratti pirata che, essendo privi di queste tutele di welfare, risultano meno costosi per le imprese, ma più poveri per i lavoratori.
Corriere Economia, 3 dicembre 2025