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La missione di Selenella. «Con il nostro lavoro diamo valore al prodotto e anche al territorio»

Il presidente Massimo Cristiani traccia un bilancio dei risultati raggiunti finora dal consorzio
e fissa le priorità per il futuro, dall’innovazione varietale alle nuove tecniche agronomiche

Nel cuore dell’Emilia Romagna, tra Bologna, Ferrara e Modena, Selenella continua a essere uno dei punti di riferimento dell’orticoltura italiana. Guidato dal presidente Massimo Cristiani, il Consorzio ha costruito un modello distintivo basato su qualità, filiera certificata, innovazione agronomica e forte radicamento territoriale. Oggi Selenella è una delle marche di patate più diffuse in Italia, capace di affrontare sfide come il cambiamento climatico e la concorrenza estera grazie a un approccio lungimirante e collaborativo. «Lavoriamo per dare valore alle patate — spiega il presidente Massimo Cristiani —. Dando valore al nostro territorio, l’Emilia Romagna e all’Italia tutta». Presidente Cristiani, qual è oggi la missione principale di Selenella nel panorama agricoloitaliano e quali valori guidano il vostro lavoro quotidiano? «La nostra missione è creare valore aggiunto per tutta la filiera e rendere economicamente sostenibile la produzione di patate, partendo storicamente dall’area bolognese. Siamo nati con l’obiettivo di dare dignità e riconoscimento a un prodotto fondamentale. Abbiamo sempre lavorato per dare valore al tubero e garantire una redditività equa ai produttori, tutelando chi ogni giorno lavora la terra. I nostri valori sono chiari: differenziazione, qualità, trasparenza e una costante ricerca di innovazione che renda la produzione più dinamica e competitiva. Tutto questo mantenendo un forte legame con il territorio che ci ha dato origine». Qual è oggi il ruolo di Selenella nel mercato italiano della patata e come si è evoluto negli ultimi anni? «Siamo cresciuti molto: oggi Selenella è la marca di patate più diffusa in Italia, con una quota importante e volumi di vendita elevati. Il mercato ci riconosce affidabilità e continuità, qualità che sono frutto di un lavoro lungo anni. Siamo partiti dall’Emilia Romagna, ma presto ci siamo resi conto che per rispondere alla domanda dovevamo ampliare le nostre aree produttive e presidiare tutto il territorio nazionale. Questo passaggio ci ha permesso di garantire prodotto tutto l’anno, evitando quei periodi di vuoto che un tempo penalizzavano la filiera». In che modo state affrontando le sfide attuali del settore come il cambiamento climatico? «Il clima è la sfida principale e lo sarà sempre di più. Negli ultimi anni abbiamo affrontato alluvioni devastanti, stagioni siccitose, ondate di calore estreme e primavere molto piovose che hanno modificato completamente i cicli produttivi. Da almeno 15 anni osserviamo segnali evidenti del cambiamento climatico, e questo ci ha costretti a rivedere sia la pianificazione agricola sia molte tecniche agronomiche. La nostra risposta passa attraverso varietà più resistenti, sviluppate per sopportare anomalie climatiche come temperature elevate o bombe d’acqua improvvise. Abbiamo introdotto sistemi di irrigazione più efficienti per evitare sprechi stress idrico, e rinnovato processi produttivi che oggi devono essere più flessibili e pronti a reagire a fenomeni climatici sempre più imprevedibili». State sviluppando nuovi prodotti o ampliamenti di gamma a lanciare sul mercato nei prossimi mesi?


«Abbiamo lanciato cipolle e carote a marchio Selenella. Le cipolle stanno performando molto bene e stiamo continuando a investire anche sulle carote». Quanto è importante per voi il legame con il territorio? «È fondamentale. Le aziende agricole associate sono tutte in Emilia Romagna, principalmente tra Bologna, Ferrara e Modena. Mantenere qui le nostre radici è una scelta strategica e identitaria». Come vede il futuro dell’agroalimentare italiano e quali cambiamenti ritiene necessari per rafforzare il settore? «Il futuro non è semplice, perché il mercato è sempre più globale. Serviranno qualità, programmazione, aggregazione e capacità di guardare all’estero. Per Selenella il futuro significa innovazione varietale, nuove tecniche agronomiche e sviluppo di prodotti innovativi». Quali ricadute economiche e sociali genera l’azienda nelle comunità locali? «Generiamo occupazione stabile e garantiamo redditività alle aziende agricole locali grazie al valore aggiunto della nostra filiera certificata. Il nostro modello contribuisce a mantenere vivo il tessuto economico rurale del territorio». Quali sono i punti di forza del vostro modello? «Abbiamo lavorato molto sull’identità italiana e sui valori del Consorzio. Nonostante la forte pressione del prodotto estero – Francia, Olanda e Germania – riusciamo a difenderci grazie alla qualità, alla tracciabilità e a prezzi equi. I nostri volumi sono ottimi e il mercato riconosce il valore della filiera». Come stanno cambiando le esigenze dei consumatori in termini di qualità, gusto e sostenibilità? «Il consumo di patate è stabile ma cambia nelle modalità. D’estate cala, si frigge meno in casa e aumenta la richiesta di prodotti pratici o trasformati. Poi si stanno riducendo le confezioni per evitare sprechi e cresce l’attenzione per qualità e sostenibilità. Molte diete moderne stanno reinserendo le patate, considerate un carboidrato più digeribile. Noi lavoriamo per accompagnare tutte queste tendenze».
Quanto è importante il lavoro degli agricoltori aderenti al Consorzio e quali strumenti mettete a disposizione per supportarli? «Gli agricoltori sono la base del Consorzio. Ogni produttore di Selenella ha il supporto di uffici tecnici e agronomi, e attiviamo progetti che sostengono economicamente le aziende agricole. Senza di loro, il Consorzio non esisterebbe». Su quali progetti intendete investire nei prossimi anni? «Puntiamo su innovazione varietale, innovazione agronomica e
nuovi mercati o nuovi prodotti. La differenziazione resta fondamentale.» Com’è andato il 2025 per Selenella? «Il 2025 è positivo per volumi e redditività, nonostante le forti tensioni sulle patate novelle e una stagione complessa». Quali sono le prospettive invece per il 2026? «Siamo già in programmazione. In Sicilia sono iniziate le semine e ci prepariamo a un’annata simile a quella passata, con grande attenzione alla programmazione».

Il Resto del Carlino, 30 novembre 2025


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