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Ascom e Confesercenti contro la Regione per il piano sugli aeroporti

Aeroporti, il «policentrismo» della Regione nel mirino di Confesercenti e Ascom «Così si penalizza Bologna»

L’abolizione dell’addizionale comunale sugli aeroporti «minori» dell’Emilia-Romagna, voluta dalla Regione per aiutare gli scali che da anni arrancano dietro il Marconi-pigliatutto, riaccende le polemiche sui difficili equilibri tra capoluogo e resto della regione. «La logica del policentrismo delle strutture logistiche è sorpassata», avverte Confesercenti Bologna, mentre Federalberghi mette in guardia dal rischio di «penalizzare Bologna nella competizione internazionale contro scali dove quella tassa nemmeno esiste». Gelida la Camera di Commercio di Bologna, principale azionista dello scalo bolognese: «Noi parliamo di economia, non di politica. Aspettiamo di leggere lo studio della Regione», dice il presidente Valerio Veronesi. Mentre l’ala sinistra della maggioranza bolognese chiede un ripensamento complessivo sulla cosiddetta «council tax»: «Non va eliminata, va riformata in modo profondo. Deve diventare davvero comunale, legarsi ai volumi reali di traffico e garantire ai territori più impattati una quota significativa delle risorse generate dal settore aereo». Il nuovo piano regionale degli aeroporti è atteso entro la fine dell’anno, ma la decisione di Viale Aldo Moro di tagliare l’addizionale comunale di Forlì, Parma e Rimini per incentivare il traffico aereo su quegli scali — stanziando 6 milioni di euro sul bilancio della Regione — è lo scheletro di un progetto che evidentemente non vuole lasciare indietro territori che da anni arrancano dietro un capoluogo dove l’aeroporto Marconi macina oltre io milioni di passeggeri all’anno. Una visione che non convince Confesercenti Bologna, che contesta il rischio di un ritorno «al policentrismo degli aeroporti in Emilia-Romagna» a discapito di Bologna. «Gli aeroporti con meno di un milione di passeggeri l’anno sono destinati a non avere un equilibrio economico di mercato.

E ancora una volta gli enti pubblici saranno poi chiamati a rifondere i bilanci in rosso», avverte Confesercenti, secondo cui i 6 milioni di euro sono l’antipasto degli aiuti che serviranno nei prossimi anni per gli scali minori. L’aeroporto di Panna «finora è stato solo al servizio di alcuni gruppi industriali», sottolinea Confesercenti Bologna, mentre Forlì «non ha mai abbandonato la sua vocazione militare»: solo lo scalo di Rimini, secondo l’associazione dei commercianti di Bologna, «potrebbe essere rilanciato come secondo aeroporto dell’Emilia-Romagna, facendolo diventare l’hub di riferimento della costa». Il messaggio a Viale Aldo Moro però è netto: «Nessuno pensi di depotenziare lo scalo del Marconi di Bologna». Parole simili a quelle che arrivano dagli albergatori di Ascom Bologna. «L’aeroporto Marconi sta giocando un campionato a livello internazionale, non vorremmo che per andare a tutelare altri scali minori si creasse un problema alla crescita di Bologna», dice il presidente di Federalberghi, Giovanni Trombetti. Il numero uno della Camera di Commercio di Bologna, Valerio Veronesi, mette le mani avanti. «Sia io che Enrico Postacchini (il presidente del Marconi, ndr.) non possiamo che condividere quello che ha detto qualche giorno fa Nazareno Ventola». E cioè che se a riempire gli aerei è la logica di mercato «va benissimo — aveva detto l’ad e direttore del Marconi — ma se deve essere qualcosa di artificiale legato a un mercato che non c’è, sostenuto in maniera insostenibile dal punto di vista economico, non siamo interessati». Coalizione civica stoppa invece sul nascere «la pretesa di Ryanair di chiedere l’abolizione dell’addizionale anche a Bologna», dice il capogruppo Detjon Begaj: «Condividiamo l’obiettivo politico di redistribuire i voli su tutta la rete aeroportuale regionale, ma questa redistribuzione — conclude — deve essere reale».

Francesco Rosano, Corriere di Bologna – 30 novembre 2025

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