L’allarme di Confcommercio. Convegno il 20 e il 21 novembre a Bologna
Oltre 7.000 negozi sfitti e un esercito di imprese scomparse. Sono i numeri della crisi del commercio al dettaglio in Emilia-Romagna. Un quadro «drammatico» quello restituito dai dati presentati sabato da Confcommercio: la regione conta una stima di 7.029 negozi sfitti nel 2025, il 15,0% della rete distributiva. Il 2024 si è chiuso con 666 attività in meno. Questo scenario si inserisce in un contesto nazionale, dove, negli ultimi 12 anni (2012-2024), la contrazione è stata severa in quasi tutti i comparti del commercio in sede fissa: senza misure correttive, l’Ufficio studi Confcommercio proietta la potenziale scomparsa di altre 114.000 imprese al dettaglio entro il 2035, ovvero oltre un quinto delle attività oggi esistenti. I settori più colpiti sono i distributori di carburante (-42,2%), articoli culturali e ricreativi (-34,5%) e commercio non specializzato (-34,2%).
«I nostri 7.029 negozi sfitti non sono un dato statico, ma la prova visibile di un drammatico calo delle imprese che sta prosciugando il cuore pulsante delle nostre città e dei centri storici. Questa emorragia di attività commerciali non solo compromette l’economia, ma distrugge il presidio sociale e la sicurezza dei quartieri. Dobbiamo agire subito, con la massima concretezza, per scongiurare una desertificazione altrimenti irreversibile», è l’appello lanciato dal presidente regionale di Confcommercio, Enrico Postacchini.
«La priorità è la rigenerazione — anche attraverso l’attivazione degli hub urbani e di prossimità. In Emilia-Romagna siamo pronti a partire. Questi hub devono servire come catalizzatori di servizi e nuove attività, sfruttando strumenti come i patti locali per la riattivazione dei locali sfitti, con canoni di affitto calmierati, e promuovendo l’animazione urbana e l’accompagnamento all’avvio d’impresa». «È fondamentale che Regione e Comuni in Emilia Romagna si dotino di Programmi pluriennali per l’economia di prossimità. Non possiamo aspettare il 2035 per contare altre imprese perdute. L’azione deve essere immediata e congiunta per proteggere il valore irrinunciabile delle nostre economie di prossimità», conclude sollecitando l’attuazione dell’Agenda urbana nazionale proposta da Confcommercio in più occasioni. Il tema sarà al centro dell’evento di Confcommercio, «inCittà. Spazi che cambiano, economie urbane che crescono», che si terrà a Bologna, a Palazzo Re Enzo, il 20 e 21 novembre.
Corriere di Bologna, 18 novembre 2025
Da Piacenza a Rimini : allarme Confcommercio «Oltre 7mila negozi sfitti»
L’Emilia-Romagna conta 7.029 negozi sfitti, pari al 15% della rete distributiva regionale. È quanto emerge dai dati della Confcommercio regionale che mostrano come nel 2024 le imprese del commercio al dettaglio abbiano registrato un saldo negativo di 666 unità, con le chiusure superiori alle aperture. Il quadro nazionale, evidenzia l’associazione, è altrettanto pesante. I settori più colpiti sono i distributori di carburante (-42,2%), articoli culturali e ricreativi (-34,5%) e commercio non specializzato (-34,2%). Secondo l’Ufficio Studi di Confcommercio, senza misure correttive entro il 2035 potrebbero scomparire altre 114mila imprese al dettaglio, oltre un quinto delle attività esistenti. «I nostri 7.029 negozi sfitti non sono un dato statico, ma la prova visibile di un drammatico calo delle imprese che sta prosciugando il cuore pulsante delle nostre città e dei centri storici – osserva Enrico Postacchini , presidente di Confcommercio Emilia-Romagna -. Questa emorragia di attività commerciali non solo compromette l’economia, ma distrugge il presidio sociale e la sicurezza dei quartieri». E rilancia la proposta di hub urbani riattivando i locali sfitti con canoni cal mierati.
Il Resto del Carlino, 18 novembre 2025