II presidente di Emil Banca: «I progetti fatti con Ascom, come in piazza XX Settembre, danno buoni frutti. Dobbiamo impegnarci tutti insieme per contribuire a migliorare la situazione nelle aree più critiche»
Bologna è quarta in Italia nell’indice di criminalità, cioè nel rapporto fra reati denunciati e numero di abitanti. L’anno scorso, nella stessa graduatoria del Sole24Ore, era sesta. La posizione è dunque peggiorata. Gian Luca Galletti, presidente di Emil Banca, come leggere questo dato?
«I numeri ci dicono che nella graduatoria le prime posizioni sono occupate tutte dalle grandi città come Milano, Firenze, Roma e, appunto, Bologna. Non c’è dubbio che nelle grandi città ci sia un ‘effetto Bronx’ che aumenta l’insicurezza. Questo succede anche per l’impoverimento delle relazioni e la desertificazione delle commerciali, con le relative ripercussioni sul contesto territoriale».
Cosa si può fare?
«Noi di Emil Banca in questi anni un modello l’abbiamo lanciato, grazie alla collaborazione con Confcommercio Ascom che ha l’obiettivo di riqualificare certe zone della città attraverso una presenza costante che possa migliorare la situazione e fungere da presidio del territorio».
Tipo piazza XX Settembre…
«Esatto. Con il progetto ‘XXL’ in piazza XX Settembre abbiamo messo in campo un centinaio di iniziative. Emil Banca si è impegnata coinvolgendo sia le associazioni che lavorano con noi sia i destinatari dei nostri fondi per il territorio. Il risultato è stato positivo, perché quell’area ora è più presidiata. Anche al Pilastro è successo lo stesso grazie all’iniziativa ‘Porte Aperte’ fatta sempre assieme ad Ascom tramite le attività di vicinato e le nostre filiali. La collaborazione con il presidente Enrico Postacchini e il direttore Giancarlo Tonelli è molto proficua».
Non solo repressione, quindi.
«Certo. Quello che importa è il modello. La repressione dei reati è importante, ma non basta. Ci deve essere anche il coinvolgimento delle forze sociali. È chiaro che la sicurezza del territorio spetta a Stato e Comune, ma anche i soggetti privati possono contribuire per dare risposte che ovviamente non possono essere definitive, però possono aiutare a migliorare la situazione migliorando la percezione di sicurezza dei cittadini».
Insomma, un ‘patto’ che coinvolga tutti.
«Sì. Poi c’è un altro aspetto importante. Dalla ricerca del Sole emerge che 6 reati su 10 sono commessi da stranieri. Certamente chi sbaglia deve pagare. Detto questo, bisogna fare un grande lavoro sull’accoglienza perché chi arriva qui non finisca nella sacca della delinquenza».
Quali altri progetti in campo?
«C’è il progetto della Curia ‘Insieme per il lavoro’ in cui anche noi siamo protagonisti assieme ad altre aziende bolognesi. Poi penso alla mensa dell’Antoniano, a cui noi contribuiamo positivamente. E ancora il progetto che presenteremo con le Cucine popolari e che prevede un’integrazione scolastica. La parola ‘insieme’ dev’essere quella che caratterizza la nostra azione. Da solo nessuno risolve i problemi, ma tutti insieme possiamo fare molto».
In quali zone è più necessario intervenire?
«Le zone critiche le conosciamo, penso alla Bolognina e al Pilastro. Anche se, va detto, qualche risposta sta arrivando: la caserma al Pilastro e il posto di polizia alla Bolognina sono fatti molto positivi. Ma da soli, come ho detto, non bastano».
Perché questo impegno di Emil Banca?
«Noi siamo una banca anomala, non ci occupiamo solo di finanza, ma come obiettivo abbiamo anche la relazione con la comunità in cui operiamo, infatti destiniamo parte dei nostri utili per migliorare il territorio».
Gilberto Dondi, Il resto del Carlino – 4 novembre 2025