Apre al Museo Ottocento la mostra dedicata alla pittrice bolognese e al suo percorso artistico, a 50 anni dalla morte
’Ineffabile Lea. Lea Colliva (1901 – 1975). A 50 anni dalla morte’ Già il titolo della mostra, che si è inaugurata ieri al Museo Ottocento, dà un tocco speciale di fascino all’artista che rappresenta un personaggio peculiare d’arte a cavallo tra i due secoli. «Artista colta, cruda, libera, discreta, ma risoluta – così scriveva Elena Gottarelli nella prima biografia sulla Colliva – una forza della natura dominata dall’arte e dal sacro fuoco». I critici e storici dell’arte Arcangeli e Raimondi, i frequentatori del Caffè San Pietro in via Indipendenza, luogo di ritrovo degli artisti, avevano subito intuito il talento e l’incisiva personalità della Colliva. «Ora a 50 anni dalla morte della pittrice – sottolinea Giancarlo Tonelli, direttore generale di Ascom – il Museo Ottocento apre un nuovo capitolo, anche con inediti, su questa importante artista. Inoltre il Museo diretto da Francesca Sinigaglia, accoglie la nostra stima per aver realizzato un centro d’attenzione di cultura importante non solo bolognese, ma anche nazionale». Le due curatrici Beatrice Buscaroli e Francesca Sinigaglia hanno fatto uno studio e un lavoro superbo sull’attività della pittrice riunendo 80 opere, in parte provenienti dalla Fondazione Bertocchi–Colliva, il cui Archivio è a Monzuno dove la Colliva è nata, e in parte da collezionisti privati. La mostra, con catalogo anche in inglese, è stata realizzata in maniera significativa: infatti entrando sulla sinistra si trovano le opere della Colliva, quindi ritratti e autoritratto (prima fase del suo lavoro), paesaggi e altro, e a destra le opere degli artisti dell’800 coevi alla pittrice e in mostra permanente nel Museo. L’esposizione si dipana quindi in parallelo, creando un dialogo artistico perfetto e mettendo in evidenza l’evoluzione pittorica della Colliva, inizialmente ispirata a Flavio Bertelli e a Paul Cézanne, per proseguire poi secondo una linea espressionistica. Notevole è stata l’influenza che ebbe su di lei la figura di Nino Bertocchi, critico artistico e cognato di Lea, la cui influenza l’aveva mantenuta entro binari ‘classici’, consolidati anche dall’insegnamento di Lea all’Accademia di Belle Arti dal 1940 al «Dal 1956 – precisa Sinigaglia – grazie alla partecipazioni a mostre, alle Biennali di Roma e Venezia, la sua pittura comincia a cambiare: si riempie di colore. Le pennellate sono dense di materia e di forte intensità. È come se Lea avesse ottenuto una rivelazione dal cosmo. Bertocchi è già morto e lei si sente libera. Nasce una nuova Colliva, quella del ’movimento ‘66’, così da lei definito, in cui la forma si identifica con il pensiero». «Tutti i dipinti a olio – conclude Buscaroli – sono attraversati dalla stessa volontà di accostare e ammassare linee, tessendole una sull’altra, sovrapponendole, aggrovigliate ma sempre pulsanti». La conversazione di presentazione degli incontri sulla mostra si svolgerà nella prestigiosa sala della cultura di Palazzo Pepoli, poi proseguiranno nella sede di Ascom da dicembre a febbraio. Orari della mostra: tutti i giorni dalle 10 alle 19. Chiude il 16 marzo 2026.
Il Resto del Carlino, 1° novembre 2025