Sangalli: “Manovra giusta ma serve uno sforzo per il ceto medio”

Intervista del presidente di Confcommercio su Il Giornale. “Necessario spingere i consumi detassando la tredicesima”. “Sostenere i redditi medio-bassi”. 

Il giudizio di Carlo Sangalli sulla manovra appena varata dal governo ha un peso importante. Confcommercio rappresenta 700mila imprese con oltre 2,2 milioni di addetti, un esercito di imprenditori e lavoratori. Cosa ne pensa?

“Rispetto all’impianto complessivo della manovra sono convincenti due aspetti: l’attenzione al percorso di sostenibilità della finanza pubblica e l’obiettivo urgente di sostenere il potere di acquisto delle famiglie. Mi riferisco, in particolare, alla previsione di alcune misure come la riduzione della seconda aliquota Irpef, la detassazione degli aumenti contrattuali e il ridisegno dell’ISEE familiare”.

In concreto la manovra taglia due punti di Irpef fino ai 50mila euro di reddito e limita al 10% il prelievo sugli aumenti contrattuali: è un aiuto al ceto medio per consumare di più.

“La direzione è giusta ma ci sono margini di miglioramento. Nell’incontro di qualche giorno fa con il Governo abbiamo ricordato la necessità di innalzare lo scaglione di reddito da 50 a 60mila euro a cui applicare il taglio di due punti di Irpef. Inoltre, di giungere, anche gradualmente, a una detassazione strutturale delle tredicesime. Un principio previsto dalla stessa Legge Delega per la riforma fiscale. La priorità è sostenere i redditi medio-bassi e dare ancora più ossigeno ai consumi, soprattutto in momenti chiave dell’anno”.

A proposito di consumi: il vostro ICC è considerato l’indice più preciso per cogliere la tendenza in atto. Ci anticipa l’ultima rilevazione?

“Il nostro indicatore dei consumi, con un +0,3% a settembre, dopo il pesante calo dell’1,1% di agosto, conferma tutte le difficoltà della domanda interna. Con particolare riferimento al comparto dell’automotive (-2,6%), quello del tempo libero (-1,7%) e poi l’abbigliamento (-0,5%) settore ormai in crisi strutturale”.

I consumi deludenti stanno frenando il Pil: cosa prevedono le vostre proiezioni più aggiornate per 2025 e 2026?

“Nel 2024 l’ economia italiana ha registrato una crescita moderata del Pil (+0,7%), con i consumi poco dinamici nonostante il contributo positivo del turismo straniero che ora rischia di venire ridimensionato dal previsto aumento della tassa di soggiorno. Nel lungo periodo le nostre previsioni evidenziano come, anche quest’anno, avremo ampie aree del Paese con livelli di Pil e di consumi ancora inferiori a quelli del 2007. Le nostre ultime stime indicano comunque una crescita allo 0,6% nel 2025 e 0,9% nel 2026 e consumi, rispettivamente, allo 0,8% e 1,2%”.

Condivide il pensiero di Confindustria, che nella manovra manca la crescita?

“Siamo di fronte ad un quadro coerente con quanto già emerso dal DPFP: una crescita programmatica pari, nel 2026, a quella tendenziale e previsioni molto prudenti anche per il biennio successivo. Va messa in campo, però, più ambizione per la crescita e coerentemente perseguita”.

Ci faccia qualche esempio 

“E indispensabile alleggerire il prelievo fiscale sugli aumenti retributivi che derivano dai rinnovi contrattuali. Ed è ugualmente importante rendere strutturale la maggiorazione del costo del lavoro ammessa in deduzione ai fini Irpef e Ires per i nuovi assunti a tempo indeterminato. Preoccupa, invece, l’archiviazione dell’Ires premiale, una misura che riteniamo vada stabilizzata perché stimola gli investimenti delle imprese in innovazione e occupazione. Meno tasse su chi produce significa più energie per la crescita. Significa restituire fiducia a chi lavora e investe, condizione indispensabile per qualsiasi ripartenza duratura”.

tratto da

Il Giornale,  Marcello Zacchè, 17 ottobre 2025

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